L’estate italiana 2020 nelle fotografie di Massimo Vitali
Il leporello realizzato da Massimo Vitali riunisce le fotografie scattate durante l’estate 2020 in Italia. Fra smania di libertà e lo spettro di una nuova chiusura.
Estate 2020. Un momento che pochi di quelli che lo hanno vissuto riusciranno a dimenticare. Per mesi ci hanno preparato proponendoci spiagge divise da plexiglas, ombrelloni a grande distanza l’uno dall’altro. Insomma una sorta di incubo mentre ce lo raccontavano. Ma così non è andata e uno dei più intelligenti fotografi italiani, che da molti anni propone immagini di assembramenti, nelle spiagge, nei parchi, delle discoteche, Massimo Vitali (Como, 1944), ha continuato a lavorare con la stessa metodologia di sempre. Senza alcuna intenzione documentaria. La vita continua e anche il suo lavoro con le solite procedure. Una sorta di palafitta a qualche metro dalla costa dove Vitali si apposta, in una specie di birdwatching al contrario. Le spiagge, per ovvi motivi, sono quasi tutte vicine al luogo dove l’artista vive, Lucca, ma non solo.
IL LEPORELLO E LA FOTOGRAFIA
Vitali ci ha abituati ai grandi libri come l’ultimo edito da Steidl, formato album. Questa volta ci stupisce con una pubblicazione particolare, una sorta di libro d’artista, un leporello di grandi dimensioni. Il leporello, con un nome di sapore mozartiano, è un libro creato da un’unica striscia di carta o cartoncino ripiegata su se stessa a “fisarmonica”.
Un oggetto amato da certa fotografia, come quella del giapponese Shohachi Kimura, che nel 1954 dà vita a The Neighborhood of Ginza, al quale forse Ed Ruscha ha guardato con una certa attenzione. Ma anche gli artisti se ne sono serviti, come Lucio Fontana che ne ha creato uno tutto d’oro, Concetto spaziale.
IL LEPORELLO DI MASSIMO VITALI
Quello di Vitali, tirato in 200 copie più alcune prove d’artista, è stampato benissimo, e una volta aperto può essere posto su una base come se si trattasse di un piccolo Stonehenge regolare. I paesaggi che Vitali guarda con occhio entomologico, per certi versi algido, l’umanità, i dettagli, gli ombrelloni, non sono mutati rispetto a quelli del passato. Tutto è nitido, l’artista è un regista che osserva. La scena pare preparata, ma non lo è. Siamo di fronte a dei frame. Con il leporello l’allure cinematografica del lavoro di Vitali è esaltata, lo spettatore entra perfettamente nelle sequenze di mondi diversi, che, tuttavia, si somigliano.
È un’Italia alla quale sono state aperte le porte da pochi giorni, ma dietro l’angolo c’è lo spettro di un’altra chiusura.
Nelle sue immagini, tuttavia, non vi è traccia del fantasma del Covid. Nessun riferimento drammatico aleggia in questo lavoro, in cui la luce ci porta a osservare, a conoscere a entrare in quei luoghi, dove ognuno recita la sua parte nella pièce esistenziale in una sorta di cristallizzata sospensione temporale. Ma forse il titolo, No Country for Old Men, tra Cormac McCarthy e i fratelli Coen, è un non tanto velato riferimento alle situazione diffusa?
‒ Angela Madesani
https://www.massimovitali.com/leporello-2020/
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