Fotografare l’Etna. Il progetto di Giulia De Marchi
Ispirato a “A Tour Through Sicily and Malta: In a Series of Letters to William Beckford” of Patrick Brydone, "Vulcano" racconta, attraverso fotografie digitali e analogiche, il vulcano Etna. A parlarne è l’autrice del progetto, Giulia De Marchi.
Se visiti la Sicilia non puoi esimerti dal visitare il vulcano. L’Etna è, come tutti i vulcani attivi, ma forse anche di più per la sua maestosità, l’incontro tra bianco e nero. Paradiso e Inferno, bellezza e terrore.
E solo coloro che hanno almeno una finestra con vista sull’Etna si possono rendere davvero conto di una situazione primordiale: oggi siamo qui perché ce lo permette. In questo posto incantevole a cui basta poco, pochissimo per ribaltare tutto. La gente del luogo e ancor di più i visitatori sono piccolissimi, così li ho voluti rappresentare. Come delle nullità curiose di colori, odori e sensazioni di una terra che ribolle dall’interno.
L’ETNA E L’UOMO
Più di ogni altra mia fotografia, qui l’elemento umano è davvero una sagoma, una figura che gironzola. Li vedo iniziare la loro camminata con il presupposto di compiere un viaggio mistico, magari poi per finire a discutere di cose di tutti i giorni. Non è forse questo che consegue un momento di spiritualità? Calarsi nel quotidiano mentre si fanno osservazioni sul clima e sul panorama? Allo stesso modo mi immagino gli abitanti, gli stessi che hanno almeno una finestra sull’Etna, riflettere su quelle sagome che gironzolano, considerandoli forse un po’ ingenui, a trovarsi lì e a pensare a chissà cosa. Ma alla fine dei conti non fa differenza se i pensieri in gioco sono profondi, mistici o futili. Importa solo del vulcano con la terra nera e rovente.
I RIMANDI A PATRICK BRYDONE
“Ci sono dei luoghi che senza dubbio si possono dire di più incantevoli della terra, e se l’Etna di dentro somiglia all’inferno, si può dire a ragione che di fuori somigli al paradiso.
È curioso pensare che questo monte riunisce in sé tutte le bellezze e tutti gli orrori, in una parola quanto di più opposto e dissimile esiste in natura. Qui si può osservare una voragine che un tempo ha eruttato torrenti di fuoco verdeggiare ora delle piante più belle, trasformata da oggetto di terrore in motivo di delizia. Qui si possono cogliere i frutti più squisiti nati su quella che fino a poco fa non era che roccia arida e nera. Qui il suolo è ricoperto di tutti i fiori immaginabili, e noi stessi ci aggiriamo in un mondo di meraviglia e contempliamo questo intrico di dolcezza senza pensare che sotto i nostri piedi c’è l’inferno con tutti i suoi terrori, e che soltanto poche iarde ci separano da laghi di fuoco liquido e di zolfo” (Patrick Brydone, A Tour Through Sicily and Malta: In a Series of Letters to William Beckford).
‒ Giulia De Marchi
http://giuliademarchi.com/vulcano
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