Muore a 86 anni Paolo Ferrari, il fotoreporter che raccontò la strage di Bologna del 1980
Considerato il decano dei fotoreporter della sua città, Paolo Ferrari raccontò di Bologna decenni di storia e cronaca, oltre ad aver lavorato anche nel mondo del cinema insieme al regista Pupi Avati
È morto a 86 anni dopo una lunga malattia Paolo Ferrari, fotoreporter che dagli anni Settanta ai Duemila ha raccontato attraverso i suoi scatti personaggi, fatti, luci e ombre della sua città, Bologna. A lui si devono le immagini che hanno accompagnato la cronaca bolognese, tra tutti la strage del 2 agosto 1980; ma Ferrari ha lavorato anche nel mondo del cinema, collaborando con il regista Pupi Avati. Il fotografo nel 2015 aveva donato il suo archivio – oltre 2 milioni di immagini – a Genus Bononiae. Musei nella Città di Bologna.
PAOLO FERRARI. UNA VITA PER LA FOTOGRAFIA
Nato a Bologna nel 1934, dopo un periodo di studio alla Columbia University negli Stati Uniti Ferrari negli anni Sessanta inizia a fotografare con una fotocamera 6×6 Rolleicord acquistata a rate. All’inizio degli anni Settanta, dà vita alla società “FN” insieme a Luigi Nasalvi, con cui condivide la passione per il jazz. Ed è proprio nell’ambiente musicale che Ferrari conosce il regista Pupi Avati, con cui poi lavorerà in diversi film, tra cui Balsamus, l’uomo di Satana e Thomas e gli indemoniati. A Ferrari e Avati è legato inoltre un particolare aneddoto: il fotografo presentò al regista l’attrice Mariangela Melato. Paolo Ferrari è considerato il decano dei fotoreporter della sua città, di cui ha immortalato tutti gli eventi importanti: il 2 agosto 1980, giorno della strage, “dovevo essere in stazione per un servizio sulle vacanze”, raccontava Ferrari. E invece la sua macchina fotografica ha catturato le macerie del tragico evento, e nei giorni seguenti i feriti e i morti negli ospedali. Ferrari ha inoltre collaborato con Qui Bologna, Carlino Sera, II Resto del Carlino, ed è stato inoltre corrispondente per Associated Press.
PAOLO FERRARI DONA IL SUO ARCHIVIO A BONONIAE. MUSEI NELLA CITTÀ DI BOLOGNA
Nel 2015 Ferrari decide di donare il proprio archivio di circa 2 milioni di immagini a Genus Bononiae. Musei nella Città di Bologna, a condizione che l’Archivio restasse nel suo studio di una vita, in via Marsala a Bologna. Una scelta dettata anche dall’amicizia che lo legava al Presidente di Genus Bononiae Fabio Roversi Monaco. “Di Paolo Ferrari conservo un ricordo bello, perdurante: la nostra amicizia iniziò negli anni Settanta per poi consolidarsi nei decenni successivi”, racconta il Presidente di Genus Bononiae Fabio Roversi-Monaco. “Un grande professionista, con un profondo amore per la sua città, testimoniato dal dono che volle fare del suo Archivio a Genus Bononiae, dal quale provengono gli scatti che oggi si possono ammirare nella mostra “Criminis Imago” a Santa Maria della Vita. Un’iniziativa che sta avendo un grande successo di pubblico, a testimonianza della straordinaria qualità delle immagini. E sono certo che ancora in futuro l’Archivio Ferrari saprà offrire a Genus Bononiae materiale per realizzare iniziative analoghe, in grado di offrirci rinnovate visuali sulla storia della nostra città, sulle sue luci e le sue ombre. Paolo non ci ha lasciati: il suo spirito più autentico rimane con noi attraverso le fotografie del suo Archivio, e il suo sguardo sulla storia che ci ha consegnato”, spiega Marco Baldassari, Responsabile dell’Archivio Ferrari. “La sua essenza più profonda resta in quella poderosa mole di scatti – un milione e mezzo, dagli anni Sessanta ai primi anni Duemila – che ha voluto generosamente donare a Genus Bononiae, nell’Archivio che porta il suo nome, all’interno del suo studio di via Marsala in cui ha lavorato per decenni e nel quale ha voluto si svolgesse, per mantenerlo vivo e vitale, il lavoro di conservazione e archiviazione”.
– Desirée Maida
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