A Firenze il ciclo di mostre ispirato al dialogo fra essere umano e natura

Di fronte al cambiamento climatico e alle urgenze del presente, è necessario soffermarsi sul rapporto fra uomo e ambiente. Parte da questa premessa il ciclo di mostre ospiti di un ex rifugio antiaereo a Firenze. Ne abbiamo parlato con i curatori Paolo Cagnacci e Irene Alison

Chi siamo? Quale è il nostro ruolo all’interno dell’ecosistema? Di fronte all’emergenza climatica, è necessario interrogarci sul significato delle nostre azioni, riscoprendo e re-inventando il nostro rapporto con la natura.
SuperNatural, ciclo di mostre a cura di Paolo Cagnacci e Irene Alison, vuole interpretare la natura umana in relazione all’impronta che questa lascia sulla terra.  Un ritorno alle origini e alla necessità di comunicare con il mondo naturale: SuperNatural evoca la ricerca di un nuovo rapporto con il pianeta attraverso le nuove tecnologie.
Questo dialogo tra mondo artificiale e naturale viene articolato attraverso gli sguardi fotografici più importanti del panorama internazionale, raccolti all’interno delle mura della galleria Rifugio Digitale di Firenze in un susseguirsi di mostre che si estenderà per tutto il 2023.
Dopo l’inaugurazione con la personale Future Studies del fotografo Luca Locatelli, il dialogo tra natura e uomo continua attraverso la visione dell’artista e videomaker olandese Charlotte Dumas con Ao (‘Blue’).

Rifugio Digitale, Firenze credits Archea Associati

Rifugio Digitale, Firenze credits Archea Associati

INTERVISTA AI CURATORI PAOLO CAGNACCI E IRENE ALISON

La galleria Rifugio Digitale a Firenze è stata costruita dove un tempo sorgeva un rifugio anti-aereo. Quali sono le ragioni alla base della scelta di questo spazio per il ciclo di mostre SuperNatural?
La galleria Rifugio Digitale nasce da un progetto di riqualificazione curato dallo studio di architetti Archea Associati. Questo luogo, in origine, era un sistema di drenaggio dell’acqua della collina dove si trova Piazzale Michelangelo, poi tunnel antiaereo durante la Seconda Guerra Mondiale, e oggi spazio in cui l’arte incontra la tecnologia. Non c’è un vero e proprio collegamento diretto tra il ciclo di mostre e la natura di questo spazio, bensì la necessità di creare un luogo a Firenze in cui si possa esporre fotografia contemporanea. SuperNatural rappresenta una delle tematiche più importanti da sottoporre al pubblico di oggi, e, a livello immersivo, la galleria si è prestata in modo ottimale.

SuperNatural vede l’avvicendarsi di alcuni degli sguardi fotografici più acuti del panorama internazionale. Come è stata strutturata la selezione degli artisti all’interno di questo ciclo di mostre?
Le mostre si estenderanno per tutto il 2023 e vedranno l’alternarsi di fotografi e videomaker che hanno ultimamente incentrato la loro produzione sul rapporto tra artificiale e naturale, interrogandosi sul futuro dell’umanità sul pianeta. In linea di massima abbiamo selezionato opere totalmente immersive, e richiesto agli artisti di adattare i propri lavori secondo questa esigenza. Entrando nello spazio della galleria, lo spettatore viene totalmente immerso nella realtà presentata dall’artista attraverso cortometraggi, fotografie ed effetti sonori. Attraverso questa selezione di artisti, abbiamo cercato di coprire tutti gli aspetti del dialogo tra natura e uomo, da quello più personale e intimo a quello che invece presenta le soluzioni portate dalle nuove tecnologie.

Lo spostamento del baricentro artistico verso una dimensione digitale è il segno di come i tempi e il modo di percepire la realtà siano drasticamente cambiati. Qual è il potenziale dell’arte digitale e il suo dovere etico nella società di oggi?
Il digitale è un modo più democratico di fruire l’arte. Siamo ormai abituati a vedere milioni di immagini attraverso uno schermo, e questo ha cambiato molto il concetto di riproducibilità e le nostre modalità di comunicazione. Sicuramente quello che ha permesso la dimensione digitale è una fruizione delle opere su larga scala. Abbiamo la possibilità di arrivare ovunque e a chiunque. L’attivismo degli ultimi anni è stato possibile attraverso la comunicazione digitale, e l’immagine fotografica ha un grandissimo impatto sulla nostra percezione della realtà.
I fotografi che affrontano le tematiche relative al cambiamento climatico hanno un’importante responsabilità: grazie a una fotografia è possibile instillare uno spunto di riflessione anche nelle menti più scettiche. Quando ci troviamo di fronte a una immagine del fiume Po completamente in secca è inevitabile farsi delle domande, e confrontarsi con una realtà, distante o vicina che sia.

Qual è dunque il ruolo della fotografia?
La fotografia è importante dove documenta la devastazione, ma anche la risoluzione dei problemi. Lo abbiamo visto con Luca Locatelli e lo vedremo anche con Matthieu Gafsou, autore che sarà protagonista del terzo capitolo del ciclo di SuperNatural.
Il digitale non rappresenta comunque un rifiuto del cartaceo nella fotografia tradizionale, ma la possibilità di poter fruire l’opera in modo totalmente immersivo. Il supporto digitale ci permette inoltre di esporre le installazioni in modo più rapido e semplice.

Charlotte Dumas

Charlotte Dumas

LE MOSTRE ALLA GALLERIA RIFUGIO DIGITALE DI FIRENZE

In che modo questo ciclo di mostre invita lo spettatore ad avere una consapevolezza critica davanti all’emergenza climatica?
Non si può più tornare indietro: il nostro passaggio ha lasciato un’impronta indelebile, ed è per questo necessario interrogarsi su come si trasformerà questo rapporto, su cosa siamo e come ci relazioniamo con la natura.
L’emergenza climatica è parte del problema, perché rappresenta una difficoltà di coesistenza tra uomo e mondo naturale. Per Luca Locatelli la soluzione a questo nuovo rapporto è tecnologica, mentre per Charlotte Dumas questo dialogo tra uomo e natura è più intimo e personale. Matthieu Gafsou, invece, ci presenterà il superamento del corpo e della nostra natura umana. Queste mostre vogliono mettere dei tasselli per la riscrittura del presente, ed è proprio lì che possiamo incidere sui cambiamenti climatici. SuperNatural vuole indirizzare lo spettatore verso una riflessione.

Luca Locatelli ci mostra come scienza e tecnologia vengano utilizzate per trovare il giusto equilibrio tra l’uomo e il pianeta che abita. Quali sono secondo il fotografo i nostri possibili prossimi passi come specie?
Locatelli ha declinato il proprio lavoro al positivo dando un segnale di speranza con Future Studies. Guardando l’altro lato della medaglia dello sviluppo, ci mostra come le nuove tecnologie possano anche essere la soluzione alle problematiche che abbiamo creato. Parte dalla riflessione che, per molto tempo, il nostro futuro è stato il territorio di visioni utopiche basate sul progresso. Ma, se il progresso ci ha permesso di tenere sotto controllo i problemi con cui il genere umano ha dovuto fare i conti per secoli, mettendo a disposizione cibo, medicine, energia e materie prime, questa crescita ha destabilizzato l’equilibrio ecologico del pianeta in molti modi. Il fotografo quindi sceglie di ripercorrere quelli che saranno gli obiettivi in cima alla lista dei progetti dell’umanità nel XXI secolo: il suo è un itinerario tra le persone e i luoghi dove scienza e tecnologia vengono utilizzate per trovare il giusto equilibrio tra l’uomo e il pianeta che abita, nel tentativo di ridurre il nostro impatto e di ridefinire la nostra presenza in modo più sostenibile.

Quale è la tematica principale che la fotografa e videoartista Charlotte Dumas indaga in Ao (‘Blue’)?
Il percorso di Charlotte Dumas è una continua indagine sul ruolo degli animali nella società umana, sulla loro presenza fisica e sulle loro rappresentazioni, e su come accorciare la distanza, sempre più ampia, che ci separa dal mondo naturale.
La sua è un’interpretazione del concetto di SuperNatural radicalmente diversa da quella di Locatelli, ma ugualmente intensa, che passa per la ricerca di una forma di connessione e di linguaggio tra umano e non umano. Per i cavalli, in particolare, la fotografa nutre una fascinazione intensissima: è questo che l’ha portata nelle più remote isole giapponesi, teatro delle tre serie esposte al Rifugio, per fotografare le razze di cavalli in via d’estinzione e costruire la sua narrazione simbolica attorno a questi animali, la cui storia per millenni si è intrecciata a quella degli uomini e il cui ruolo è stato fondamentale per lo sviluppo della nostra società. L’uomo è animale tanto quanto i cavalli protagonisti della sua opera, e la sua ricerca del futuro si struttura attraverso un ritorno alle origini.
Questa relazione ancestrale tra uomo e natura viene rappresentata da delle bambine in un’opera che sembra essere un viaggio sciamanico attraverso il significato della nostra esistenza. Le tre bambine (Yuzu, figlia di un addestratore di Okinawa, Avis e Ivy, figlie della fotografa) sono capaci di accorciare simbolicamente la distanza che ci separa dalla natura grazie alla loro capacità di comunicare con la terra e con le sue creature.

Camilla Fatticcioni

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