I racconti di vita di Dorothea Lange. La mostra a Torino
Vita agricola e campi di prigionia. Questi 200 scatti di Dorothea Lange documentano le difficoltà americane a seguito della Grande Crisi del 1929
Dorothea Lange. Racconti di vita e di lavoro è il titolo della mostra ospitata dal centro espositivo Camera di Torino. Si tratta di un’ampia rassegna composta da 200 fotografie, incentrata in particolar modo su due ricerche della grande autrice.
Uno degli ambiti più colpiti della società americana, in seguito alla grave crisi economica del 1929, fu quello agricolo. A metà degli Anni Trenta il governo statunitense incarica alcuni fotografi di documentare la situazione del Paese, nasce così il progetto di studio e testimonianza fotografica Farm Security Administration, rimasto attivo fino al 1943. Tra essi vi è Dorothea Lange (Hoboken, 1895 – San Francisco, 1965).
La mostra di Dorothea Lange a Torino
La prima parte, più ampia, della mostra è incentrata su questo gruppo di fotografie, in grado di porre in evidenza la capacità di Dorothea – che per ognuna di esse scrive lunghe didascalie di spiegazione – di entrare in un rapporto empatico con i suoi soggetti. Lange si serviva, infatti, di macchine con mirino a pozzetto, per non puntare direttamente l’obiettivo negli occhi dei suoi soggetti, cercando, così, di metterli a proprio agio.
La mostra prende il via con le immagini di alcuni dei protagonisti della missione, fra i quali Walker Evan e Ben Shahn. Le foto di Lange in mostra, ristampate per l’occasione, sono dedicate alle fasce più povere della popolazione urbana. Prosegue quindi con il grande esodo alla ricerca di una nuova fonte di sostentamento. Una foto tra le sue più note ritrae due uomini che camminano lungo una strada senza fine; al loro fianco un grande manifesto pubblicitario recita: “La prossima volta prova il treno”.
La storia americana negli scatti di Dorothea Lange
Altrettanto famosa, tra quelle in mostra, la foto della Migrant Mother, una sorta di Madonna laica: ritrae una donna di trentadue anni, i cui figli per sfamarsi vanno a caccia di uccelli e si cibano delle verdure congelate dei campi. La famiglia vive in una sorta di baracca in cui la povera donna, mentre parla con Dorothea, tiene in braccio l’ultimo nato.
La rassegna propone quindi molti personaggi immersi nel cammino della speranza e la nascita delle cooperative agricole e dei primi stanziamenti governativi per la sistemazione della popolazione nei prefabbricati.
La seconda parte della mostra, allestita nel corridoio dello spazio espositivo torinese, è dedicata al lavoro, sempre commissionato alla fotografa dal governo americano, sull’internamento nei campi di prigionia della popolazione nippo-americana in seguito all’attacco di Pearl Harbor, alla fine del 1941. Un episodio poco conosciuto della storia del XX secolo, che la mostra, curata da Walter Guadagnini e Monica Poggi e accompagnata da un catalogo edito da Dario Cimorelli Editore, contribuisce a rendere noto.
Angela Madesani
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati