Mario Cresci. Roma 1968 è un libro in sole 92 copie di cui 19 special edition, con rilegatura giapponese, che contengono un leporello firmato dall’autore. Si potrebbe definire libro d’artista? Per molti aspetti, per come si intende il libro d’artista dagli Anni Sessanta in poi, sì.
A emergere dalla pubblicazione targata Quinlan è un momento specifico della ricerca di Mario Cresci (Chiavari, 1942), attivo nel panorama della fotografia dagli Anni Sessanta in avanti.
L’autore ha operato in vari ambiti con un’attenzione di matrice linguistica, concettuale, spaziando dall’antropologia all’urbanistica, dalla politica al paesaggio e molto altro.
Il testo introduttivo al volume, di Roberto Maggiori, è stato pubblicato una prima volta sul manifesto, oltre dieci anni fa. Quei lavori romani del giovane ligure, allora solo ventiseienne, erano immagini sperimentali, realizzate da sovraimpressioni involontarie su pellicola 35mm, come spiega Maggiori, oppure provenienti da stampe eliografiche derivate da matrice fotografica, autopositiva applicata alle pagine del settimanale l’Espresso e anche dai frame di un girato in 16mm, opera di un amico. Diversi ambiti si intrecciano, comunicano strettamente fra loro.
LA FOTOGRAFIA DI MARIO CRESCI
Nel 1968 Cresci srotola a Roma una stampa fotografica lunga 12 metri con immagini del terremoto del Belice, in Sicilia, dello stesso anno. Aveva già capito che sarebbe diventato un viaggio infinito dell’inefficienza. Un dramma della miseria e della malapianta politica.
Le immagini pubblicate in questo libro propongono una modalità diversa di fare informazione, che nulla ha a che fare con il fotoreportage. Ci troviamo di fronte ai primi passi di un giovane sperimentatore, perfettamente inserito in un clima politico e culturale del quale questo bel volume, destinato a divenire una rarità bibliografica, ci dà testimonianza.
In questi lavori si riconoscono le tracce delle sue ricerche che sarebbero arrivate dopo, negli Anni Settanta e oltre. Difficile collocare Cresci in un ambito preciso, la sua intelligenza è proprio quella di uscire dai generi, di utilizzare il linguaggio in modo duttile, al di là delle semplici quanto banalizzanti gabbie di generi e definizioni.
Angela Madesani
Mario Cresci ‒ Mario Cresci. Roma 1968
Editrice Quinlan, San Severino Marche 2023
Pagg. 138, € 37
ISBN 9788899390587
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