Rileggere Dante attraverso la fotografia. La mostra di Jacopo Valentini a Bologna
Dante, certo, ma anche Federico Zuccari, Alberto Martini e Pier Paolo Pasolini: sono tanti i rimandi che emergono dalla ricerca di Jacopo Valentini e dalla sua mostra al Museo Civico Medievale di Bologna. Nel segno del Sommo Poeta
È un cammino tra le opere di arte antica del bellissimo Museo Civico Medievale di Bologna e quelle di uno dei più interessanti giovani artisti contemporanei italiani, che utilizzano la fotografia come strumento per la loro ricerca. Stiamo parlando di una mostra carica di rimandi storici, letterari, paesaggistici, con un titolo che potrebbe spaventare il popolo del mordi e fuggi, Concerning Dante ‒ Autonomous Cell, a cura di Carlo Sala, allestita nel museo bolognese.
L’attenzione è d’obbligo per cogliere le sfumature, i rimandi poetici, paesaggistici e non solo.
Quello che ci ha stupiti, visitando la mostra stanza per stanza, accompagnati dall’artista Jacopo Valentini (Modena, 1990), è stata la genesi del progetto, che pur sembrando site specific così non è. Si tratta di percorsi autonomi, le fotografie, la creazione del libro omonimo, pubblicato da Humboldt Books, e quindi la collocazione delle stesse in alcuni punti specifici del museo. Uno dei temi è il viaggio nell’immaginario dantesco. Viaggio reale e letterario. Vi sono immagini dedicate a opere in cui il capolavoro dantesco è stato rappresentato dal Trionfo della Morte di Buffalmacco del Camposanto di Pisa, sino a Federico Zuccari con il suo Dante Istoriato, e ad Alberto Martini. Le opere sono collocate sui tre piani del museo, dalle cui pareti è possibile leggerne la ricca stratificazione, che lo vede protagonista lungo i secoli della storia bolognese.
DANTE SECONDO JACOPO VALENTINI
Le fotografie dell’artista trasportano Dante in quel luogo, dove troneggia una colossale statua di Manno di Bandino, che ritrae il famigerato papa Bonifacio VIII, personaggio centrale nei rivolgimenti politici fiorentini che provocarono l’esilio del poeta.
La ricerca di Valentini parte da tre luoghi simbolici, che sono varchi, soglie, tra una dimensione e l’altra, le bocche vulcaniche dei Campi Flegrei, per i Romani antro di Caronte, il burbero traghettatore delle anime dei morti al di là dell’Acheronte. In particolare Virgilio nel VI libro dell’Eneide, modello al quale Dante si ispira, colloca l’ingresso dell’Ade in prossimità del lago d’Averno e del tempio di Apollo, dove è collocato l’antro della Sibilla.
Il secondo luogo era già stato fotografato più volte da Valentini, la Pietra di Bismantova, che simboleggia il Purgatorio. Dante stesso ne fa un richiamo nel IV Canto della Cantica.
Il terzo luogo è il delta del Po, che con le sue atmosfere sospese rimanda, a detta di Valentini, al Paradiso.
Il nocciolo della ricerca di Valentini è come la lettura dei luoghi, delle situazioni venga influenzata dalle sovrastrutture, fornite dai testi letterari e non solo.
Un’immagine è dedicata alla copertina dell’opera incompiuta, La Divina Mimesis, iniziata nel 1963, pubblicata qualche giorno dopo l’assassinio del suo autore, Pier Paolo Pasolini. Si tratta di una riscrittura in chiave moderna del capolavoro dantesco. Che Valentini ci riservi qualche sorpresa anche in questo senso?
‒ Angela Madesani
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