Perché è importante tornare a osservare le fotografie di Sebastião Salgado
La sua nuova mostra fotografica Amazônia, al MAXXI di Roma e curata dalla moglie Lélia, riporta al centro le istanze dello Youth4Climate e della Cop26 di novembre
Entrare nella foresta per salvarla. Ecco perché occorre tornare a vedere il celebre fotografo Sebastião Salgado (Aimorés, 1944) in mostra al MAXXI di Roma con la grande personale Amazônia. Quella di Salgado e Lélia, compagna di vita nonché curatrice della mostra e direttrice insieme a lui dell’agenzia di stampa fotografica Amazonas Images, è ormai una missione di vita. Ogni fotografia venduta, ogni data del tour mondiale (sponsorizzato da Zurich), ogni libro stampato – incluso quello appena prodotto da Contrasto – è un passo più vicino alla salvezza delle 190 comunità indigene del grande polmone verde. Gli oltre 200 scatti a forte contrasto bicromo, collezionati nel corso di quasi 50 spedizioni e visibili al MAXXI fino a febbraio 2022, mostrano i volti e le vite dei membri di 12 diverse tribù. Le fotografie, su volere di Lélia, sono accompagnate da una colonna sonora ispirata ai suoni della natura di Jean-Michel Jarre e da un allestimento che ne valorizza il portato empatico e spirituale.“Ho sognato l’allestimento fatto in questo modo, e ho dovuto realizzarlo”, racconta Lélia. “Sono molte immagini, e non era semplice far emergere tutta la potenza di un tema che ci sta così a cuore. Ho fatto in modo che i visitatori entrassero nella foresta, incontrandone gli abitanti, e che fossero accolti nelle loro case. Anche grazie all’esigua illuminazione la luce sembra emergere dalle fotografie, e la foresta risulta viva”.
I PROGETTI DI SALGADO PER LA COP26
“Il 25% del territorio amazzone è protetto dalla costituzione – il risultato di una lotta di antropologi, sociologi e studiosi – e un altro 25% è sotto la protezione dell’Istituto per l’Ambiente”, spiega Salgado, che accostandosi alla natura si è anche riavvicinato alla fotografia dopo i duri anni da fotogiornalista. Nei quasi dieci anni passati nella foresta è stato affiancato da un team scientifico e tecnico e dalla fondazione brasiliana FUNAI, interlocutrice di primo piano per la conversione dell’Amazzonia e la protezione degli Indios– nonostante oggi, dice con amarezza il fotografo, sia diretta da un commissario invece che da uno scienziato per colpa della miopia del governo di Bolsonaro. L’affiancamento con questi enti è del tutto spirituale: non ci sono finanziamenti esterni. “Vendo ai collezionisti e ai musei come nessun altro artista, e con quei proventi Lélia e io abbiamo finanziato le 48 spedizioni da 15 persone ciascuna, spingendoci dove nessun occidentale era stato prima”, dice il fotografo brasiliano spiegando in sostanza come mai le sue personali siano così frequenti e tuttavia necessarie. “Le immagini in mostra”, racconta ancora Salgado, “coprono l’82% del territorio amazzone, cioè i territori ancora sani. Mentre i nativi americani e canadesi vivono in campi di concentramento, e quelli australiani sono marginalizzati, il Brasile è un’eccezione. Abbiamo la maggiore riserva del mondo”. Una grande soddisfazione. Ma non ci si può sedere sugli allori: “Nostro figlio lavora con una delle associazioni che mediano i rapporti con gli Indios, stiamo lavorando insieme a lui per far accreditare alcuni membri indigeni nella delegazione brasiliana alla Cop26”,racconta, riferendosi alla Conferenza delle Nazioni Unite per il Clima che si terrà il prossimo novembre a Glasgow, in Scozia. “Abbiamo avuto contatti con il principe Alberto di Monaco e con Macron per fare posto nelle loro delegazioni. Gli uomini e soprattutto le donne dell’Amazzonia hanno una chiara cognizione di essere i custodi di una tradizione e di una cultura immensa. Io e Lélia vogliamo che siano rappresentati e vi chiediamo di schierarci con noi”.
LA MILITANZA DEL MAXXI NELLE PAROLE DI GIOVANNA MELANDRI
L’invito della coppia, in concomitanza con gli appuntamenti italiani per la lotta alla crisi climatica, lo Youth4Climate e la Pre-Cop26, non è caduto a vuoto. “Ne parlavamo già negli anni Novanta di come l’Amazzonia sia in pericolo: in vista di Cop26 è ora di invertire la rotta”, enfatizza Giovanna Melandri, attivissima presidente del MAXXI, cogliendo la sfida della personale. “La potenza del progetto di Salgado è che non mostra una Amazzonia ferita ma la bellezza di un Eden in Terra, che – invertendo il mito biblico – esiste ancora e va custodito. La mostra è un vero e proprio manifesto politico, che noi del MAXXI siamo contenti di raccogliere come istituzione militante”, dice Melandri, che ricorda come il Museo avesse già ospitato Salgado e Wim Wenders per la proiezione del documentario Il Sale della Terra sulle opere e la vita del fotografo nel 2014. E infine aggiunge, senza timore di impegnarsi: “Ascolteremo e daremo voce al dibattito che accompagnerà la Cop26, e io chiedo ufficialmente al Ministero della Transizione Ecologica e a Roberto Cingolani di accogliere una delegazione di donne Indie a Glasgow”.
– Giulia Giaume
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