Tanta fotografia ad Aosta. Da Robert Capa all’Atlante della memoria di Miriam Colognesi
L’estate del capoluogo valdostano offre un ricco programma di mostre, con un focus interessante sulla fotografia. A partire dalla retrospettiva sul fotoreporter ungherese
Aosta propone per la stagione estiva una serie di mostre di ambito fotografico. Al Centro Saint-Bénin, un’ex chiesa con pala d’altare tardo barocca, è una densa antologica, curata da Gabriel Bauret, dedicata a Robert Capa. L’opera 1932-1954.
La mostra su Robert Capa al Centro Saint-Bénin
La rassegna, accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, offre al visitatore la possibilità, attraverso le 300 foto esposte, selezionate dagli archivi dell’Agenzia Magnum Photos, di ripercorrere gli anni più complessi della storia del secolo breve.
La mostra è articolata in 9 sezioni tematiche: Fotografie degli esordi, 1932–1935; La speranza di una società più giusta, 1936; Spagna: l’impegno civile, 1936–1939; La Cina sotto il fuoco del Giappone, 1938; A fianco dei soldati americani, 1943–1945; Verso una pace ritrovata, 1944–1954; Viaggi a est, 1947–1948; Israele terra promessa, 1948–1950; Ritorno in Asia: una guerra che non è la sua, 1954.
Ungherese, Robert Capa nasce a Budapest nel 1913. Inizia il suo cammino nella fotografia molto giovane a Berlino e incarna sin da subito la figura del fotoreporter giramondo, curioso, intelligente, che riesce a leggere la storia in tutti i suoi anfratti. Robert in gioventù si trasferisce a Berlino, dove inizia la sua folgorante carriera.
Nel 1947 fonda con Henri Cartier-Bresson e David Seymour l’agenzia Magnum Photos, che esalta l’indipendenza intellettuale e lavorativa del fotoreporter. Capa parte dalla microstoria delle persone per giungere alla macrostoria, quella con la “s” maiuscola dei grandi avvenimenti. La sua forza è quella di riuscire a farci comprendere attraverso i dettagli, le sfumature, il legame tra i due imprescindibili momenti.
Muore in Indocina nel 1954, ferito da una mina anti-uomo mentre documenta la guerra al fronte. Henri Cartier-Bresson scrisse di lui: “Per me, Capa indossava l’abito di luce di un grande torero, ma non uccideva; da bravo giocatore, combatteva generosamente per se stesso e per gli altri in un turbine. La sorte ha voluto che fosse colpito all’apice della sua gloria”.
La fotografia protagonista ad Aosta
Altre due mostre propongono nel capoluogo dell’estremo nord ovest la fotografia. Una all’Hôtel des États, curata da Daria Jorioz, è dedicata alla fotografia di viaggio di Andrea Alborno. L’altra presso la Chiesa di San Lorenzo, curata sempre da Jorioz, vede protagonista Miriam Colognesi (Torino, 1968) ed è intitolata L’autre portrait. Le jeu. Le opere dell’artista torinese, che vive tra il nostro Paese e Barcellona, costituiscono una sorta di Atlante della memoria, un’interazione tra immagini, vecchi ritratti, e documenti antichi. Per alcune di esse punto di partenza è stato il manoscritto di Nicolas Claude, De universo terrarum orbe del 1662, conservato ad Aosta alla Biblioteca regionale Bruno Salvadori.
Angela Madesani
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