Rituali deserti. Le fotografie di Salvo Alibrio dalla Settimana santa siciliana
Dall’assembramento selvaggio al silenzio. Le fotografie di Salvo Alibrio documentano i cambiamenti, legati all’emergenza, che riguardano anche i riti.
Palazzolo Acreide è un paesino di poco più 8000 anime. Vi domina il barocco ed è, come accade in Sicilia quando i piccoli centri si sono conservati dalla devastazione edilizia della seconda metà del secolo scorso, di una bellezza struggente.
Palazzolo è celebre per due portentose feste religiose: quella di San Paolo a giugno e quella di San Sebastiano ad agosto. Un’esplosione di rumore, sudore e compressione di turisti e massa adorante: all’uscita del fercolo che trasporta il simulacro dei santi si assiste all’apice di un delirio dove il rito si trasforma in un assembramento selvaggio, oggettivamente al limite dell’illegale, ma protetto da una devozione furiosa ‒ e assolutamente pagana ‒ di fronte alla quale le forze dell’ordine chiudono ambedue gli occhi.
Salvo Alibrio (Ragusa, 1988) con le sue foto di questa orgia inebriante, a Palazzolo è il cantore riconosciuto. I suoi bianchi e neri potentissimi sono in grado di restituire in uno scatto movimento ed energia forse più di come qualsiasi immagine in movimento possa fare.
I VUOTI ASSOLUTI
Lo scorso anno Dolce & Gabbana, in cerca di sicilianità ‒ costi quel che costi ‒, gli hanno commissionato la campagna pubblicitaria primavera/estate 2020. Bel lavoro, ma le immagini che Artribune pubblica qui in esclusiva sono altra cosa.
Alibrio ha documentato in questo caso cosa è successo a Palazzolo durante la Settimana santa funestata dal Coronavirus. Helga Marsala di recente proprio qui ha meravigliosamente colto la potenza del linguaggio iconico racchiuso nella mise en scene della benedizione notturna di Francesco I a una Piazza San Pietro deserta.
Il lavoro di Salvio Alibrio sembra ricollegarsi al suo discorso proprio quando ritrae i vuoti assoluti delle cerimonie pasquali. “Noi siciliani abbiamo un legame particolare con la Settimana santa. Basti ricordare la processione degli incappucciati di Enna”, racconta Alibrio. “Si tratta di cerimonie in cui esce fuori lo stesso barrito delle feste di San Paolo o San Sebastiano”.
UN GRANDE CAMBIAMENTO
“Barrito”: mai espressione è parsa più appropriata. Un barrito negato che proprio per questo suo essere prima furioso e ora assente lascia smarrito lo stesso fotografo che lo documenta.
C’è un’immagine tra le altre su cui è impossibile non soffermarsi: un cellulare imbrigliato da un trespolo di fronte all’altare che riprende e trasmette ai cellulari dei parrocchiani la Santa Messa in diretta. Un evento a cui nessuno era preparato, consueto forse solo agli infermi più devoti. C’è da temere che questa come altre nuove – ma non per questo gradite ‒ esperienze del periodo che stiamo vivendo possa diventare una consuetudine di cui non ci libereremo tanto facilmente
‒ Aldo Premoli
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