Il fotografo-filosofo Hans Georg Berger in mostra a Milano

Il grande fotografo, filosofo e scrittore tedesco Hans Georg Berger è alla sua prima mostra personale italiana. Più di trenta scatti in bianco e nero nella Galleria 29 Arts in Progress di Milano raccontano una carriera straordinaria e una illuminante apertura nei confronti del mondo e dell’altro

La fotografia come necessità, come forma di dialogo e di comprensione del mondo: l’universo fotografico di Hans Georg Berger (Treviri, 1951) è filosofico, di una grandissima delicatezza e di una inevitabile nostalgia. La grana grossa delle oltre trenta fotografie in mostra alla Galleria 29 Arts in Progress di Milano ‒ un dono della stampa ai sali d’argento e della carta baritata ‒ acuisce questa sensazione di sconfinata e mistica ricerca della verità, di desiderio di intimità e al contempo di placida rassegnazione di non poter abbracciare tutto il reale.
Berger ci prova comunque: “Seguo l’intuito”, spiega, “sempre con riflessione e meditazione. Non c’è una sola fotografia, qui, che possa essere chiamata snapshot”.

Hans Georg Berger. Exhibition view at 29 Arts in Progress, Milano 2022

Hans Georg Berger. Exhibition view at 29 Arts in Progress, Milano 2022

LE FOTOGRAFIE DI HANS GEORG BERGER IN MOSTRA A MILANO

Lo sguardo dell’autore, filosofo ed esperto di studi sulle religioni, è caratterizzato da una grande calma e da un rispetto che non è la distanza ideale teorizzata da Capa ma un lento avvicinamento umano al proprio interlocutore. Questo emerge con sorprendente chiarezza nei lavori connessi agli anni di studio e lavoro nel Sud Est asiatico, in qualità di artista e professore universitario, per cui ha sottoposto il suo sguardo a una sistematica decolonizzazione: “È un’opera di de-costruzione, così come la intendeva Foucault: ho cercato di applicare un metodo filosofico alla fotografia”, racconta Berger ad Artribune.
Un’attitudine che contrasta con la velocità imposta da internet e dalle sempre nuove macchine digitali: “Fare una fotografia è… molto facile. La questione è dov’è il punto, dove questi scatti hanno un significato che va oltre il ricordo personale. Stando a un collega giapponese, nel mondo vengono scattate due miliardi di immagini al minuto. Miliardi! Agli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bangkok ho detto il primo giorno: ‘Dovete arrivare a un punto per cui ogni scatto è necessario, ha una ragione’. Per me questa ragione è la condivisione, il dialogo”. Un ponte, insomma, per parlare di antropologia e arte, ed entrare nel profondamente umano: così ha assistito ‒ dopo settimane di preparazione ‒ ai privatissimi riti di vestizione dei monaci del Laos e alla cerimonia d’elezione del piccolo Naga buddista (tutto in mostra a Milano), così ha ridato vita al cavalletto di Balthus e condiviso una profonda intimità con persone d’ogni latitudine, grazie anche a una vicinanza spirituale con il proprio apparecchio fotografico.

Hans Georg Berger. Exhibition view at 29 Arts in Progress, Milano 2022

Hans Georg Berger. Exhibition view at 29 Arts in Progress, Milano 2022

LA RIFLESSIONE SULL’IO DI HANS GEORG BERGER

La mostra ‒ accompagnata da un volume prezioso realizzato con il MUSEC di Lugano, nato da una grande mostra voluta dal direttore Francesco Paolo Campione ‒ è la prima retrospettiva italiana dedicata al fotografo, scrittore e filosofo. Sono cinquant’anni che Berger legge la realtà, anche grazie a esperienze straordinarie come l’apertura di un circolo di intellettuali sull’Eremo di Santa Caterina, all’isola d’Elba, o il sodalizio con lo scrittore e fotografo Hervé Guibert: con lui ha realizzato il meraviglioso Un amor photographique, in cui non è ben chiaro chi riprenda chi, con mani e piedi che spuntano dall’inquadratura creando una fertile confusione. “Abbiamo studiato cosa fosse veramente il ritratto ‒ un tema di cui sembrava essere stato detto tutto ‒ e cosa fosse l’autore, dove finisse uno e cominciasse l’altro: abbiamo confuso i piani”. La ridiscussione del sé appare come una fondamentale necessità oggi, ancora più di ieri. Ci troviamo nel pieno dell’iper-saturazione dell’io: “È importante fare un passo indietro, guardare cosa dicono gli altri. Credo che abbiamo portato avanti troppo, nella nostra civilizzazione, il concetto dell’io. Basta pensare al Buddismo, in cui l’io è completamente negato: ci sono solo continui cambiamenti. Questa pretesa che l’io sia certo e immutabile è una forzatura culturale incredibile che ci fa male. È utile guardare diverse Weltanschauung, come hanno fatto anche i grandi mistici del passato, inclusi quelli cristiani, anche per non farsi strumentalizzare”. Allora come trova posto in un universo in costante movimento la cristallizzazione dell’istante in una fotografia, e perché ci emoziona? “È un enorme mistero. A questo ancora non ho trovato risposta”, afferma Berger sorridendo.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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