Essere street photographer. Intervista a Lorenzo Catena

Proseguono le interviste sulla fotografia di strada in collaborazione con Daylight School. Ne parliamo con Lorenzo Catena, autore fra i più apprezzati nel panorama fotografico nazionale ed internazionale

Il tempo e lo spazio sono da sempre concetti fondamentali nel definire l’energia che muove l’essere umano e il suo rapporto con il mondo che lo circonda.
Il tempo a sua volta è scandito dal ritmo della percezione visiva, l’interfaccia superficiale che ci permette di fluttuare in quello che noi occidentali in maniera sbrigativa riteniamo la realtà, la nostra cara soggettività della percezione. Vi è mai capitato di guardare un paesaggio, una fotografia, di ricordare un momento e pensare che tutto fosse al suo posto come se fosse un dipinto?
Nella fotografia di strada si modella la realtà con gli elementi già presenti e con gli angoli nascosti della nostra esperienza, si soggettivizza “l’oggettivo’’.
Lorenzo Catena, fra i giovani talenti fotografici italiani, ha questo dono: la calma dell’osservatore cosciente.

Street photography © Lorenzo Catena
Street photography © Lorenzo Catena

Intervista a Lorenzo Catena

Lorenzo, raccontaci un po’ di te.
Sono un fotografo e architetto romano, la mia formazione in architettura ha profondamente influenzato la mia visione e il modo in cui concepisco la fotografia. Tuttavia, mi concentro meno sugli elementi statici e architettonici e più sulle infinite possibilità che si manifestano quando le persone interagiscono con lo spazio in cui vivono. Sono recentemente rientrato in Italia dopo un periodo passato alle Samoa e dove ho lavorato a un reportage fotografico nella capitale del Paese, Apia. Inoltre, insieme a Valeria Tofanelli sono autore del libro fotografico Mareterno (eyeshot, 2021), omaggio al litorale romano, con particolare attenzione a Ostia.

Come ti avvicini alla fotografia e in particolare alla Street Photography?
Una passione subitanea, dopo aver assistito un fotografo d’architettura mentre lavorava a Bologna, nel 2016: non riuscivo a capacitarmi di come si potesse raccontare uno spazio in una maniera così emozionante. Quel giorno ho capito le potenzialità e la poetica del mezzo fotografico. Rientrato a Roma ho ripreso una mia vecchia fotocamera digitale compatta e ho cominciato a fotografare ogni giorno e il più possibile. Poi ho capito di essere affascinato più dalle persone e ho cominciato a studiare i grandi maestri della fotografia. Mi sono innamorato della fotografia di strada: tutto ciò che mi aveva ispirato ben prima di prendere una macchina fotografica, come film, letteratura, poesia, arte e architettura era sempre lì con me e inconsciamente vi attingevo.

Street photography © Lorenzo Catena
Street photography © Lorenzo Catena

Cos’è la Street photography

Cosa intendi per fotografia di strada?
È difficile definire la fotografia di strada, ognuno ha il suo punto di vista e approccio personale. Personalmente la definirei come la capacità di catturare momenti autentici e spontanei, sia nel contesto pubblico che privato, riflettendo la vita quotidiana delle persone o dei luoghi dove è possibile risalire a tracce tangibili della presenza umana. In generale cerco situazioni rilevanti e personaggi o composizioni evocative nell’ordinario e nel banale.
Recentemente sto cercando di mettere in discussione il mio rapporto con la street photography: ho perso un po’ di rigidità riguardo all’applicazione delle regole, interagisco molto con i miei soggetti soprattutto se lo scatto è ravvicinato.

Quando scatti ragioni per foto singole o in serie?
Dipende, ora mi piace pensare che le foto che scatto possano appartenere a un universo più grande e che possano entrare in dialogo con altre scattate precedentemente o che scatterò in futuro. Mi piace sviluppare una linea narrativa che aggiunga significato al singolo scatto. Ovviamente all’inizio di nuovi progetti o quando si approccia un contesto a noi estraneo è bene iniziare scattando e ragionando per foto singole: verrà da sé, se lavoriamo in quella direzione, costruire narrative più complesse e raccontare una storia in maniera consapevole, anche se noi fotografi di strada ci appoggiamo molto spesso alla casualità.

Con i social la fotografia di strada ha raggiunto una platea mai vista prima, quali sono i pro e i contro?

Penso che più la Street photography è accessibile a un pubblico ampio, più saranno le situazioni simili a quella che ho vissuto io in prima persona, esperienze di crescita personale e di espressione.
Tuttavia, bisogna essere onesti anche riguardo ai contro di questa democratizzazione digitale. Oggi, con la corsa verso i contenuti video rapidi, le foto rischiano di essere percepite come statiche e noiose. La nostra capacità di attenzione è diventata brevissima, e spesso siamo bombardati da una serie di espedienti per attirare l’utente verso il nostro lavoro. Non raramente, la foto stessa passa in secondo piano, diventando solo un pretesto per il breve video che la circonda. Per noi fotografi, la gestione dei social è diventata davvero impegnativa: chi ti segue lo fa perché è interessato effettivamente al tuo lavoro come fotografo o perché gli piace il tuo lavoro come editor e intrattenitore?

Modelli e consigli per uno street photographer

Quali fotografi hanno maggiormente ispirato il tuo lavoro fotografico?
Alex Webb è stato il fotografo che mi ha aperto le porte del mondo “street photography”. Il suo uso del colore, della luce e le sue composizioni mi hanno affascinato fin dal primo momento in cui ho sfogliato uno dei suoi libri, The Suffering of Light.
Henry Gruyaert, invece, mi ha profondamente colpito per la malinconia e il sentimento che traspare dalle sue fotografie. La sua capacità di catturare emozioni in modo così intenso è qualcosa a cui continuo a ispirarmi nella mia fotografia.Un altro fotografo che ha avuto un impatto notevole sulla mia visione artistica è Alec Soth. Sebbene il suo stile e approccio fotografico siano molto distanti dal mio, la sua influenza filosofica su di me, sia come persona che come fotografo, è stata di fondamentale importanza. Le sue opere mi hanno spinto ad approfondire la connessione umana attraverso la fotografia.Anche il cinema ha svolto un ruolo fondamentale nel mio lavoro. Tra i registi cinematografici, Sergio Leone è un’icona per me. Le sue composizioni fotografiche e la potenza dei frame nei suoi film mi hanno insegnato molto su come raccontare storie attraverso l’immagine statica.

Trovare uno stile che rispecchi il proprio messaggio fotografico è vitale, qual è la tua esperienza?
Ho imparato che la mia visione e sensibilità come fotografo sono fortemente influenzate dalle mie esperienze personali e da ciò che porto dentro a livello inconscio. La fotografia è diventata uno specchio delle mie emozioni, paure e curiosità, riflettendo chi sono come persona.Ho scoperto che spesso mi sento attratto da situazioni lontane da me, che mi spaventano o mi incuriosiscono, perché rappresentano qualcosa di estraneo e sconosciuto. Questo interesse per l’“altro” è stato un modo per aprirmi al mondo circostante.

Consigli per chi si sta avvicinando alla fotografia di strada oggi?
Consiglierei di diversificare le fonti di apprendimento, di comprare libri fotografici dei grandi maestri, iscriversi a workshop dedicati, frequentare mostre e festival, trovare altri amici fotografi con cui condividere gli scatti e alimentare questa passione.
Poi praticare il più possibile ed essere critici verso il proprio lavoro: la fotografia è una disciplina in cui l’esercizio costante è fondamentale per migliorare, più che mai lo è la street. Aiuta portare una macchina fotografica sempre con sé, per esercitare la propria sensibilità quotidianamente.
Infine, lasciarsi influenzare da diversi medium artistici. Questa apertura mentale aiuterà a differenziarsi e a sviluppare uno stile personale.

Marco Sconocchia

www.lorenzocatena.com 
www.daylightschool.com

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Marco Sconocchia

Marco Sconocchia

Marco Sconocchia è nato a Torino nel 1988 e ha studiato fotografia all’Istituto Franco Balbis. Nel 2011 si trasferisce a Londra, dove inizia a seguire storie metropolitane su droga, lottatori a mani nude, zingari irlandesi, case popolari, alcolisti nei peggiori…

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