Ad Ancona la mostra fotografica su Frida Kahlo
I grandi nomi dell’obiettivo si incontrano alla Mole Vanvitelliana di Ancona attraverso gli scatti che immortalano i frammenti più sereni dell’esistenza di Frida Kahlo
“Le cicatrici sono aperture attraverso le quali un essere entra nella solitudine dell’altro”.
È una vita eccezionalmente Vissuta quella immortalata in oltre cento scatti da alcuni dei più grandi maestri della fotografia del primo Novecento, che ritraggono Frida Kahlo (Coyoacán, 1907-1954) nei momenti più felici della sua esistenza, accanto agli amici e al compagno di vita Diego Rivera, mentre dipinge o si mette in posa.
FRIDA KAHLO E LA FOTOGRAFIA
Stampe vintage, di formati differenti, esposte a parete su pannelli monocromatici con brevi note didascaliche introducono il visitatore all’interno del percorso espositivo allestito presso la Mole Vanvitelliana di Ancona. L’itinerario si apre con le immagini dei protagonisti della rivoluzione messicana degli Anni Dieci, da Pancho Villa a Emiliano Zapata, e procede con gli scatti di Guillermo Kahlo, giunto in Messico nel 1891 per realizzare, su incarico del governo austriaco, una serie documentaria sulle chiese coloniali e barocche del Paese. Frida, ritratta dal padre durante l’età dell’infanzia e della giovinezza, appare avere già una grande confidenza e naturalezza verso la macchina fotografica, fissando disinvolta e sicura il suo interlocutore. Si susseguono poi come in un album di ricordi le fotografie scattate da Leo Matiz, Imogen Cunningham, Edward Weston, Lucienne Bloch, Bernard Silberstein, Manuel e Lola Alvarez Bravo e Nickolas Muray, dove a colpire e ipnotizzare sono gli occhi, profondamente espressivi e penetranti, che raccontano di umori, passioni e inquietudini.
Non si trovano le immagini crude che ricordano gli aspetti più soffrenti della sua esistenza, ma solo rappresentazioni di una donna libera ed emancipata, dalla personalità vitale e indomita, circondata da persone familiari e gioiose. La si vede raffigurata per lo più in abiti tradizionali e popolari, quale segno tangibile della sua identità e appartenenza alla cultura e società messicana: vestiti lunghi e colorati, mantelle vivaci, orecchini, collane e anelli dal gusto squisitamente tribale. Estrose e fiorite sono le acconciature, come quando posa con un centrino in testa, mentre copre i capelli, raccolti sotto un foulard, in uscita da una chiesa a Coyoacán nel 1937 a favore dell’obiettivo di Fritz Henle.
LA MOSTRA SU FRIDA KAHLO AD ANCONA
Icona di bellezza anticonformista, ribadisce non solo la propria unicità ma rifiuta anche ogni forma di convenzione sociale. Ironica e sensuale, è una interprete straordinaria di un linguaggio nuovo e potente, una portatrice appassionata di ideali e di brama di vita. Una Frida solare e vitale, visceralmente legata alla sua gente, come quando si intrattiene con un venditore locale di tessuti, quegli “uomini dalla pelle scura e dall’infinita eleganza delle forme”, come lei stessa era solita definirli.
Amante della natura e degli animali, immersa nel verde dei prati immortalata accanto a un daino, è potente e ammaliante nei gesti e nelle movenze. Fotografata nel suo studio, al lavoro su una tela, a una mostra o con i suoi amici, come Lev Trotsky e gli artisti Lionel Reiss ed Emmy Lou Packard, traspare ogni volta magnetica e vera. Gli spezzoni di quotidiano, intimi e singolari, che la ritraggono ne consegnano una narrazione chiara e sincera. In diversi scatti è insieme al marito Diego Rivera, cui la legava un sodalizio artistico e una struggente e tormentata storia d’amore, fatta di tradimenti, separazioni e seconde nozze.
Un mosaico di momenti e di emozioni che testimoniano un’esistenza ricca di esperienze e di incontri. Un viaggio empaticamente coinvolgente alla scoperta di una Frida privata e inedita.
‒ Silvia Papa
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