Storie di vita in un volto. La fotografia di Giovanni Gastel a Roma
Il fotografo milanese Giovanni Gastel è protagonista, al MAXXI di Roma, della mostra dedicata a quaranta anni di incontri, in oltre 200 ritratti che vanno al di là dell’idea di fotografia e completano il concetto di immagine. Indagando la complessità umana.
Baudelaire aveva trovato nella capigliatura femminile la sintesi di un emisfero. Giovanni Gastel (Milano, 1955) va persino oltre e fa del volto la sintesi di un universo individuale che rappresenta l’unicità nella varietà. Il volto è il libro dell’anima, racchiude una storia fisica e umana e, non casualmente, nell’antica Cina i medici furono anche i primi “indovini”, avendo capito, dopo secoli di osservazioni, che nello sguardo, nella forma del mento, in una piega della pelle, si leggono i disturbi del corpi, ma anche la storia di una personalità.
Su questi fondamenti il ritratto fotografico si pone come una particolare espressione artistica, poetica biografia di forme, ombre e luci, che fissa sulla pellicola quella luce dell’anima attraverso la quale il soggetto parla di sé, delle sue ambizioni e angosce, dei suoi dubbi e spavalderie, mettendosi a nudo davanti all’osservatore. La fotografia di Gastel ha un profondo afflato teatrale, riflette con pochi tratti quella che è la “gran giostra della vita”, ne mostra gli splendori ma, in controluce, ne lascia intuire anche le miserie e le difficoltà, ed esprime un’intensità tanto intima da comunicare una certa qual commozione.
LA FOTOGRAFIA DI GASTEL E L’EMPATIA
Gastel riesce a stabilire un rapporto umano con i propri soggetti, entra con loro in sintonia attraverso l’obiettivo della macchina fotografica, e questa alchimia la si avverte guardando scatti che hanno il sapore dell’intimità, di una conversazione fra amici, di un incrociarsi di sguardi che si studiano a vicenda, di sorrisi che si aprono a rivelare un’inattesa complicità.
Forattini, Ettore Sottsass, Germano Celant, Mimmo Jodice, Monica Bellucci, Miriam Leone sono solo alcuni dei protagonisti degli oltre 200 ritratti in mostra, personalità della cultura ma soprattutto persone con le quali Gastel ha instaurato un dialogo diretto e dalle quali ha imparato qualcosa. Come afferma lo stesso fotografo: “La mia è una ricerca che alimenta il mio vivere, il mio sentire, la mia arte. Fotografare è una necessità e non un lavoro. Rendere eterno un ‘incontro’ tra due anime mi incanta e mi fa sentire parte di un tutto che si rinnova continuamente nello sguardo di chi legge e comprende le mie opere”.
I VOLTI FOTOGRAFATI DA GASTEL
Ritraendo personaggi famosi, Gastel non omaggia la fama in sé, ma indagando attentamente i volti degli interessati cerca, riuscendoci con buona approssimazione, di spiegare perché queste persone sono diventate celebri, qual è la forza morale che li ha portati a raggiungere determinati traguardi. La mostra è un viaggio in un ideale salotto artistico-intellettuale (che l’allestimento trasforma in una quadreria d’altri tempi), dove, potendo anche non essere d’accordo con idee e atteggiamenti degli “ospiti”, si ha comunque modo di incontrare e conoscere, almeno in parte, storie di impegno, di idee, di sogni, di talenti e di tenacia, “scritte” in questi volti che il bianco e nero fa sembrare altrettanti busti della classicità.
Alcuni ritratti a colori, invece, rompono la continuità e creano un piacevole diversivo estetico, senza venire meno alla profondità espressiva. In un’epoca come la nostra, ormai assuefatta all’immagine nella sua forma più banale e superficiale, che ha toccato “l’apice” con il famigerato selfie, Gastel offre al pubblico immagini dal sapore letterario, con una profondità che va oltre la forma, facendo riscoprire il gusto della contemplazione e dell’indagine.
‒ Niccolò Lucarelli
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