Ci sono molti modi in cui gli artisti hanno adattato la loro pratica al tempo passato in isolamento. Alcuni fotografi hanno cominciato a documentare la loro quotidianità, altri a fare ritratti alla finestra o dal terrazzo. A New York, Francesca Magnani, che da anni fotografa la strada, ha notato che un elemento architettonico che prima aveva solo una funzione di transito ha acquisito un ruolo più vitale e ha deciso di documentare la cosa nella serie in fieri On the Stoop. Abbiamo chiesto a Francesca di raccontarci il progetto e questo periodo così singolare dal suo osservatorio oltreoceano.
PAROLA A FRANCESCA MAGNANI
Il giorno che il governatore Cuomo ha annunciato la cosiddetta pausa, il lockdown newyorkese, io, che da giorni fotografavo le vie semivuote e l’ansia crescente nelle persone e in me, ho deciso di limitare i viaggi in metropolitana e di soffermarmi invece sul quartiere in cui da qualche mese sto, Boerum Hill a Brooklyn, vicino a Park Slope e quindi Prospect Park. La case tipiche di questa zona sono i brownstone, che appaiono in molti film e sono caratterizzate da un’entrata con dei gradini rialzati, lo stoop (ricorderete la Bed Stuy di Spike Lee in Fa’ la cosa giusta, o più di recente la Motherless Brooklyn di Edward Norton): questo spazio ibrido né dentro né fuori, ovvero sia dentro sia fuori, è spesso d’estate teatro d’incontri, ma in questo contesto di isolamento forzato e distanziamento sociale è servito, al pari del balcone italiano, a rendere il confinamento in casa più dolce, e quindi si sta seduti lì in calzetti o a piedi nudi a discutere, a leggere, a mangiare, a parlare con gli amici, a scrivere al computer, visto che si è quasi tutti in modalità WFH, work from home. Per me che amo camminare fotografando la strada lo stoop è diventato la ribalta su cui vedere delle scene di vita un po’ pubblica e un po’ privata, quasi come se da un salotto emergessero ora all’esterno. Tra parentesi, una curiosità: ho scoperto nei mesi scorsi, grazie a un amico italiano vorace lettore, che il romanzo di Jonathan Lethem La fortezza della solitudine si svolge proprio nel block da cui io sono partita, a Dean Street. Per omaggiare lui e la coincidenza di questo gioco di sponda l’ho acquistato in italiano e con mia grande sorpresa ho visto che il traduttore ha scelto la parola “veranda” per descrivere questi gradini su cui si svolgono gran parte delle avventure del giovane protagonista e dei suoi amici ‒ credo che generazioni di lettori nostrani siano stati portati con gli occhi della mente in qualche città del Sud, magari a New Orleans!
A ogni modo adesso che il lockdown è stato esteso di un altro mese e considerato che la temperatura va salendo, prevedo un uso ancora più fitto dei gradini, anche perché favoriscono la distanza di sicurezza ‒ qui misurata in sei piedi. Per vedere il lavoro mano a mano che lo realizzo potete seguirmi sull’account @magnanina che aggiorno quotidianamente.
‒ Francesca Magnani
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