Lina Pallotta e Porpora Marcasciano, due donne unite in una resistenza quotidiana
Il Centro Pecci di Prato ospita il progetto Porpora della fotografa campana, storia di un’amicizia di lungo corso con l’attivista e scrittrice trans
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La vicenda di una storica attivista trans attraverso le fotografie di una storica fotografa italiana. Volevo vedermi negli occhi è la prima mostra in un’istituzione pubblica italiana della fotografa Lina Pallotta (San Salvatore Telesino, 1955), protagonista fino a ottobre 2023 al Centro Pecci di Prato. A cura di Michele Bertolino ed Elena Magini, la mostra è accompagnata dalla pubblicazione Porpora, edita da Nero, che raccoglie una selezione delle foto di Lina, un archivio visivo con un possibile percorso nella storia del movimento omosessuale e trans a partire dagli Anni ‘70 e alcuni saggi sul lavoro fotografico di Lina Pallotta. Il volume è vincitore del bando Italian Council 10.
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Porpora, NYC, 1994 © Lina Pallotta
LA MOSTRA DI LINA PALLOTTA AL CENTRO PECCI DI PRATO
Pallotta è fotografa documentarista, curatrice e insegnante. Alla fine degli Anni ’80 si trasferisce a New York, dove si diploma in Fotogiornalismo e Documentario fotografico all’International Center of Photography. Il suo lavoro è legato alle sottoculture e all’underground.
Volevo vedermi negli occhi raccoglie un ritratto protratto nel tempo e non concluso di Porpora Marcasciano (San Bartolomeo in Galdo, 1957), scrittrice e attivista trans, attuale presidente del MIT (Movimento Identità Transessuale); Lina dona allo spettatore un estratto del suo diario segreto: le figure sfocate e il bianco e nero delle immagini conducono a un racconto fatto d’intrecci di tempi, contesti politici e di movimento, luoghi e corpi.
La mostra fotografica presenta immagini allestite su strutture autoportanti che si sorreggono le une alle altre e che vanno a formare un percorso centrale irregolare. Alle pareti laterali un ulteriore itinerario ospita fotografie scattate con un occhio intimo e vicino, che trasudano amore, consapevolezza, forza e unione collettiva. L’esposizione è dunque il racconto di due donne straordinarie: Lina Pallotta e Porpora Marcasciano, che riescono a manifestare loro stesse e a raccontarsi entrambe.
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Lina Pallotta, Volevo vedermi negli occhi, installation view at Centro Pecci, Prato, 2023
LINA PALLOTTA E PORPORA MARCASCIANO
Le due donne si incontrarono dallo stesso lato delle barricate nella Napoli in agitazione degli Anni ’70: in quel periodo gli episodi di violenza contro gli omosessuali erano frequenti e solo nel 1972, in Italia, si tenne la prima manifestazione per i diritti LGBTQIA+, in occasione del “Congresso internazionale sulle devianze sessuali” a Sanremo. Per il primo vero Pride nazionale ufficiale, a Roma, si dovrà aspettare il 1994. È in questo contesto sociale che Pallotta e Marcasciano stringono il legame profondo che le accompagna ancora adesso.
Nel 1990 Pallotta inizia a fotografare Porpora in momenti di vita quotidiana, indagandone la sfera personale. La poesia di ogni scatto è toccante: dolcezza, spensieratezza, libertà, tranquillità, ricerca di sé si fondono. L’espressione serena di un bambino – ancora immune dai pregiudizi degli adulti – ritratto in una delle immagini esposte, sembra riportarci a uno stato di pace interiore. Lina Pallotta riesce nell’intento di stabilire un legame tra lo spettatore e Porpora facendoci immedesimare nella sua musa. Il suo sguardo sembra seguirci in ogni nostro spostamento, come a volerci comunicare la sua presenza nonostante l’oscurità che la circonda. Porpora Marcasciano sembra portare dentro di sé una luce: la sua forza e la sua tenacia sbalordiscono, la sua potenza ci investe. Anche i luoghi immortalati da Lina sono intrisi di questa potenza espressiva, che esplode e sembra avvolgerci per gridare tutto il suo fermento.
Alla fine del percorso si realizza che lo sguardo di Porpora con il passare degli anni non è mutato: la sua luce non si è spenta, continua ancora a splendere. Lina racconta un processo verso la consapevolezza collettiva ancora in corso. Le lotte sociali sono unite da un comun denominatore: esistere e resistere.
Giada Fanelli
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