Il progetto d’artista che ricorda i minatori di Carbonia
Chiusa da cinquant’anni, la miniera sarda di Carbonia ispira un progetto condiviso che ne mette in luce la drammatica storia. I risultati sono in mostra al Centro Fotografico Cagliari
Nel 1938 nasceva dal nulla la più grande città di fondazione della Sardegna: Carbonia. Edificata su un grande bacino carbonifero del Sulcis, già ampiamente sfruttato nella seconda metà dell’Ottocento, è stata il risultato della strategia propagandistica di regime per abusare di una forza lavoro stabile e assicurarsi il favore dei meno abbienti. A rievocare sacrifici e sofferenze di un popolo, la cui unica risorsa di sostentamento dimorava nelle viscere della terra, è il progetto del fotografo Cristian Castelnuovo, che si è avvalso della collaborazione di altri quattro artisti per scovare e rimaneggiare documenti e immagini d’archivio.
CARBONIA SECONDO GLI ARTISTI
Giovanni Sesia rielabora e trasforma in vere e proprie icone i volti dei minatori che ricopre d’oro, emblema di spiritualità e luce, la stessa negata nei bui cunicoli che si inabissano nelle viscere della terra. E se Andrea Forges Davanzati modella un oscuro minatore di giacomettiana memoria per circoscriverlo in un tetraedro d’acciaio, simbolo molecolare del carbonio, Cristian Castelnuovo regala nuova vita a una serie di negativi di foto inedite, senza alcun intervento di post-produzione, selezionando materiali difettosi, frutto di errori e sovrapposizioni ma ancora leggibili, per onorare quelle anime perse nella profondità degli inferi. A sostegno delle installazioni arricchiscono il progetto il testo di Beppe Fumagalli e l’intervento di Cicci Borghi sul celebre romanzo Com’era verde la mia valle.
‒ Roberta Vanali
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