L’architetto Paolo Portoghesi era anche fotografo. Per omaggiare Francesco Borromini

In omaggio al Maestro dell’architettura, accademico e amante dell’opera di Borromini, l’Accademia di San Luca inaugura una mostra fotografica a lui dedicata con 72 scatti da non perdere

La fotografia come strumento di verifica di nuove ipotesi percettive e come rinnovamento del linguaggio narrativo. È questo ciò che emerge dai 72 scatti del grande architetto, storico e critico dell’architettura Paolo Portoghesi (1931 – 2023), esposti all’Accademia Nazionale di San Luca

Chi era Paolo Portoghesi

La mostra di Paolo Portoghesi. Sguardo, parole, fotografie, visitabile fino al 4 novembre 2023 e posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, è curata da Francesco Cellini, Vicepresidente, e Laura Bertolacci, Vicesegretario aggiunto all’Accademia. Un omaggio al Maestro che fu Presidente dell’Accademia nel biennio 2013-2014 e che inaugurò con due mostre la prima edizione della Biennale di Architettura nel 1980, di cui fu Presidente dall’83 al ‘93.
Sin dall’età di sedici anni nacque in Portoghesi la passione per Borromini, espressa in un libro con riflessioni e fotografie, che egli portò avanti per tutta la vita.
“Si tratta di un’opera aperta, cominciata nel ’61, pubblicata nel ’66, poi ripubblicata all’età di 90 anni con l’intenzione di non inquadrare il mondo dentro una scatola. Portoghesi non aveva modelli di riferimento, usava la geometria perfetta del quadrante e cercava al suo interno il rapporto tra un elemento e l’altro”, ha spiegato Cellini. 

La relazione tra l’opera di Portoghesi e Borromini

Il libro, Paolo Portoghesi: di Francesco Borromini, è un archivio inesauribile da cui sono state scelte le fotografie in mostra. Tutte in bianco e nero, tratte da negativi, in formato 6×6, che inquadrano con prospettive inedite alcuni scorci romani: dalla chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza a San Carlo alle Quattro Fontane, da San Giovanni in Laterano alla Casa dei Filippini. E poi Sant’Agnese in Agone, Palazzo Falconieri, il Collegio di Propaganda Fide, la chiesa di Sant’Andrea delle Fratte. 
Scatti che non manifestano la necessità di una resa prettamente estetica o concettuale, ma dalle quali si respira la curiosità di uno sguardo alla perenne ricerca di punti di vista che sistematicamente destabilizzano e riconfigurano le coordinate spazio-temporali.

Paolo Portoghesi, Francesco Borromini, Chiesa di San Giovanni in Laterano, Roma
Paolo Portoghesi, Francesco Borromini, Chiesa di San Giovanni in Laterano, Roma

Le 72 fotografie in mostra

Le fotografie sono state realizzate con una Rolleiflex o con una Hasselblad, macchine che potevano essere tenute in mano, e che hanno permesso a Portoghesi – sulla scia del costruttivista Aleksandr Michajlovič Rodčenko – di abbandonare la staticità del cavalletto e il comfort borghese dell’inquadratura tradizionale. Portoghesi, quale esploratore instancabile, paladino dell’inclinazione e delle vie traverse, scavalcava ostacoli, si arrampicava anche molto in alto per cercare luoghi visuali nuovi, da cui carpire segreti, lezioni di architettura e immagini, di cui talvolta diventava protagonista. Come si evince da quei fantomatici scatti nei quali si può distinguere la sua stessa ombra.

Francesca de Paolis 

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Francesca de Paolis

Francesca de Paolis

Francesca de Paolis si è laureata in Filologia Moderna con indirizzo artistico all'Università La Sapienza di Roma proseguendo con un Corso di Formazione Avanzata sulla Curatela Museale e l'Organizzazione di Eventi presso l'Istituto Europeo di Design (IED). Ha insegnato Storia…

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