Pier Paolo Pasolini: centodieci scatti prima di morire in mostra a Roma
Alla Fondazione Alda Fendi-Esperimenti di Roma, fino al 20 settembre, oltre cento fotografie di Dino Pedriali ritraggono in bianco e nero il poeta eretico e rivoluzionario alcuni giorni prima dell'omicidio al Lido di Ostia nel 1975.
“Prevedo la spoliticizzazione completa dell’Italia: diventeremo un gran corpo senza nervi, senza più riflessi. Lo so: i comitati di quartiere, la partecipazione dei genitori nelle scuole, la politica dal basso… Ma sono tutte iniziative pratiche, utilitaristiche, in definitiva non politiche. La strada maestra, fatta di qualunquismo e di alienante egoismo, è già tracciata. Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà, e come”.
Profeta, narratore sfrontato e controcorrente del suo tempo. Cronista e ritrattista visivo che ha sfidato l’intellettualità borghese diventando, attraverso le immagini, l’artista degli affreschi pittorici trasposti dalla sua penna sul grande schermo. Era un “Ragazzo di vita” Pier Paolo Pasolini (Bologna, 1922 – Lido di Ostia, 1975), regista e scrittore che ha saputo dissacrare l’omologazione culturale contro le credenze popolari e la religione ne Il Vangelo secondo Matteo, anticipando l’attualità.
UN PERCORSO FOTOGRAFICO D’AUTORE
Alla Fondazione Alda Fendi-Esperimenti di Roma, con lo sfondo dell’Arco di Giano ammirabile dall’ultimo piano della galleria capitolina, che cattura in un’istantanea dall’alto il panorama della Città Eterna, la mostra fotografica Ti impediranno di splendere. E tu splendi invece celebra il genio con una collezione privata di 110 scatti in bianco e nero che ritraggono Pier Paolo Pasolini pochi giorni prima dell’assassinio avvenuto sul litorale di Ostia nel 1975.
Aperta al pubblico contingentato lo scorso 6 giugno, l’esposizione è visitabile gratuitamente su prenotazione in gruppi di venti persone al massimo ogni 30 minuti circa, dal martedì alla domenica fino al prossimo 20 settembre, e sottolinea il volto, l’espressività oltre l’estro creativo, del poeta nato a Bologna. Uno dei più eclettici e poliedrici artisti italiani che ha custodito gelosamente la sua visione lirica ed ellenica. Le foto sono di Dino Pedriali e la curatela del percorso espositivo è affidata al direttore artistico della galleria “Rhinoceros” Raffaele Curi, che spiega: “Madame Blavatsky emana la prima rudimentale filosofia dell’evoluzione psichica apparsa nel mondo moderno, negli stessi anni in cui Freud, Pavlov e James iniziano la teorizzazione del pensiero mentale. Istinto della teosofia, dell’extrasensoriale e scientificità della psicanalisi. Pasolini, partendo dagli eterni paradigmi della tragedia greca, annusa le variazioni sensoriali, quasi spiritiche, e ne realizza una a sé stante dove il ‘senso di colpa’ si fa schema di un punto di incontro tra Einstein e il Tao, la teoria delle masse e Heisenberg, il Buddha e il Vangelo. Questi acuti scatti di Dino Pedriali con un Pasolini fotografato la notte prima del più misterioso, politico omicidio (il più sibillino del secolo scorso) ritornano ogni volta in mente quando si parla del poeta scomodo, del politico scomodo, dello scandalo scomodo”.
PASOLINI, IL POETA “ERETICO E RIVOLUZIONARIO”
L’“eretico e corsaro” che ha spogliato i versi di un linguaggio artefatto e lo ha messo a nudo. “La mia è una visione apocalittica. Ma se accanto a essa e all’angoscia che la produce, non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, il pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui, tra voi, a parlare”, diceva Pasolini.
Il vate della drammaturgica teatralità di Medea con Maria Callas, e di quella “classica” vendetta tradotta per il cinema nel 1969, che poco tempo prima di morire sul Corriere della Sera regalava parole pregne di speranza: “Ti impediranno di splendere, e tu splendi invece”, riferendosi alla sparizione delle lucciole come a un’assenza irreparabile di cultura e sovranità popolare che non trovavano più quella luce propria e personale per brillare nell’oscurità politica ed economica che avvolgeva lo Stivale. Era il primo febbraio, il suo corpo senza vita sarebbe stato ritrovato qualche mese dopo sul Lido laziale, il 2 novembre del ‘75.
“I centodieci scatti di Dino Pedriali a Pier Paolo Pasolini, nei giorni precedenti il suo omicidio, sono tra le cose più importanti della mia collezione. Un nome forse troppo dimenticato quello di Pasolini, oggi in atmosfere plumbee e asettiche, sottilmente variegate di un’Italia che si arrende e partecipa a un disamore epidemico e irrisolto” ‒ spiega Alda Fendi. “Tutti vorremmo che fosse ancora tra noi come castigatore virile e incandescente di un popolo ormai senza occasioni di riscatto, afflitto da un endemico ‘non ritorno’”.
PASOLINI, “RAGAZZO DI VITA” E PROFETA DELLA CONTEMPORANEITÀ
Pasolini è immortalato a Sabaudia e nella sua dimora di Chia a Soriano nel Cimino, non distante da Viterbo, in scene della quotidianità mentre scrive o passeggia su un marciapiede. Pensieroso, in primo piano come se fosse inquadrato dalla cinepresa, con gli occhiali scuri e una semplice camicia. Assorto nella spiritualità della lettura. Mistico e laico. In mostra la riproduzione della pagina del Corriere con il celebre testo sul “vuoto del potere”, rinominato “l’articolo delle lucciole”, in cui Pasolini fa sua la figura retorica e metaforica della loro scomparsa per instillare nel lettore l’analogia con il mancato sviluppo della democrazia nel Bel Paese. Quindici immagini inedite lo raffigurano svestito e rappresentato come un’antica statua, peculiarità dell’obiettivo di Dino Pedriali che nel 2004, durante la sua retrospettiva Nudi e Ritratti ‒ Fotografie dal 1974/2003, venne definito dal critico Peter Weiermair “il Caravaggio della fotografia del Novecento”, forse uno dei primi esempi nostrani di street photography grazie ai soggetti colti nella realistica bellezza, spontaneità e naturalezza per strada en plein air.
All’entrata dello spazio di via dei Cerchi l’installazione d’arte di Curi Sono tornate le lucciole accoglie il visitatore, mente l’osservatore può ascoltare le note dei titoli di testa del celebre film Edipo re del 1967: protagonisti sul set gli attori Franco Citti, Silvana Mangano, Alida Valli, Ninetto Davoli, Carmelo Bene e Julian Beck. Preso per mano dalla voce narrante fuori campo di Pier Paolo Pasolini, in una promenade storica impreziosita da rarità, servizi e documentari, tratti dalle Teche Rai, sul suo variegato mondo professionale e sull’uccisione che ha lasciato un vuoto incolmabile nel firmamento della cultura. Una lacuna riempita dalla sua eredità artistica, una sorta di “Bibbia” della memoria, tra pellicole d’autore e manoscritti che appassionano ancora le nuove generazioni. Il fascino di un mito che, dal romanzo Ragazzi di vita del 1955 sino alla metà degli Anni Settanta, ha infranto regole, pregiudizi, codici estetici e convenzioni sociali, abbattendo la rigidità degli stereotipi di un’epoca che non c’è più. Ma che sembra essere riapparsa all’orizzonte della contemporaneità.
‒ Gustavo Marco P. Cipolla
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