La fotografia di moda che abbiamo visto a Paris Photo 2022
Da Mous Lamrabat a Man Ray e Irving Penn, anche la moda è stata protagonista dell’edizione 2022 di Paris Photo, grazie a volti freschi, grandi classici e fotografie analogiche
Chi pensa che la più grande esposizione dedicata alla fotografia non abbia dato abbastanza spazio al mondo della moda si sbaglia di grosso. Per la 25esima edizione di Paris Photo, tenutasi dal 10 al 13 novembre scorsi al Grand Palais Ephémère, il dialogo tra le grandi firme e le nuove proposte è stato più che evidente. Nata con l’obiettivo di celebrare tutte le figure che valorizzano il mondo della fotografia, come galleristi, editori e artisti, Paris Photo nell’edizione 2022 ha riunito oltre 130 gallerie e altrettanti editori provenienti da 31 Paesi.
MODA E INNOVAZIONE A PARIS PHOTO 2022
Visitando la fiera con Michael Hulett, giovane gallerista e collezionista di Tulsa (Oklahoma), si comprende come e quanto la fotografia di moda abbia dialogato con i visitatori della rassegna. Hulett, che ha iniziato a lavorare nel mondo dell’arte più di dieci anni fa come direttore della Peter Fetterman Gallery di Santa Monica, ha curato più di novanta mostre in giro per il mondo e afferma: “Ritengo che questa edizione sia un vero successo, sia dal punto di vista del visitatore che dei galleristi. I grandi classici della fotografia di moda, che sono stati particolarmente enfatizzati, si mixano perfettamente al contemporaneo. Si ritorna al passato anche per il sapore della pellicola e l’approccio al digitale in formato macro è ridimensionato”. Poi aggiunge: “Per fortuna i fotografi dedicano ancora del tempo a sperimentare e a sviluppare processi innovativi. La fotografia, come la moda, ha un’intrinseca natura ciclica. Le immagini classiche tornano violentemente nell’immaginario collettivo e diventano riferimenti per le nuove generazioni di fotografi”. E la sperimentazione di cui parla è tangibile nella Loft Gallery di Casablanca, che presenta Joana Choumali e il suo Alba’hian, in lingua agnonese “prima luce del giorno”. Da anni, ormai, la Choumali si sveglia alle 5 di mattina e cammina per trovare paesaggi che la stupiscano. Utilizzando una tecnica mista di collage, ricamo, quilting e fotomontaggio, sovrappone ai suoi scatti diversi strati di tessuti intrecciati. Il risultato? Toiles che evocano le rivelazioni delle esperienze mattutine dell’artista.
TESSUTI E PROVOCAZIONE
Sempre grazie all’aiuto dei tessuti, il fotografo marocchino-belga Mous Lamrabat dà forma a un universo parallelo in cui gli stereotipi nordafricani vengono volontariamente avvolti da opulenti drappi per provocare lo spettatore. La stessa voglia di provocare la ritroviamo anche in Boyt, artista presentata dalla galleria England & Co, che ha esposto immagini realizzate nel 1977 a King’s Road (Londra), davanti al negozio Seditionaries di Vivienne Westwood e Malcolm McLaren all’apice del punk londinese. La sorella di Boyt, Bella Freud (oggi fashion designer), viene fotografata da adolescente mentre indossa quello che oggi è considerato un archetipo del punk: la tuta bondage disegnata da Vivienne Westwood, ispirata al capo da combattimento dell’esercito. Altre immagini ritraggono visitatori e clienti di Seditionaries che posano per Boyt con le creazioni della boutique, tra cui la maglietta “Tits” dei già citati Westwood e McLaren.
Non solo personaggi noti, ma anche emergenti nelle gallerie britanniche. La Flowers Gallery, per esempio, rappresenta più di 50 nomi internazionali tra cui Lorenzo Vitturi e Gabby Laurent, due degli artisti della sua scuderia che meglio incarnano la fotografia di moda e gli still life creativi. Già operativo sui set cinematografici, Vitturi ha mescolato l’esperienza acquisita nella fotografia con interventi site specific, scultura e performance. Le foto di Gabby Laurent, invece, si prestano alla moda nella sua natura performativa, sia che si tratti di istanze gestuali sia di relazioni costruite tra il fotografo e il soggetto.
FOTOGRAFIA ANALOGICA E GRANDI CLASSICI A PARIGI
Passando da Londra ad Anversa, la Gallery Fifty One e l’operato di Jacques Sonck celebrano la diversità attraverso una fotografia analogica monocromatica che evidenzia il sottile confine tra la normalità e l’unicità. Sonck, paragonato erroneamente a Diane Arbus, che fotografava spesso persone ai margini della società, cerca perennemente soggetti che sfidino ironicamente la camera e che provochino un sorriso. Così le analogiche si riaffermano a livello globale, soprattutto tra le nuove generazioni, riportando un sapore vintage simile a quello delle gallerie storiche che ospitano i pionieri della fotografia di moda, ovviamente presenti a Paris Photo 2022. Tra tutte ricordiamo, oltre alla Peter Fetterman Gallery, la Fahey/Klein Gallery, che vanta gli scatti di Man Ray, Irving Penn, Horst P. Horst e Herb Ritts, e la newyorkese Staley-Wise Gallery, che mette in mostra pure ritratti, paesaggi, nature morte e nudi.
Questo perfetto bilanciamento tra sconosciuto e già visto ha consentito, anche quest’anno, che Paris Photo rinnovasse il rapporto con la moda. Arricchendosi, nel corso del tempo, di eventi collaterali in musei e istituzioni, sempre con l’intento di valorizzare una delle colonne creative della Ville Lumière.
Alessia Caliendo
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati