Ankara, capitale amministrativa della Turchia, città dell’Anatolia conquistata da Augusto ad appena 19 anni, è sede di palazzi governativi e casa di 5 milioni di abitanti, ma certamente è una meta lontana dalle rotte delle frotte di turisti che raggiungono la costa e i paesaggi della Cappadocia. Annoverata spesso tra le capitali più brutte dell’area europea, Ankara non gode certo dell’attenzione mediatica internazionale eppure, forse proprio perché sconosciuta al grande pubblico, ha un suo fascino tutto particolare.
VIAGGIO AD ANKARA
Situata a quasi 1000 metri di altezza e circondata da un paesaggio solo apparentemente scarno, è luogo prediletto per le settimane bianche di famiglie e sportivi ma anche di studenti provenienti da ogni parte del Paese, vantando infatti la maggiore concentrazione di università dello stato, elemento che la rende una metropoli particolarmente vivace e dinamica. Giovani con accenti e dialetti diversi frequentano i suoi numerosi pub d’ispirazione irlandese, attardandosi spesso a bere all’aperto ascoltando musica dal vivo di gruppi improvvisati per le strade che ricalcano le orme di più celebri band occidentali. Laboratori di piercing e tatuaggi, negozi etnici e ristoranti vegani sono protagonisti dei quartieri del centro come Kavaklıdere e Kızılay, mentre grattacieli aerodinamici e futuristici come il nuovissimo YDA e il Next Level di Brigitte Weber svettano nello skyline del distretto finanziario di Söğütözü, completando l’atmosfera metafisica dell’Ankara Konser Salonu, sede dell’opera rinnovata da Uygur Architects.
LE CONTRADDIZIONI DI ANKARA
Come ogni capitale che si rispetti, pure Ankara non si sottrae alle contraddizioni, esibendo i suoi palazzi del potere a volte dai tratti eccessivamente monumentali, tipici di una grandezza inseguita e mai raggiunta, come la gentrificazione di una periferia sterminata solo parzialmente servita da una rete metropolitana attualmente in estensione. Ai limiti dei suoi confini urbani è ovunque un pullulare di cantieri della nuova edilizia popolare, a dire il vero più dignitosa ed efficiente di altre più blasonate città europee, capeggiata dai costruttori locali che troneggiano nei manifesti accanto a Erdoğan, vero deus ex machina di tutta l’operazione e per questo amatissimo dai ceti meno abbienti che gareggiano nel ritrarsi nei selfie con il loro presidente. Chissà se la manovra gioverà al suo partito, l’AKP, in vista delle prossime elezioni nel 2023, specialmente ora che la Turchia si sta ritagliando un ruolo nel panorama politico internazionale come mediatore con la Russia nell’ambito della guerra in Ucraina. Sicuramente in questo scenario Ankara non resterà a guardare: nonostante la clamorosa svalutazione della lira locale e la crescente inflazione che obbliga i suoi cittadini a quotidiane file davanti ai bancomat, è determinata a mantenere un ruolo di primo piano nel delicato equilibrio interno del Paese e, di certo, uno stile di vita più rilassato e vivibile rispetto alle folle che si accalcano vocianti e rumorose a Piazza Taksim o in altri centri di pellegrinaggio turistico della più celebre Istanbul. Una città da conoscere, scoprire senza fretta e da cui lasciarsi conquistare, un po’come accadde al giovane Augusto.
‒ Francesca Pompei
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