Morto il fotografo Carlo Orsi. Ha raccontato la sua Milano in bianco e nero
Promotore culturale, fotografo, giornalista. Scompare a 80 anni una figura poliedrica con il cuore sempre rivolto all’ascolto della sua Milano.
Era nato a Milano nel 1941, Carlo Orsi, città alla quale ha dedicato tanto del suo lavoro. Muove i primi passi come assistente di Ugo Mulas, poi l’esordio da reportagista inviato nel nostro Paese e nel mondo per riviste come Panorama, Il Mondo e Oggi.
CHI ERA CARLO ORSI
Figura poliedrica, Orsi ha lavorato con il mondo della moda e della pubblicità, realizzando campagne per Perla, Ducati, Omsa e molti altri ancora, ma non si sottrae a collaborazioni con il mondo dell’arte realizzando pubblicazioni su Arnaldo Pomodoro, di cui cura l’immagine dal 1984, e con Jannis Kounellis, o ancora Un treno del sud. È del 1965, invece, la pubblicazione del libro su Milano con Dino Buzzati, poi ripubblicato più tardi con i testi di Aldo Nove, una iniziativa editoriale ormai mitologica realizzata insieme a Giulia Pirelli per i tipi di Bruno Alfieri. Indimenticabile la copertina con il “ghisa” vestito di bianco vestito, colto nella posa non marziale di chi, finita una giornata di lavoro, si appoggia mollemente mentre aspetta il treno alla fermata del duomo. Sempre a Milano è dedicata la rivista Città fondata con gli amici di una vita nel 1997, per raccontare i luoghi, ma anche l’invisibile, con la fotografia.
LA CITTÀ: LA GENESI
“Al bar di Piazza Morbegno. Con Carlo Orsi fotografo, grande fotografo e splendida persona. Si discute del più e del meno, della situazione della incidenza della fotografia in rapporto alla società. La cosa preme molto a Carlo che vede un uso distorto dell’immagine fotografica come supporto al testo. Lui è convinto che la fotografia, come nella grande tradizione di Life e della prima Epoca, possa più incisivamente del testo raccontare fatti, situazioni, costume nel loro evolversi nel corso del tempo. Sua era stata la pubblicazione di un meraviglioso, introvabile libro, negli anni ’60. Sulla città di Milano vista dalla ossessiva ombra del grattacielo Pirelli alla nebbiosa giornata di pioggia del Festival dell’Unità, il viaggio attraverso una città nel momento drammatico della sua ricostruzione e modernizzazione. Poi arriva l’idea. Perché non pubblicare una rivista di grande formato, solo fotografica, una rivista che illustri attraverso il punto di vista di grandi fotografi la realtà complessa della città. Città/Milano è il nome della rivista”. L’obiettivo della rivista, spiega Gianfranco Pardi, tra gli ideatori della rivista e autore di questo testo è indagare attraverso capitoli monografici, la realtà contemporanea di Milano – cultura, scienza, lavoro, università, immigrazione -un ritratto a tutto tondo volto a costruire una vera narrazione identitaria della città, senza idealizzarla. A dare il via, una redazione composta da Orsi, sua moglie Silvana Beretta, Emilio Tadini, lo stesso Pardi, Giorgio Terruzzi. “Il lavoro appare da subito immane, forse superiore alle nostre risorse, ma si va avanti. Vengono pubblicati 10 numeri. Quando la rivista cessa la pubblicazione per motivi economici rimane un archivio immenso di materiale fotografico che illustra la vita della città con amore e partecipazione”.
LA FINE DEL XX SECOLO
Nell’ultimo numero, pubblicato nel 2001, ci sono gli scatti di Ferdinando Scianna, di Mario De Biasi. Epocale il numero 7 che racconta la fine del XX secolo, con il cuore rivolto a Milano, ovviamente. Scrive Guido Vergani:“Città” affronta questa difficile operazione della memoria storica attorno a Milano, ai nostri “vecchi”, alle nostre radici, a noi stessi, con un viaggio nel secolo milanese attraverso più di cento fotografie, accompagnate da una cronologia, anno per anno, di fatti, personaggi, avvenimenti della cronaca, della politica, della cultura, dello sport, della vita cittadina. È una carrellata della memoria, un non zuccheroso “com’eravamo” perchè ognuno di noi, ricordando, rinnovi il senso della propria appartenenza. Un racconto milanese che ognuno potrà leggere con il proprio sentimento. Alberto Savinio l’avrebbe intitolato “Ascolto il tuo cuore città”. Un’operazione che andrebbe recuperata e guardata con grande attenzione con gli occhi di oggi, proprio a partire da una città come Milano che ha affrontato delle importanti e strutturali trasformazioni. Milano ascolta ancora il suo cuore?
LE MOSTRE
L’esordio di Carlo Orsi è a Bergamo, nel 1984, con una mostra a cura di Mario Botta, intitolata 30 +1 ritratti fotografici. Nel 1987, invece, è a Gibellina con gli scatti che documentano l’opera di Arnaldo Pomodoro. Negli anni espone in numerosi ed eterogenei spazi, dalla galleria di Philippe Daverio allo Studio Marconi, da Pitti Immagine all’iconico bar Jamaica, faro per gli artisti in quegli anni e frequentato da sempre, dalla Galleria Antonia Jannone a Raffaella De Chirico a Torino, con No photoshop, un titolo che dice già tutto.
–Santa Nastro
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