Futuro Antico. Intervista al fotografo Oliviero Toscani
Stare nel presente e usare coraggio e curiosità, nella professione e nella vita: sono queste le linee guida del pensiero di Oliviero Toscani
Oliviero Toscani (Milano, 1942) ha studiato fotografia alla Kunstgewerbeschule di Zurigo. Ha lavorato per le maggiori testate internazionali, come Elle, Vogue, Harper’s Bazaar. Ha ideato famose campagne pubblicitarie per l’industria della moda, come Jesus Jeans, Prenatal, Valentino, Esprit e Fiorucci. Ha vinto numerosi premi, tra cui il Grand Prix d’Affichage e il Grand Prix Unesco, e nel 1989 il Leone d’oro al Festival di Cannes per uno spot televisivo.
Nel 1995 pubblica La pub est une charogne qui nous sourit e Ciao Mamma, nel 1991 diventa direttore creativo della rivista Colors e nel 1993 direttore del centro di ricerca sulla comunicazione Fabrica.
INTERVISTA A OLIVIERO TOSCANI
Quali sono i tuoi riferimenti ispirazionali nell’arte?
Ci sono stati degli eventi nella mia giovinezza che mi hanno iniziato: il primo ricordo è di quando avevo dieci anni e mia sorella, di dieci anni più grande e che studiava all’Accademia, mi invio delle cartoline con dei quadri di de Chirico, quelle cartoline furono il primo incontro con l’arte.
Dieci anni dopo, a vent’anni, nel 1962, ho fatto il mio primo viaggio in America e mi sono trovato da solo al museo d’arte moderna, ho pagato un dollaro di donazione e, arrivato al secondo o terzo piano, ho incontrato la Guernica di Picasso, tutta per me. Quella visione per me è stata come la Madonna di Lourdes per un credente.
Qual è il progetto che ti rappresenta di più? Puoi raccontarci la sua genesi?
I bambini ricordano sono i ritratti di chi è sopravvissuto allo sterminio nazista del 1944.
Per la commemorazione dei sessant’anni di questa tragedia mi telefonò il sindaco di Sant’Anna di Stazzema chiedendomi di fare un reportage. Io risposi che non sarebbe stato possibile fare un reportage passati sessant’anni da un evento, senza nessun tipo di documentazione, e il sindaco mi disse: “Se lei è così bravo come dicono, mi faccia vedere”.
Sono rimasto lì come uno scemo a pensare come sarebbe stato possibile fare un reportage che racconta la contemporaneità sessant’anni dopo un avvenimento. Andai a Sant’Anna per curiosità e al bar incontrai una persona di nome Petri, che cominciò a raccontarmi la sua storia e di come fosse riuscito a sopravvivere allo sterminio di tutta la sua famiglia da parte dei tedeschi. Nei suoi occhi vidi il film di quello che era successo e iniziai a fotografargli la faccia.
Il progetto I bambini ricordano riunisce volti di persone che da bambini hanno vissuto quel momento e che oggi lo raccontano nuovamente, a ottant’anni.
Che importanza ha per te il Genius Loci all’interno del tuo lavoro?
Ho imparato tutto viaggiando e vivendo dove non sono nato. Il territorio è per importantissimo, ma non campanilisticamente.
PASSATO E FUTURO SECONDO OLIVIERO TOSCANI
Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro? Credi che il futuro possa avere un cuore antico?
Io viaggio d’istinto, dico sempre che non cerco idee e che chi cerca idee vuol dire che non ne ha. Sono un totale situazionista e mi interessa il momento presente.
Quali consigli daresti a un giovane che voglia intraprendere la tua strada?
Direi di essere estremamente curioso e di ricordarsi sempre che in tutte le cose più importanti che fai nella vita devi essere il primo a esserne quasi imbarazzato.
Imbarazzato significa avere il coraggio di andare al di là della propria morale, chiedersi se stai facendo la cosa giusta, andare al di là di ciò che pensi sia ragionevole e giusto.
In un’epoca definita della post verità, ha ancora importanza e forza il concetto di sacro?
Il sacro non è definibile, credo che tutto sia sacro, la vitalità e la vita sono sacre.
Essere cosciente di ciò che ti circonda, di ciò che ti succede e di ciò che vedi, di ciò che analizzi e di ciò che critichi, di ciò che ti piace e non ti piace: per me questo è sacro.
Come immagini il futuro? Sapresti darci tre idee che secondo te guideranno i prossimi anni?
Devo dire che non siamo ancora civili, l’umanità è sulla strada ma dovrà soffrire ancora molto l’inciviltà. Una volta non era meglio di adesso e ci saranno sempre dei problemi nuovi, ma finché non ci sarà la libera circolazione dell’essere umano non saremo civili, finché non ci saranno soldati e armi non potremo definirci veramente tali.
Marco Bassan
http://www.olivierotoscani.com/
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