Mougins ha una lunga tradizione di legami con il mondo dell’arte e della fotografia. Il villaggio arroccato a forma di chiocciola su una collina fra Cannes e Grasse è il luogo dove Pablo Picasso trascorse gli ultimi dodici anni della sua vita, a partire dal 1961 e dove morì nel 1973.
Il Mas Notre-Dame-de-Vie, la residenza dell’artista in quel periodo, venne vissuto come un luogo protettivo – Picasso voleva fuggire dalla troppo affollata Cannes – e fonte di ispirazione creativa. Uno stato di semi-reclusione volontaria gli permise di lavorare a centinaia di progetti. Alcune delle opere più note dell’ultimo periodo sono nate a Mougins. La ronde de la jeunesse e Femme assise dans un fauteuil noir (Jacqueline), solo per citarne un paio.
MOUGINS E GLI ARTISTI
Prima di Picasso, la villa fu a lungo proprietà di Benjamin Seymour Guinness che l’aveva acquistata nel 1925 quando era una fattoria di campagna, trasformandola in una dimora di lusso. È qui che Winston Churchill trascorse parecchi periodi ospite dei Guinness, dedicandosi alla sua passione preferita, la pittura. Lo stesso Picasso, come altri artisti, frequentava la dimora e fu colpito dalla bellezza del luogo, fino ad arrivare alla decisione di acquistare la proprietà da Loel, il figlio di Benjamin Guinness. D’altra parte Mougins ha attratto l’attenzione di molti altri artisti, da Jean Cocteau a Fernand Léger, da Man Ray a Francis Picabia, oltre a stilisti come Christian Dior e Yves Saint-Laurent.
Una testa monumentale di Picasso alta 2,40 metri – Pablo, opera di Gabriël Sterk ‒ è stata sistemata all’ingresso di Mougins nel 2018 per celebrare i 45 anni dalla morte dell’artista e simboleggiare il forte legame con uno dei protagonisti dell’arte del XX secolo, a cui il villaggio deve molta della sua fama.
E ogni anno, nella stagione estiva, le strade del centro storico si riempiono di opere d’arte. L’estate scorsa sono stati i grandi animali scolpiti da Davide Rivalta a sorprendere i visitatori. Fin dal 1986, l’amministrazione comunale ha avviato un progetto per valorizzare lo straordinario fondo fotografico di André Villers (1930-2016), anche lui vissuto a lungo nel paese, che a partire dagli Anni Cinquanta frequentò assiduamente l’artista spagnolo e il Mas Notre-Dame-de-Vie, ritraendolo in celebri pose a torso nudo o intento alla creazione di un’opera, o ancora nell’intimità della vita quotidiana. Scatti iconici che formano un corpus di oltre 300 fotografie e che, fino al 2019, sono state visibili, insieme a opere di Lucien Clergue e altri grandi della fotografia, nel Musée de la photographie André Villers alla Porte Sarrazine.
IL NUOVO CENTRE DE LA PHOTOGRAPHIE
Per dar seguito a questa vocazione, il Comune ha avviato nel 2017 un nuovo e più ambizioso progetto che ha portato alla realizzazione e alla inaugurazione nel luglio scorso del Centre de la photographie, ricavato dal recupero dell’antico presbiterio. Un nuovo spazio dedicato alla valorizzazione della fotografia contemporanea, al sostegno alla creatività e ai giovani artisti.
Il progetto, affidato a Griesmar Architectes, in associazione con l’Atelier Gabrielli Architecture e Agence HA, ha rispettato il contesto dell’intervento, un centro storico di impianto medievale con le tipiche caratteristiche dell’urbanistica tradizionale mediterranea. L’impatto è stato minimale sulla facciata, salvo la cornice metallica e la grafica che segnalano anche al visitatore più distratto questo inserto di contemporaneità.
La mostra d’apertura, dedicata alla fotografa spagnola Isabel Muñoz, è stata indicativa del percorso che il direttore artistico François Cheval (dal 1996 al 2016 direttore del Museo Nicéphore Niépce a Chalon-sur-Saône e co-fondatore e co-direttore del Museum of photography di Lianzhou, in Cina) e la direttrice Yasmine Chemali (dal 2014 al 2020 responsabile delle collezioni d’arte moderna e contemporanea del Museo Sursock di Beirut) intendono seguire a Mougins.
LA MOSTRA DI ROVA E CARUANA
La seconda esposizione, L’amour toujours (fino al 30 gennaio 2022), mette al centro altre due fotografe, Jenny Rova e Natasha Caruana. Entrambe presentano delle serie fotografiche che raccontano esperienze personali e familiari sui temi dell’amore, dei sentimenti, del desiderio.
Jenny Rova (Svezia, 1972), alla prima esposizione personale in Francia, attraverso quattro serie, presenta le sue riflessioni sulle relazioni amorose. Separata, ma ancora in contatto con il suo ex compagno, lo segue sui social, dove scopre il nuovo universo relazionale dell’uomo da cui lei è ormai esclusa. L’autrice si interroga su come rappresentare fotograficamente questa situazione.
Natasha Caruana (Gran Bretagna, 1983) propone serie che riflettono sul rapporto eterosessuale, la durata dei legami, la complessità delle situazioni, i tradimenti. Nella prima, The Other Woman, indaga la vita di donne sposate che sperimentano legami sentimentali o sessuali al di fuori del matrimonio. Riflessioni, non scevre da humour squisitamente britannico, che si sviluppano anche nella serie Married Man.
‒ Dario Bragaglia
https://centrephotographiemougins.com/
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