SI FEST compie 30 anni. Intervista al direttore
A settembre andrà in scena la 30esima edizione di SI FEST a Savignano sul Rubicone e a dirigerla sarà Denis Curti. Abbiamo parlato con lui della storia e del futuro del festival.
Nato come Portfolio in piazza nel 1992, con la direzione di Lanfranco Colombo, ideatore del format, quest’anno quello che è poi diventato SI FEST compie trent’anni. Direttore di questa particolare edizione, che inaugura a settembre, è il curatore e organizzatore, assai noto in ambito fotografico, Denis Curti, che lo aveva già diretto tra il 2000 e il 2005 per poi tornare nel 2019. Il festival, un’iniziativa del Comune di Savignano sul Rubicone, in collaborazione con l’Associazione Savignano Immagini, promosso e sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna, con il patrocinio del Comune di Rimini, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita – Università degli studi di Bologna, è nato in un periodo assai diverso da quello attuale, ma ugualmente di crisi: era il 1992, in piena Tangentopoli.
“Nei giorni in cui la prima edizione inaugurava a Savignano, a Capaci veniva ucciso Giovanni Falcone. Tra le mostre che quest’anno il festival proporrà ce ne sarà una con le prime pagine dei giornali dal 1992 a oggi. Per ogni anno verrà scelto un fatto saliente e contemporaneamente faremo vedere delle foto di backstage che hanno a che fare con la preparazione del festival di quel particolare anno”, afferma Curti.
INTERVISTA A DENIS CURTI
Ci puoi anticipare qualcosa riguardo all’edizione di quest’anno?
Ci saranno dodici mostre con grandi autori italiani e stranieri. Sarà una grande festa della fotografia per questo importante compleanno.
È il festival di fotografia più longevo in Italia. Il titolo di questa importante edizione è FUTURA. I domani della fotografia. Ci puoi spiegare il perché di questa scelta?
In questo momento si parla solo della pandemia, noi vogliamo parlare del futuro della fotografia, ma soprattutto della Terra. Affronteremo temi riguardanti la salvaguardia dell’ambiente. Inoltre le varie amministrazioni che si sono succedute hanno individuato nella fotografia una possibilità di dialogo con il territorio. La fotografia, per questa amministrazione, è il vero landmark della città. Vogliamo parlare del futuro, non celebrare i successi del passato, che pure ci sono stati. Abbiamo lavorato insieme ad alcuni compagni di viaggio, che formano la rete Fotofestival, Reggio Emilia, Lodi, Cortona, Lucca. Tutti insieme abbiamo proposto una mostra che si intitolerà Reset, un ragionamento sulla rigenerazione urbana vista dalla fotografia attraverso una open call. Con questo progetto abbiamo vinto anche il bando del MIC. L’unico gesto nostalgico e affettivo è il recupero della prima mostra del festival, dedicata a Mario Vidor.
Un momento importante del festival è costituito dalla lettura dei portfolio, un’occasione di incontro e di scoperta che ne ha fatto la storia. Molti aspettano questa occasione.
Quest’anno durante il festival ci saranno le letture di portfolio arricchite dalla presenza dei direttori degli altri Fotofestival. Offriamo quasi 15mila euro di borse di studio per i giovani fotografi. Ci saranno le librerie in piazza, una mostra dedicata alla fotografia al femminile, attraverso un gemellaggio con la Biennale della fotografia femminile di Mantova, che farà una mostra in piazza. Infatti, in quei giorni la piazza cambierà nome e si chiamerà Piazza delle donne.
STORIA E FUTURO DI SI FEST
Cosa è cambiato in tal senso nel corso degli anni?
Nel corso degli anni sono cambiate molte cose: prima il festival vedeva la presenza di un pubblico specializzato. Oggi il pubblico è molto più eterogeneo, ci sono moltissimi giovani, che arrivano dalle Accademie, dalle Università. I cittadini del territorio circostante sono interessati, indipendentemente dal fatto che siano appassionati di fotografia o meno, perché finalmente la fotografia appartiene a tutti. Abbiamo un pubblico variegato che chiede di vedere le mostre in una dimensione più sociale, etica, non esclusivamente estetica.
SI FEST è un momento importante non solo per la fotografia dei professionisti, ma anche per tanti fotoamatori. Ci piacerebbe che tu, forte di una grande esperienza in tal senso, analizzassi con noi il panorama dell’attuale fotografia italiana.
Mi sento di dire che è un momento particolare, anche per la pandemia che stiamo vivendo.
Sono positivo, vedo che le aste di fotografia stanno funzionando benissimo, che c’è una richiesta continua di contenuti. Prima i magazine erano il principale punto di riferimento per i fotografi, oggi non lo sono più. Sono subentrate le aziende, le istituzioni e si è aperto un mercato della fotografia anche in termini commerciali e contemporaneamente un mercato artistico che non è mai stato così grande.
‒ Angela Madesani
ha collaborato Francesca De Matteis
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