Sport e ironia nelle fotografie di Martin Parr a Torino
Il Centro Italiano per la Fotografia di Torino ha appena inaugurato la mostra che ripercorre il legame tra lo sport e il fotografo britannico Martin Parr. Nel segno dell’ironia
Lo sport è il protagonista assoluto della mostra che Camera ‒ Centro Italiano per la Fotografia di Torino dedica a un’icona della visione contemporanea come Martin Parr (Epsom, 1952). Circa 150 scatti raccontano il percorso creativo del fotografo inglese, dagli Anni Ottanta a oggi, filtrato attraverso un tema, quello sportivo, più che mai d’attualità nel mese di novembre che vedrà il capoluogo piemontese ospitare le Nitto ATP Finals di tennis.
“L’attenzione del mio lavoro” – ha raccontato in collegamento Martin Parr – “è concentrata sugli spettatori dei grandi eventi sportivi, più che sui gesti dei campioni. Mi interessa maggiormente qualcuno che mangia un burger o va in bagno piuttosto che l’aspetto atletico, cerco i fatti marginali”. Poi, confermando la sua anima pop e aperta al nuovo, si è detto compiaciuto dei 600mila follower su Instagram: “I social mi hanno permesso di far conoscere il mio lavoro a un pubblico diverso e molto più ampio, con cui interagisco”.
LA MOSTRA DI PARR A TORINO
L’esposizione torinese, allestita fino al 13 febbraio, nasce da una sinergia fra Camera, Magnum Photos e Lavazza. “La collaborazione con Magnum è iniziata sei anni fa fin dal nostro evento inaugurale che avevamo intitolato non a caso ‘L’Italia di Magnum’”, ricorda Walter Guadagnini, direttore di Camera e curatore della mostra insieme a Monica Poggi. E Francesca Lavazza, Board Member di Lavazza Group, sottolinea che “l’incontro con Martin Parr è avvenuto nel 2008 per un progetto che raccontava la colazione degli Italiani, dove lo sguardo ironico, il suo modo veloce di scattare ha saputo cogliere dal vero pregi e difetti dell’italianità. Poi, vista la collaborazione del Gruppo Lavazza con il mondo del tennis, nel 2014 abbiamo chiesto a Parr di seguire i quattro tornei del Grande Slam e lo ha fatto per cinque anni regalandoci storie intime e particolari, bellissime nella loro unicità, leggerezza e sincerità”.
Le fotografie dedicate al tennis delle sale 5 e 6 costituiscono in effetti il cuore della mostra, sottolineato dall’allestimento che riproduce un vero campo da tennis circondato da wallpaper di grandi dimensioni. Il pubblico è ritratto festante sugli spalti mentre su un’altra parete i fotografi professionisti sono intenti a riprendere i campioni in azione. Un’autentica spettacolarizzazione della mostra, con un allestimento scenografico che trasporta i visitatori nel vivo di un match, riproponendo le atmosfere di Wimbledon o del Roland Garros, degli Australian Open o degli US Open.
LA CARRIERA DI PARR IN 150 SCATTI
La mostra inizia con la sala Prologue dedicata a un Martin Parr meno conosciuto, quello degli scatti in bianco e nero degli esordi. Diciotto immagini che ci catapultano all’inizio degli Anni Ottanta in Irlanda, dove Parr allora viveva. Corse di cavalli sulle spiagge sabbiose dell’isola, poi adepti dei Tai Chi a Shanghai, giocatori di cricket a Darjeeling, in India. “All’epoca il bianco e nero era d’obbligo per qualsiasi fotografo che volesse essere rispettato” – puntualizza Parr con un filo di ironia British. “Ma da quando nel 1982 sono ritornato in Inghilterra ho iniziato a fotografare a colori e non sono più tornato indietro”.
Nasce quel tipo di inquadratura e di illuminazione che diventerà il tratto stilistico più riconoscibile del fotografo, con il ricorso all’uso dei flash e la ricerca della saturazione tipica dell’immagine analogica. Nella sala 2, All around the world, troviamo alcune immagini iconiche, come Kleine Scheidegg, Switzerland del 1994, con l’espositore di cartoline sulla pista da sci a dividere i due sciatori. “C’è una parte di me che vuole essere accessibile, non voglio far parte di un’élite” – ha chiarito Parr. “Mi fa molto piacere che le mie fotografie siano esposte al Pompidou o alla Tate, ma provo altrettanto piacere, ad esempio, nell’organizzare una mostra al circolo dei lavoratori di Cardiff”.
DAI CAVALLI ALLA SPIAGGIA
Altre sale e sezioni della rassegna sono dedicate a momenti molto britannici, come le corse di cavalli con tutto il loro corollario di dress code improbabili e bizzarri. Il titolo della sala, A day at the races, richiama il celebre film del 1937 dei fratelli Marx. E anche la sezione successiva, Fever Pitch, strizza l’occhio al cinema, in particolare al film di David Evans del 1997 tratto dal romanzo di Nick Hornby (in italiano Febbre a 90°) dove, anche nelle fotografie, protagonisti sono i tifosi di calcio con le loro coreografie, il modo eccessivo di esultare.
La mostra si conclude con immagini scattate in un altro luogo che è sempre stato una delle maggiori fonti di ispirazione per Parr: la spiaggia. Life’s a beach propone alcuni degli scatti più conosciuti del fotografo, dove la vita dei bagnanti è colta con la consueta ironia, sia nei momenti di relax sia quando l’attività sportiva diventa un semplice divertimento.
IL LIBRO TARGATO PHAIDON
La mostra presso Camera coincide con la pubblicazione di Match Point. Tennis by Martin Parr, per i tipi di Phaidon, che raccoglie 85 fotografie fra le più recenti, con una selezione di scatti inediti. Sono frutto del lavoro che dal 2014 Parr ha svolto negli ambienti del Grande Slam documentando la vita dentro e fuori dal campo. L’introduzione al libro, pubblicato in collaborazione con Lavazza, è di Sabina Jaskot-Gill, curatrice di fotografia alla National Portrait Gallery di Londra.
– Dario Bragaglia
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