L’eredità di Helmut Newton in mostra a Milano

Al Palazzo Reale di Milano, oltre 250 scatti ripercorrono la carriera fotografica di Helmut Newton, che rivoluzionò la rappresentazione del nudo femminile

Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare”. Con queste tre suggestioni Helmut Newton (Berlino, 1920 ‒ Los Angeles, 2004) riassumeva l’arte della fotografia. Pensata per celebrare il centenario dalla sua nascita, e poi rimandata a causa della pandemia, la mostra Helmut Newton. Legacy al Palazzo Reale di Milano è l’antologia di uno dei maggiori fotografi di sempre.
La curatela è affidata allo storico della fotografia Denis Curti e a Matthias Harder, direttore della Helmut Newton Foundation di Berlino, i quali hanno selezionato fotografie, riviste, documenti e video per ripercorrere la vita e la carriera del fotografo tedesco.

Helmut Newton. Fashion. Melbourne, 1955 © Helmut Newton Foundation

Helmut Newton. Fashion. Melbourne, 1955 © Helmut Newton Foundation

CHI ERA HELMUT NEWTON

Nato in una ricca famiglia ebrea di Berlino, il giovane Helmut conosce presto il privilegio dell’agiatezza, tanto che – nella sua biografia pubblicata nel 2003 – riconosce di essere stato un ragazzino viziato, in particolar modo dalla madre Klara. I suoi primi esperimenti fotografici risalgono agli Anni Trenta, quando lavorava nel laboratorio di Yva, nota fotografa tedesca che, a causa delle sue origini ebraiche, fu deportata nel campo di concentramento di Majdanek in Polonia, dove trovò la morte nel 1944. Newton, tuttavia, comprende la gravità del clima antisemita in Germania e nel 1938 fugge prima in Cina, poi a Singapore, per raggiungere infine l’Australia nel 1940.
Gli Anni Cinquanta segnano per lui le prime collaborazioni con le riviste di moda Vogue Australia e Vogue Inghilterra: la fama di Helmut Newton come fotografo d’abbigliamento sta crescendo, per affermarsi negli Anni Sessanta grazie alle collaborazioni con la rivista britannica Queen e le edizioni francesi di Vogue ed Elle, ma anche con mostri sacri della moda quali Yves Saint Laurent e Karl Lagerfeld.
Nei decenni successivi la fotografia di Helmut Newton conquista non solo il mondo del fashion (collaborando, tra gli altri, anche con Chanel, Versace e Dolce&Gabbana), ma anche quello dell’arte, affermando a gran voce che la fotografia di moda è ben più di qualche immagine patinata sulle riviste. Nel 1989, infatti, viene insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere di Francia; tre anni dopo riceve la Gran Croce dell’Ordine al merito di Germania. Onorificenze che, insieme al Grand Prix national de la photographie (vinto nel 1990) confermano il successo e il talento di un uomo che, con la sua macchina fotografica, ha saputo ridefinire la fotografia di moda dal punto di vista artistico e socio-culturale.

Helmut Newton. Elsa Peretti as a Bunny. New York, 1975 © Helmut Newton Foundation

Helmut Newton. Elsa Peretti as a Bunny. New York, 1975 © Helmut Newton Foundation

LA MOSTRA DI HELMUT NEWTON A MILANO

Organizzata secondo un criterio cronologico, la mostra punta lo sguardo sulla produzione di Newton, suddivisa per decenni. Un percorso chiaro che guida il visitatore lungo la vita e la carriera del fotografo, dagli esordi alle ultime produzioni, prima del tragico incidente automobilistico in cui perse la vita nel 2004.
Una successione cronologica – talvolta forse fin troppo semplicistica nella presentazione dei grandi autori – è, nel caso di Newton, particolarmente funzionale. Ai diversi decenni, infatti, corrispondono tematiche e fasi produttive ben definite, che il curatore Denis Curti suddivide in tre “verticalità”: la fotografia di moda, il nudo e il ritratto.
Nelle sale si susseguono oltre 250 fotografie – molte delle quali, come il ritratto di Andy Warhol o lo scatto che vede Elsa Peretti in costume da coniglietta playboy, entrate nell’immaginario comune – che costituiscono la sua magistrale eredità visiva, la sua legacy.
Dopo Milano, la mostra, il cui allestimento è realizzato quasi interamente con materiali riciclati e riciclabili, approderà nell’autunno 2023 a Roma e nella primavera 2024 a Venezia.

Helmut Newton. Legacy, installation view at Palazzo Reale, Milano, 2023 © Luca Zanon

Helmut Newton. Legacy, installation view at Palazzo Reale, Milano, 2023 © Luca Zanon

HELMUT NEWTON: LE DONNE E IL NUDO

Se nella fotografia di moda Newton si distingue per essere stato, citando Claudio Marra, un promotore del passaggio “dal corpo vestito al vestito corporeizzato”, è nel ritratto e nel nudo in particolare che ha la possibilità di esprimere una visione innovativa del sesso femminile.
Le donne di Helmut Newton dimostrano fierezza, sicurezza e forza, anche e soprattutto nella loro versione svestita. Storica la serie Naked and Dressed del 1981, dittici in cui le modelle sono fotografate prima con i loro abiti e poi nude, mantenendo la medesima posa in entrambi gli scatti.
Come spiega Denis Curti, quello di Newton è “un erotismo pervasivo, mai pornografico, che racconta le sue e le nostre ossessioni. Se la mostra sembra voler proporre un Helmut Newton femminista, è nella parola “ossessione” (da intendere nella sua ambivalenza) che va ricercata una chiave fondamentale per leggere il suo lavoro. I suoi scatti di modelle emancipate, di ruoli di genere spesso invertiti racchiudono comunque uno sguardo, seppur mai oggettificante, necessariamente maschile e – questo Newton non l’ha mai nascosto – decisamente voyeuristico.

Alberto Villa

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Alberto Villa

Alberto Villa

Nato in provincia di Milano sul finire del 2000, si occupa di critica e curatela d'arte contemporanea. Si laurea in Economia e Management per l'Arte all'Università Bocconi con una tesi sulle produzioni in vetro di Josef Albers e attualmente frequenta…

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