Il grande Festival di Fotografia di Torino arriva nel 2024, ma una mostra lo anticipa
La mostra – che riapre gli spazi della Biblioteca Geisser - prende il titolo da un racconto di Italo Calvino e anticipa i temi del festival Exposed che arriverà il prossimo maggio a Torino
Dopo più di tre anni di chiusura riapre finalmente al pubblico la Biblioteca Geisser di Torino. E lo fa in grande ospitando All these fleeting perfections, una mostra che si interroga sul ruolo dell’immagine oggi.
La Biblioteca Geisser di Torino
Collocata in un edificio del 1953 all’interno del Parco Michelotti, la Biblioteca Civica Alberto Geisser deve il suo nome al ricordo del banchiere e imprenditore di origini svizzere che fu non solo promotore della nascita delle biblioteche circolanti a Torino ma soprattutto fondatore, nel 1907, del Consorzio delle biblioteche. Inaugurata originariamente nel 1971, la struttura è stata temporaneamente chiusa dal febbraio 2020 fino allo scorso 28 ottobre per il completamento di lavori di rifunzionalizzazione che hanno concesso il recupero di nuovi spazi nel piano interrato. Annunciatane la riapertura in concomitanza con la presentazione di Luci d’artista, la biblioteca accoglie anche un’esposizione nata in collaborazione con Artissima ed EXPOSED. Torino Foto Festival, a cura di Domenico Quaranta.
La mostra All these fleeting perfections
Concepita come preludio a quello che dal prossimo 2 maggio 2024 sarà il nuovo Festival Internazionale di Fotografia di Torino, la mostra pone l’attenzione sull’evoluzione odierna del medium fotografico avvalendosi di un bel numero di opere provenienti da alcune delle tante gallerie presenti ad Artissima. L’esposizione prende il titolo da un’espressione contenuta nel racconto del 1955 di Italo Calvino, L’avventura di un fotografo, nel quale “tutte queste fugaci perfezioni” sono la summa dell’istintivo bisogno di documentare volta per volta la bellezza che si ritrova nel veder crescere un figlio. I lavori scelti da Quaranta, che vanno dal 1939 fino ai giorni nostri, si interfacciano proprio con questa dimensione nostalgica che, tramite le tecnologie del proprio tempo, ne attesta una certa persistenza nel presente.
Gli artisti nella mostra All these fleeting perfections
Snodandosi attraverso i tre piani della biblioteca, il percorso espositivo offre un excursus interessante su quella che è stata la sperimentazione del medium fotografico dalla prima metà del Novecento in poi: un viaggio nel quale sembrano dialogare in armonia gli scatti “privati” e quasi voyeuristici di Franco Vaccari con gli archivi effimeri e “invisibili” presenti invece nei lavori di David Horvitz e di Eva e Franco Mattes, le riflessioni sul concetto di censura ed immagine povera portate avanti da artisti quali Thomas Ruff e Thomas Hirschhorn e le evoluzioni visive dettate dalle Intelligenze Artificiali nelle opere di Anna Ridler e Matthew Attard (quest’ultimo recentemente proclamato rappresentante di Malta nella prossima Biennale di Venezia). Fra gli altri artisti presenti in mostra ricordiamo Claude Cahun, James Bridle, Mariella Bettineschi, Francesco Gennari, Leslie Thornton e Federica di Pietrantonio.
“Questa non è una mostra di fotografia”, afferma il curatore Domenico Quaranta, “quanto una mostra sulla fotografia ma probabilmente non è neanche questo. È piuttosto il tentativo di riflettere, attraverso i lavori di una serie di artisti di diverse generazioni, su quello che è stato il ruolo della fotografia nel corso del XX e del XXI secolo in termini di costruzione di un modo di vedere, di guardare la realtà, che credo ci siamo lasciati alle spalle ma che possiamo recuperare solo attraverso una forma di sguardo verso il passato”.
Valerio Veneruso
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