Tra nostalgia e morte. La fotografa Alberta Zallone a Bari
La contemplazione di Thanatos, della rovina, dell’annullamento, l’inesorabilità della perdita e la nostalgia come “dolore per la vicinanza del lontano”: sono i temi centrali della poetica di Alberta Zallone. La fotografa pugliese espone ritratti dello Château de La Salle, un castello abbandonato del XIX secolo, in Borgogna, nella personale al Museo Nuova Era a Bari.
È un’atmosfera cupa e rarefatta quella che avvolge lo Château de La Salle, in Borgogna, un castello abbandonato e depredato, che Alberta Zallone esplora, attraverso il linguaggio fotografico, nella personale También se muere el mar – Muore anche il mare, a cura di Rosemarie Sansonetti e Annamaria Traversa, inaugurata al Museo Nuova Era a Bari, nel cuore della città vecchia.
L’artista barese, che nella sua poetica ha già sperimentato il tema della perdita dopo la scomparsa della sorella maggiore, scandaglia i sentieri della nostalgia, termine che secondo l’etimologia greca indica “il dolore del ritorno”, in perfetta sintonia con la definizione di Heidegger: “La nostalgia è il dolore per la vicinanza del lontano”, contenuta nel saggio Chi è lo Zarathustra di Nietzsche. Ed è proprio l’impossibilità di allontanare il passato, dunque la sua vicinanza, a generare in Zallone ‒ che trae il titolo della mostra da un verso dello straziante Lamento per Ignacio di García Lorca ‒ la contemplazione di Thanatos, dell’annullamento, della rovina senza ritorno.
LA FOTOGRAFIA DI ALBERTA ZALLONE
Non a caso la scelta dell’artista ricade sul castello di La Salle, costruito in stile neogotico alla fine del XIX secolo e abitato fino all’ultima guerra, poi depredato e abbandonato. L’obiettivo di Zallone si concentra, dunque, sulle stanze vuote e spoglie, tra stemmi nobiliari sparsi, lembi pendenti di carta da parati, vecchie tende. Particolarmente intense risultano le foto che ritraggono due poltrone antiche, maestose, ma segnate dall’inesorabilità del tempo, libri senza valore dimenticati in una biblioteca, finestroni avvolti dal mistero, seminterrati e corridoi tetri e angoscianti.
‒ Cecilia Pavone
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati