Ad Alba la fotografia felice di Jacques Henri Lartigue
Considerato il fotografo della felicità, Lartigue è al centro della mostra alla Fondazione Ferrero di Alba. Un viaggio nel segno di un approccio intimo alla fotografia
Dopo il successo ottenuto alla Casa dei Tre Oci a Venezia, al Museo Diocesano di Milano e negli spazi di WEGIL a Roma. la Fondazione Ferrero di Alba ospita la grande mostra dedicata all’opera del fotografo Jacques Henri Lartigue (Courbevoie, 1894 ‒ Nizza, 1986) dal titolo L’invenzione della felicità.
Un corpus di 120 immagini che ripercorrono l’opera fotografica del “re della Belle Époque”, dalle prime immagini prodotte da bambino alla consacrazione e rivelazione all’ampio pubblico nel 1963 al MoMA di New York, il tutto curato da Denis Curti in collaborazione con Donation Jacques Henri Lartigue di Parigi, che dal 1979 si occupa di conservare e diffondere l’opera del fotografo.
LARTIGUE E LA FOTOGRAFIA
Lartigue, fin dalla tenera età, comprese bene che la fotografia era il risultato di una messa in scena e sperimentò presto con la doppia esposizione, nell’ottica di restituire le immagini in movimento. Ma c’era qualcosa da cui il fotografo francese era davvero ossessionato: catturare la felicità. Il carattere effimero di quest’ultima ha indotto Lartigue a realizzare 126 album di fotografie ritagliate e incollate con sostanziose didascalie che ricreavano l’atmosfera e il momento di felicità quotidiana.
“Per Lartigue è proprio un’invenzione la felicità”, afferma il curatore Denis Curti. “Ha avuto una vita agiata, felice e privilegiata, ma le sue fotografie raccontano un’ossessione per la felicità. Fermava momenti felici che poi andava a comporre, consapevole che la fotografia è spesso ricostruzione e messa in scena”.
INTIMITÀ ED EROTISMO NELLE FOTOGRAFIE DI LARTIGUE
Attraverso un approccio umanista incentrato sul racconto della propria dimensione privata, l’opera di Lartigue, contraddistinta da immagini frutto della tensione che si creava tra il fotografo e il soggetto, ha anticipato quella sorta di intimacy tanto cercata dalla fotografia contemporanea. Iconico, in tal senso, è lo scatto in cui Lartigue ritrae la sua prima moglie Madeleine Messager, chiamata affettuosamente Bibi, in bagno durante il loro viaggio di nozze a Chamonix. La fotografia non fu mai inserita nei suoi album per la sua forte componente di intimità ed eroticità, ma quando negli Anni Settanta Richard Avedon vide l’intera opera fotografica di Lartigue gli chiese di “riesumarla”, poiché ritenuta un capolavoro simbolico in un periodo storico, contraddistinto da libertà e rivoluzione sessuale, in cui non si conosceva granché della Belle Époque.
LARTIGUE IN PIEMONTE
La punta di diamante della mostra è il nucleo fotografico inedito ‒ di cui purtroppo sono presenti solo dei fac simile, data la delicatezza degli album fotografici ‒ dedicato alle frequentazioni piemontesi di Lartigue e di sua moglie Florette Orméa a Piozzo, dove il fotografo trascorse diverse estati.
Scatti di vita quotidiana che ritraggono la sua ultima moglie negli scenari tipici della campagna piemontese e che rendono bene l’idea del punto di vista intimo e familiare utilizzato in tutta la produzione fotografica di Lartigue. È in fase progettuale una mostra en plein air a Piozzo dedicata alla produzione piemontese dell’artista francese, in cui le fotografie sarebbero allestite nei luoghi dove furono scattate.
Giulia De Sanctis
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