Forzare il paesaggio. Le fotografie di Silvia Camporesi a Roma
z2o Sara Zanin Gallery di Roma presenta la personale di Silvia Camporesi, a cura di Angel Moya Garcia. Tre luoghi del Bel Paese sono analizzati e indagati secondo il potenziale illusorio della fotografia, svelando l’insolita meraviglia che li incornicia in quel sottile limbo tra realtà e finzione.
Cosa hanno in comune un paese fantasma, un’isola artificiale e un piccolo comune in assenza di sole? A unirli sono le alterazioni forzate del paesaggio, immortalate negli scatti illusori di Silvia Camporesi (Forlì, 1973), i quali evidenziano “la meraviglia, lo stupore o la leggenda che i tratti inusuali degli stessi hanno provocato nel tempo”, scrive il curatore Angel Moya Garcia nel suo testo critico, Fare luce.
Ci si muove lenti nella mostra, approdando subito sulla deserta isola delle Rose, per poi spostarsi sul fianco di un monte dove uno specchio di 40 metri quadrati segue e riflette il sole illuminando un paesino a valle, destinato a 83 giorni di buio. I raggi riflessi si trasformano in netti contrasti di luci e ombre, catturati dall’artista in scatti intensi. Infine, ci si immerge nelle acque di un lago artificiale, in un’atmosfera sospesa e ovattata, come quella che invade il paese di Fabbriche di Careggine, abbandonato dal 1947.
‒ Valentina Muzi
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