Action Reaction. Il progetto fotografico pubblico di Alessio Bolzoni per le strade di Milano
Fino al 21 giugno, un percorso di 26 cartelloni pubblicitari si snoda in 16 luoghi della città. Il progetto di Bolzoni mira a restituire una rappresentazione della città in Fase 2, che come un corpo in movimento si espande alla ricerca del proprio spazio. Ecco le immagini
La situazione di lockdown e di entrata contingentata in musei e gallerie ha spinto a guardare con occhi nuovi lo spazio pubblico come possibilità espositiva. È il caso di Language is a virus, allestito per le strade di Stoccolma e organizzato dall’Istituto di Cultura italiana in Svezia. Un’iniziativa analoga viene inaugurata a Milano, dove rimarrà fino al 21 giugno. L’autore è Alessio Bolzoni (Crema, 1979) fotografo riconosciuto a livello internazionale di base a Londra, che ha passato la quarantena nel capoluogo lombardo: al termine dell’isolamento, passeggiando per la città che gradualmente ripartiva, ha avvertito l’esigenza di lanciare un messaggio che rappresentasse la collettività in un momento così delicato. Nasce così Action Reaction. Billboard Project, un percorso strutturato attraverso 26 cartelloni pubblicitari di grande formato, collocati in 16 diversi luoghi di Milano, da viale Forlanini a Corso Lodi, da Piazzale Aquileia a via Carlo Farini. Di seguito, la mappa delle affissioni (la potete trovare anche sul profilo Instagram @alessiobolzoni).
ACTION REACTION, IL PROGETTO DI ALESSIO BOLZONI
Corpi in movimento, ripiegati in posizioni innaturali, sono i soggetti degli scatti di Bolzoni, che come gli abitanti della città tentano di trovare un nuovo slancio dopo aver vissuto un anomalo tempo di stasi; una ricerca che si collega alle sperimentazioni, iniziate nel 2010, sulla rappresentazione della figura umana e del suo modo stare nello spazio. Dietro di loro, lo sfondo è neutro, un richiamo alla tecnica della fotografia commerciale, principale campo di lavoro dell’autore. “Action Reaction di Alessio Bolzoni innesta, in una geometria fotografica espansa, atti performativi attraverso cui i corpi e le identità che le abitano alludono ad atti di contrasto fisico, di tensione muscolare, di peripezie acrobatiche, contrazioni, sbilanciamenti, torsioni, flessioni, cadute e rialzi”, spiega Teresa Macrì, curatrice del progetto. “Sono corpi irrequieti e reattivi, dunque, che nel loro groviglio, avviluppamento, estensione, stiramento e contorsione rimandano, nel loro mood, alle provocanti e memorabili azioni della Performance Art. E, contemporaneamente, nella loro essenza, sono corpi simbolici che sfidano la temperie del tempo, la sua perturbante attualità e la spingono alla reazione in un impulso rigenerativo”.
– Giulia Ronchi
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