Mare e richiami ancestrali nelle foto di Franco Ferro in mostra a Catania
La galleria Ligreggi di Catania espone gli scatti di Franco Ferro: un’immersione nelle acque del mare, alla scoperta del loro potere purificatore
Il sole accecante e un silenzio religioso, straniante, se si pensa alle spiagge italiane, accompagnato da un forte profumo inconscio di salsedine asciutta sulla pelle; queste le impressioni istantanee di Yesod, la mostra del fotografo Franco Ferro, (Catania, 1964) curata da Enzo Gabriele Lanza, dove visioni estive e bagnanti diventano elementi principali di un rito purificatorio. Opere grandi e brillanti sembrano bagnare i piedi di chi si trova a osservare i corpi che, ora soli, ora in gruppo, si muovono leggeri in un liquido primordiale. L’acqua marina per Ferro non è esclusivamente luogo da dove tutto nasce, ma è elemento cardine dell’equilibrio spirituale e fisico, dove trovare la propria collocazione e sentirsi parte del tutto circostante. I trittici che l’artista realizza combinano vuoti apparentemente insignificanti e scene di vario tipo, alternate da giochi, passeggiate o gesti d’amore; in questo modo lo spazio diventa parte della funzione purificatoria del rito.
LA FOTOGRAFIA DI FRANCO FERRO A CATANIA
La fotografia contemporanea ha attuato da tempo uno scostamento dal comune realismo fotografico, evidente nelle immagini di Franco Ferro. L’artista catanese interrompe la rappresentazione del mondo tale e quale e approda a un piano in cui simboli apparentemente invisibili giocano il ruolo di ponti verso luoghi irreali carichi di significato, in bilico fra tangibile e immaginario o, come nel caso di Yesod, fra terreno e ancestrale. La fotografia di Franco Ferro ricrea atmosfere oniriche con escamotage tecnici, appositamente voluti per inseguire e materializzare l’invisibile.
‒ Mario Bronzino
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