La grande fotografia di Guy Bourdin in mostra a Milano
Stranianti, sensuali, inquietanti: sono questo e molto altro le fotografie di Guy Bourdin, in mostra all’ Armani/Silos di Milano
Tra i più grandi fotografi di moda del secolo scorso c’è Guy Bourdin, nato a Parigi nel 1928, in quel decennio fertile che ha visto la nascita di Avedon, Newton, Horvat. La sua scuola di fotografia è il servizio militare a Dakar. Una volta tornato a Parigi, il piccolo e severissimo Bourdin fa il suo ingresso nel mondo artistico sotto l’ala protettrice di Man Ray. Come per il suo mentore, la fotografia per Bourdin è solo uno dei linguaggi utilizzati e la prima mostra di Guy è dedicata a dipinti e disegni.
Ora c’è la preziosa opportunità di vedere una sua grande mostra negli spazi di Armani/Silos, a Milano, dove lo stesso Giorgio Armani ha scelto, insieme all’Estate francese, fotografie in bianco e nero e colori di un artista-fotografo che, attraverso le sue immagini, ha soprattutto narrato delle storie. Il più delle volte l’oggetto pubblicizzato non è palese. Chi guarda deve entrare nella foto, leggerla, cercare di capire. Ma per nessuno tale azione è mai stata uno sforzo. Le sue fotografie sono belle, divertenti, provocatorie, i riferimenti sono espliciti, che si tratti di Edward Hopper o di Alfred Hitchcock. Uno dei focus della mostra è proprio sul cinema, elemento centrale della sua ricerca, che ha dei tratti ispirati a “trame misteriose”.
LA FOTOGRAFIA DI GUY BOURDIN A MILANO
La mostra milanese cade nel settantesimo anniversario della sua prima mostra fotografica con lo pseudonimo di Edwin Hallan, a Parigi. Sin dall’inizio i suoi servizi vengono pubblicati su Vogue Paris, ma il successo arriva alla fine degli Anni Sessanta, quando inizia a collaborare con lo stilista di calzature Charles Jourdan, per il quale cura le campagne pubblicitarie per circa quindici anni.
La cifra stilistica di Bourdin non è vicina al mondo di Armani, ma la libertà espressiva, l’amore per il cinema, per la letteratura sono comuni ai due uomini. La rassegna esplora le foto con i colori saturi: rossi, gialli, verdi e le composizioni di grande originalità, come quelle con i soli arti delle modelle, in cui pare di riconoscere una verve surrealista.
Nel corso degli anni, prima di morire nel 1991 a Parigi, ha lavorato anche per Chanel, Issey Miyake, Emanuel Ungaro, Gianni Versace, così come per marchi extra-moda quali Pentax o Loewe. Le sue sono immagini inquietanti, sensuali, talvolta stranianti che riescono ancora oggi, a oltre trent’anni dalla sua morte, ad ammaliare gli occhi attoniti di chi guarda.
Angela Madesani
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