Pechino 2008. Com’era appena prima delle Olimpiadi
Il fotografo di architettura Aurélien Chen commenta tre serie di scatti da lui realizzate nel 2008, quando la Cina si preparava ai Giochi Olimpici estivi. In un clima ben diverso da quello che ha accompagnato i Giochi invernali 2022
Ritorno a quell’anno folle che è stato il 2008. La Cina si prepara ad accogliere i Giochi Olimpici estivi. Presto il mondo intero affluirà a Pechino e la città prepara un avvenimento straordinario. Mentre gli operai si affaccendano a costruire il sito olimpico, gli edifici iconici sorgono dalla terra; diventeranno rapidamente dei landmark urbani e dei simboli cittadini. La Cina si appresta ad accogliere il mondo intero e a mostrargli la sua potenza e la sua capacità di organizzare un evento di quest’ampiezza.
Mentre Pechino accoglie i Giochi Olimpici invernali, la pandemia e il contesto geopolitico rendono l’edizione del 2022 un’edizione radicalmente diversa da quella del 2008. Non si ritrova né la stessa frenesia, né la stessa eccitazione, né l’incredibile dinamismo che hanno caratterizzato l’edizione del 2008 e che hanno partecipato alla metamorfosi di Pechino.
LA CINA E LE OLIMPIADI IERI E OGGI
Sono trascorsi soltanto quattordici anni dal 2008. Quando nel 2019 ho ritrovato nei miei archivi questi scatti, ne scaturiva un senso di nostalgia, come se già fossero testimoni di un’altra epoca. In un decennio, le infrastrutture olimpiche sono state integrate nella città e partecipano della sua identità, o almeno ne sono divenuti dei simboli; la Cina era cambiata. Ma tra il 2019 e il 2022, il mondo intero e non soltanto la Cina sono radicalmente cambiati: la pandemia di Covid-19 ha sconvolto l’equilibrio mondiale, i Paesi e i loro abitanti si sono dovuti rinchiudere, si sono chiusi.
Pechino è la prima città nella storia dei Giochi Olimpici ad aver accolto i Giochi estivi e quelli invernali, e questo nell’arco di pochi anni. Quando rivedo questi scatti risalenti al 2008 e osservo il contesto nel quale si svolgono i Giochi del 2022, vengo colto da un sentimento di nostalgia. La Cina e il mondo intero sono così cambiati. Lo stesso evento, nella stessa città; ma non c’è più quella ingenuità, quell’entusiasmo o quella speranza nel futuro. Lo slogan olimpico nel 2008 era “Un mondo, un sogno“; nel 2022 è “Insieme verso il futuro“. Due slogan molto simili ma con un retrogusto assai differente.
LE SERIE FOTOGRAFICHE DI AURÉLIEN CHEN
La prima serie di fotografie, Sul cantiere del sito olimpico, è un documentario grezzo dall’interno del cantiere, a testimonianza dell’ampiezza del progetto.
La seconda serie, Dall’altro lato delle barricate, testimonia la costruzione del sito olimpico dall’esterno, dalla città. Si può cogliere l’eccitazione dei pechinesi, così curiosi da cercare con ogni mezzo di intravedere il sito olimpico, da fotografarsi di fronte a questi futuri monumenti di orgoglio nazionale. Nello stesso tempo, la città circostante non ha ancora subito la metamorfosi, creando in tal modo un momento effimero nel corso del quale la città e i suoi stili di vita tradizionali coabitano con il futuro. La gente del quartiere continua a passeggiare, a piedi, in bici, fa volare gli aquiloni; sullo sfondo, i futuri edifici iconici della città si ergono, si svelano.
La terza serie documenta la nascita e la costruzione dei due primi edifici iconici di Pechino: la torre CCTV di OMA (Rem Koolhaas, Ole Scheeren) e l’Opera di Pechino (NCPA) di Paul Andreu. Queste fotografie illustrano l’istante della vita della città in cui gli stili di vita tradizionali dialogano in contrasto con il futuro e la modernità.
– Aurélien Chen
(traduzione dal francese di Marco Enrico Giacomelli)
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