Il Canale Emiliano Romagnolo nelle fotografie di Enrico Pasquali
Ha immortalato una delle opere idrauliche più poderose di sempre. All’indomani dell’alluvione gli scatti del fotografo in mostra alle Nuove Officine della Cultura di Medicina appaiono incredibilmente attuali
Sono brutti giorni per quelle zone, colpite duramente dal maltempo, quei paesi in cui la voglia di fare, di migliorare, di andare avanti sono nel DNA. Le immagini della mostra coordinata da Lorella Grossi a Medicina, presso le Nuove Officine della Cultura, intitolata a Enrico Pasquali, sono dedicate alla costruzione del Canale Emiliano Romagnolo dalla fine degli Anni Cinquanta agli Ottanta. Il canale prende acqua dall’impianto del Palantone sul Po a Salvatonica di Bondeno, nel ferrarese, e la trasporta per 135 chilometri sino alla provincia di Rimini, rendendo disponibile acqua di superficie in un territorio di oltre 3mila chilometri quadrati. Da quelle parti l’agricoltura richiede acqua più che altrove. E la mostra parla di argomenti più che mai attuali.
LA FOTOGRAFIA DI ENRICO PASCQUALI
Enrico Pasquali (Castel Guelfo di Bologna, 1923 – Bologna, 2004) è stato uno di quei fotografi di alto livello che hanno operato in Italia a partire dal dopoguerra. Un autore nel senso più vero e appropriato del termine. Nato in una famiglia contadina, si trasferisce da ragazzo a Medicina, quando i suoi vengono sfrattati dal padrone delle terre in cui lavoravano. La vita è dura e inizia a lavorare sin da bambino, a 12 anni collabora già saltuariamente come tuttofare in una tipografia. Tornato dalla guerra, si propone come fotografo per ogni tipo di immagine: dal matrimonio al ritratto alla cronaca. Ma ben presto dà vita anche a una fotografia di matrice documentaria politica, fotografa gli scioperi, le proteste, il mondo del lavoro, come testimoniato dalle immagini in bianco e nero esposte a Medicina. Le foto dedicate al Canale nel corso degli anni sono duemila, ma soltanto mille di esse sono state censite.
La fotografia di Pasquali è nitida, sapiente, pulita, riesce a raccontare non solo le persone, i lavoratori, la gente, l’architettura, ma anche il paesaggio, quelle particolari atmosfere tra acqua e terra tipiche delle zone che Pasquali ha negli occhi sin dai suoi primi passi nella fotografia.
Angela Madesani
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