Bologna. Alla Biennale Foto/Industria si parla di food
Decimo anno e quinta edizione per la Biennale Foto/Industria di Bologna, imperniata sulla Fondazione MAST. Quest'anno il tema è il cibo
Cibo come linguaggio, cultura, politica, scienza e molto altro. In un momento storico e culturale come il nostro, durante il quale a questo tema si dedicano trasmissioni televisive, pagine di giornali, di riviste, milioni di fotografie “likate e linkate” sui social, che propongono pietanze e ricette, il tema della V Biennale di Fotografia dell’Industria e del Lavoro, curata da Francesco Zanot, si rivela particolarmente interessante.
TRA GLI STILL LIFE DI JAN GROOVER E LA FABBRICA DI CIOCCOLATO DI HANS FINSLER
La mostra propone materiali che attraversano parte della storia della fotografia e della ricerca fotografica dalla prima parte del Novecento ai nostri giorni, con alcune interessanti riproposte, così per il lavoro dell’americana Jan Groover, scomparsa una decina di anni fa, i cui raffinati still life sono strettamente legati a una dimensione pittorica. Nel suo lavoro il cibo è solo uno degli attori delle raffinate messinscena in cui si indaga la relazione tra gli oggetti e lo spazio.
Ancora una volta legato alla storia dell’arte, al mondo di Heinrich Wölfflin, con il quale aveva studiato, è il lavoro dello svizzero Hans Finsler (1891-1972). Si tratta di una mostra dedicata a una Schokoladenfabrik del 1928, una fabbrica di cioccolato, realizzata con la collaborazione della Fondazione Rolla, in cui sono evidenti i canoni dell’oggettività, di cui Finsler è stato uno strenuo propugnatore.
DALLE TONNARE DI HERBERT LIST ALLA VALSESIA DI MAURIZIO MONTAGNA
Di grande forza espressiva è il lavoro di Herbert List sulle tonnare di Favignana, drammatico e doloroso, ma ugualmente poetico, in stretto dialogo con la cornice che lo ospita, lo straordinario Palazzo Fava.
Appositamente realizzato per l’occasione è Fisheye, il particolare lavoro di Maurizio Montagna. Un lavoro di studio, collocato all’interno della Collezione di Zoologia dell’Università. Oggetto è la trasformazione della Valsesia, partendo dalla sua relazione con la pesca.
LA PALESTINA DI VIVIEN SANSOUR E LA SOFISTICATEZZA DI ANDO GILARDI
Tra i lavori più mirati quello della palestinese Vivien Sansour, Palestine Heirloom Seed Library, realizzato in collaborazione con un’équipe scientifica. Si tratta di un’operazione che si sviluppa attraverso linguaggi di diversa natura, atta alla salvaguardia e allo studio di alcune antiche varietà di semi del territorio. Il tutto in collaborazione con la gente del luogo, un popolo particolarmente vessato nel corso degli anni, dalle guerre e dalle intolleranze. Un’operazione in cui cibo, politica, scienza sono poste in uno stimolante rapporto, teso non solo a un’indagine storico-scientifica, ma anche alla protezione di unità viventi di storia e cultura, messe a repentaglio nel corso degli anni.
Considerato il tema proposto, non poteva mancare una delle figure più particolari del mondo della fotografia e della cultura antropologica italiana, Ando Gilardi, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita. Saggista, raccoglitore raffinato e bizzarro, di materiali legati al tema dell’alimentazione, ma anche fotografo colto, al di fuori di facili collocazioni di tendenze e movimenti.
– Angela Madesani
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