Il progetto d’artista che segue le migrazioni degli oggetti in Europa

Il concetto di migrazione delle persone e delle cose è alla base di “Europe Archive”, il nuovo progetto di Erik Kessels e Thomas Mailaender. Un archivio su ruote in viaggio per l’Europa per ricostruire la memoria collettiva del continente. Ce ne parla in esclusiva Erik Kessels

Gli oggetti che ci accompagnano durante la nostra vita si muovono con noi nelle nostre case, nei nostri trasferimenti, o senza di noi quando decidiamo di regalarli ad altri membri della famiglia o metterli in un magazzino finché decidiamo di disfarcene definitivamente e vanno a finire in un negozio dell’usato o un mercatino delle pulci.
Questo accadeva almeno fino a quando la globalizzazione e internet non hanno cambiato persino i flussi migratori degli oggetti. Con il declino dei mercati delle pulci è diminuita anche la possibilità di quegli incontri casuali con gli oggetti e con i ricordi a loro legati. I mercati dell’usato sono il filtro della storia, raccolgono i resti del passato offrendo loro una nuova possibilità di vita e ridistribuzione. Ma i mercatini rurali in tutta Europa si stanno estinguendo, e con essi il loro legame unico con ciò che è stato.
In questa collaborazione Mailaender e Kessels hanno come missione quella di ricreare una memoria collettiva dell’Europa assemblando immagini e oggetti raccolti in tutto il continente europeo. Il progetto Europe Archive è incentrato su un container per spedizioni che è stato trasformato in un’unità di stoccaggio climatizzata, completa di scaffali, montata su un camion dorato che seguirà il viaggio di Erik Kessels e Thomas Mailaender in tutta Europa alla ricerca di nuovi oggetti da aggiungere alla collezione esistente e visitabile online.

Erik Kessels & Thomas Mailaender

Erik Kessels & Thomas Mailaender

CHI SONO GLI AUTORI DI EUROPE ARCHIVE

Thomas Mailaender (Marsiglia, 1979) ed Erik Kessels (Roermond, 1966) sono entrambi artisti di fama internazionale che si sono affermati come riferimento principale e indiscusso nel campo della “riappropriazione”. Invece di creare nuove immagini, per la maggior parte dei loro progetti riuniscono oggetti e fotografie preesistenti e li riutilizzano in un nuovo contesto.
Sono artisti senza macchina fotografica: nella loro pratica la fotografia è un elemento bell’e pronto da catalogare e ricontestualizzare. Entrambi sono molto interessati all’atto performativo e all’interazione delle loro installazioni. Hanno esposto tra gli altri negli spazi di MoMA, Tate Modern, V&A, Palais de Tokyo e Forum NRW.

Erik Kessels & Thomas Mailaender, Europe Archive, 2021. Postal Stamp of Hitler’s Defaced with Ink

Erik Kessels & Thomas Mailaender, Europe Archive, 2021. Postal Stamp of Hitler’s Defaced with Ink

INTERVISTA A ERIK KESSELS

Puoi parlarci dell’idea di migrazione degli oggetti in relazione al tuo progetto?
È ormai noto a tutti il tema della migrazione che stiamo vivendo in Europa, migrazioni di persone dai Paesi extraeuropei verso l’Europa e anche all’interno degli stessi Paesi europei.
Ma sia io che Mailaender, con cui sto portando avanti questo progetto, siamo particolarmente affascinati dalla migrazione degli oggetti. Per esempio, oggetti che erano predominanti nella cultura di un Paese stanno scomparendo da lì e si spostano in altri Paesi.
Con questo archivio vogliamo marcare questo particolare momento storico e costruire una sorta di ritratto di ogni Paese collezionando circa cento oggetti per ciascuno.

In un certo senso il viaggio attraverso l’Europa di questo archivio su ruote al vostro seguito mima il movimento delle cose.
Sì. Abbiamo cominciato circa un anno e mezzo fa e ovviamente con la pandemia non abbiamo potuto viaggiare con il camion e il progetto è lontano dall’essere finito. Forse ci vorranno ancora un paio d’anni perché sia completo, ma sta crescendo anche metaforicamente.

Quali sono i criteri che devono rispettare gli oggetti per essere inseriti nell’archivio?
Certamente ha a che fare con il gusto personale. Non stiamo parlando di oggetti come souvenir, ma di oggetti che una volta erano fatti a mano o assemblati da oggetti preesistenti per essere usati per un altro scopo, ad esempio. In generale sono oggetti che raccontano qualcosa della cultura di quel particolare Paese.
In Belgio abbiamo trovato una specie di scultura che riproduce una casa, fatta con una pentola e delle posate. Questo è un bell’oggetto da trovare perché può avere a che fare con una certa tradizione dadaista in Belgio. O cose che sono state riparate, che è nella cultura di alcuni Paesi più che in altri, come i Paesi dell’Europa dell’Est. O anche oggetti che hanno un collegamento con i conflitti. Per esempio, in Germania abbiamo trovato dei francobolli del periodo della Seconda Guerra Mondiale. I personaggi rappresentati sul francobollo sono stati cancellati inchiostrandoli in segno di protesta.

Erik Kessels & Thomas Mailaender, Europe Archive, 2021. Kitchen Utensil Sculpture Resembling A House

Erik Kessels & Thomas Mailaender, Europe Archive, 2021. Kitchen Utensil Sculpture Resembling A House

OGGETTI E MEMORIA

La memoria collettiva ha a che fare con l’identità culturale, che è a tutt’oggi una questione aperta in Europa, perché molti Paesi ancora faticano a ritrovarsi in una identità comune. È un’idea originale cercare una memoria collettiva europea con un approccio dal basso, dagli oggetti di uso comune di scarso valore nei mercati dell’usato e non come di solito viene proposto attraverso l’esperienza comune dei grandi eventi storici.
Questo è un bel modo di vederla. Letteralmente dal basso perché cerchiamo queste cose anche nelle discariche. La maggior parte delle volte si tratta di oggetti molto economici, ma che raccontano una storia e lasciano delle tracce della cultura o del viaggio che hanno compiuto o delle persone a cui sono appartenuti. Come un oggetto che ho trovato in Sicilia, un pezzo di legno sul quale erano attaccate un gran numero di posate. Veniva da una bottega nei paraggi. Ho trovato la bottega e rintracciato la famiglia di quest’artigiano che mi ha spiegato che l’oggetto era una sorta di espositore fatto per mostrare i modelli di posate che si potevano comprare nel suo negozio. A volte l’oggetto in sé può non essere così speciale, ma è la storia che c’è dietro a renderlo interessante.

Questo potrebbe diventare un progetto a lungo termine molto ambizioso e dagli sviluppi aperti.
Il progetto sta crescendo e si sta sviluppando diversamente da come era stato programmato. A causa della pandemia alcuni eventi non si sono verificati, ma organizzeremo un evento in Germania quest’anno e poi in Ungheria, dove ci sarà un Città europea della Cultura nel 2023.

Lucilla Loiotile

https://europearchive.eu/
https://www.erikkessels.com
http://www.thomasmailaender.com

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Lucilla Loiotile

Lucilla Loiotile

Vive a Roma. Ha studiato fotografia presso l’Accademia Fotografica di Roma. Negli ultimi anni cerca di applicare la Sociologia Visuale come metodo di indagine sociologica alla sua ricerca fotografica sulla fruizione degli spazi urbani.

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