A Roma la grande mostra di fotografia che racconta l’Italia
Seicento scatti e grandi nomi della fotografia scandiscono un percorso che spazia dalle panoramiche ottocentesche a Letizia Battaglia e Gabriele Basilico. Alle Scuderie del Quirinale
“Ciò che la fotografia riproduce all’infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più ripetersi esistenzialmente”, scriveva Roland Barthes ne La camera chiara. Nota sulla fotografia.
Le parole del critico francese colgono il senso de L’Italia è un desiderio. Fotografie, Paesaggi e Visioni (1842-2022). Le Collezioni Alinari e Mufoco, l’esposizione che le Scuderie del Quirinale di Roma dedicano alla fotografia italiana, contribuendo a rendere noto il ricco patrimonio fotografico del nostro Paese.
Un percorso emozionante, che attraversa due secoli di rappresentazione del paesaggio italiano, il cui inizio coincide con l’“invenzione maravigliosa” della fotografia, alla scoperta delle collezioni pubbliche di Fondazione Alinari, per la fotografia storica, e Museo di Fotografia Contemporanea, per il periodo che va dal secondo Dopoguerra a oggi.
La fotografia racconta l’Italia in mostra a Roma
Un racconto formato da seicento immagini fotografiche, che possono essere lette e analizzate da più angolazioni, a partire dall’evoluzione tecnica, iconografica del linguaggio artistico e dei materiali. Senza tralasciare gli stimoli e le riflessioni che scaturiscono dal loro contenuto: 180 anni di storia italiana, in cui tutto, e non solamente il paesaggio, è cambiato.
In esposizione al primo piano le grandi panoramiche di Roma e Firenze di Michele Petagna e di Leopoldo Alinari, fino alla fotografia degli Anni Quaranta e Cinquanta di Vincenzo Balocchi e Luciano Ferri, Alberto Lattuada e Fosco Maraini. Al secondo piano, le opere di molti dei principali maestri della fotografia italiana e internazionale dal Dopoguerra a oggi, da Letizia Battaglia a Mario Giacomelli, passando per Luigi Ghirri, Gabriele Basilico e Francesco Jodice, fino agli autori dell’universo artistico contemporaneo.
Impossibile sfuggire alla componente emotiva che accompagna questa passeggiata nella memoria collettiva del nostro Paese. “L’Italia è un desiderio”, e lo è perché ancora troppo forte è in noi la voglia che tutto possa tornare a essere come nelle immagini in bianco e nero. A differenza di un’opera pittorica, la fotografia è molto più incline a suscitare la nostalgia in quanto riproduce sempre qualcosa di esistito, che dopo lo scatto non c’è più. Un sentimento tanto più profondo quanto più si attua il confronto tra un passato che vedeva nel paesaggio italiano la fusione armonica di cultura e natura e il nostro presente, caratterizzato da crisi ed emergenze che abbracciano più settori, dall’urbanismo all’ecologia.
Una foto dopo l’altra, tra sospiri e ricordi, si fa spazio la consapevolezza che la nostra visione del Paese è ancora tutta romantica, fatta di panorami, di scorci e giardini, di tonalità e sfumature, di ombre ed effetti
Quando un Museo Nazionale della Fotografia?
Se l’Italia è stata la prima al mondo ad aver posto la salvaguardia del paesaggio tra le priorità dello Stato, attraverso l’art. 9 della Costituzione, è sul fronte dell’arte fotografica che proprio non possiamo definirci dei precursori.Sebbene, infatti, la fotografia abbia ricevuto ilriconoscimento del suo statuto di bene culturale e ultimamente si trovi al centro di una rinnovata attenzione da parte delle istituzioni, manca ancora la tappa fondamentale della creazione di un Museo Nazionale.
Preziosa e necessaria, quindi, questa sinergia tra la Fondazione Alinari e il Museo di Fotografia Contemporanea, che getta le basi per una collaborazione tra due delle principali istituzioni pubbliche italiane dedicate alla conservazione, allo studio e alla divulgazione della fotografia. L’esposizione segna la volontà di attivare un dialogo stabile con l’obiettivo di fare rete su scala nazionale. La fotografia italiana si presenta infatti fortemente policentrica, costituita da strutture pubbliche e private; musei, collezioni e archivi che hanno bisogno di presentarsi come facenti parte di un sistema che, pur mantenendo la sua natura policentrica, si spera possa presto ruotare intorno a un Museo Nazionale della Fotografia.
Arianna Piccolo
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati