È morto il fotografo Piergiorgio Branzi

Dal "Mondo" di Pannunzio al lavoro da inviato con la Rai di Biagi, senza dimenticare i reportage in moto attraverso Spagna e Italia, Branzi è stato uno dei grandi narratori italiani del Novecento. Aveva 93 anni

Potrà sembrare un’affermazione azzardata ma, a mio giudizio, fotografare è un’operazione compromettente. Compromettente perché quel fondo di bicchiere che conosciamo, e che capta quel lampo di luce che racchiude un frammento di realtà, è rivolto verso l’esterno, ma l’immagine proviene dal nostro intimo più profondo e nascosto: e ci racconta e ci smaschera“. Così parlava della sua vocazione, Piergiorgio Branzi, grande fotografo italiano morto il 27 agosto. Branzi aveva 93 anni, in oltre cinquanta dei quali aveva saputo cogliere con i suoi scatti lo spirito dell’Italia e del mondo nel nostro tempo, con composizioni dai forti contrasti cromatici e geometrici con un acuto spirito di osservazione.

CHI ERA IL FOTOGRAFO PIERGIORGIO BRANZI

Nato a Signa, a una manciata di chilometri da Firenze, nel 1928, Piergiorgio Branzi aveva iniziato l’attività di fotografo nei primi anni Cinquanta conoscendo Vincenzo Balocchi e il gruppo de La Bussola, associazione di fotografi creata nel 1947 con l’obiettivo di promuovere la fotografia come arte professionale. Branzi espose per la prima volta nel 1953, all’interno della collettiva Mostra della Fotografia Italiana alla Galleria della Vigna Nuova a Firenze, per poi partecipare alle principali esposizioni italiane e vincere diversi concorsi nella seconda metà degli anni Cinquanta. Intraprese lunghi viaggi in motocicletta e in automobile attraverso l’Italia e la Spagna, mutuando da Henri Cartier-Bresson la lezione del racconto in immagini della vita quotidiana. Dopo una collaborazione con Il Mondo di Mario Pannunzio, nel 1960 venne assunto alla Rai come giornalista: come inviato, su incarico di Enzo Biagi, si trasferì a Mosca per diversi anni, diventando il primo corrispondente occidentale nella Russia oltrecortina, per poi essere trasferito dal 1966 al 1969 a Parigi e tornare infine a Roma come commentatore del telegiornale.

Mykonos, 1957 © Piergiorgio Branzi/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

Mykonos, 1957 © Piergiorgio Branzi/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

Le sue fotografie sono state esposte in numerose mostre italiane e non, dedicate alla fotografia del Novecento – inclusa la prestigiosa ItalianMetamorphosis al Guggenheim di New York -, ed è considerato un indiscusso maestro italiano. Ha collaborato negli ultimi 20 anni con Contrasto e Fondazione Forma per la Fotografia, che si sono uniti al cordoglio della moglie Gloria e dei figli Silvia e Simone. Per Contrasto ha pubblicato nel 2015 Il giro dell’occhio, libro in cui si intrecciano immagini, riflessioni e ricordi di una stagione chiave per la fotografia e la cultura italiana. “Il giro dell’occhio in cui ci conduce Piergiorgio Branzi con le sue fotografie è un turbine d’immagini e memorie, di ricordi, impressioni e scelte meditate“, scriveva Alessandra Mauro nell’introduzione al volume. “Di osservazioni coerenti in cui lo sguardo è sempre pronto a percorrere il mondo, tracciare e nominare la visione di profili di terre e di pietre. Una serie di vedute e “rivedute” che comunicano la stessa esperienza esistenziale dell’autore, il suo respiro. Quello di un corpo profondamente attento, lieto di continuare a vivere di meraviglia e di osservazione“.

– Giulia Giaume
 

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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