A Bologna il festival Foto/Industria 2023 punta sul tema del gioco
Con 12 mostre disseminate in 11 luoghi storici della città di Bologna, Fondazione MAST ha inaugurato la sesta edizione del suo festival di fotografia
In un presente così complesso e travagliato, che non sembra dare spazio alla spensieratezza, Foto/Industria 2023 ha scelto di affrontare il tema del gioco nel suo significato più ampio. Disseminate nei luoghi storici della città di Bologna, le dodici mostre – undici personali (tra cui quella del grande Andreas Gursky, di cui vi abbiamo già parlato) e una collettiva – esplorano il concetto di gioco come strumento e come risultato di produzione, come dispositivo di reinvenzione della realtà ed esercizio di fantasia. Anche l’allestimento si riconnette al tema e, come spiega il curatore Francesco Zanot, la volontà è quella di porre lo spettatore al pari delle opere, stimolando la creazione di un rapporto diretto con i lavori, come d’altronde si ha con i giochi. Infatti, non è solo l’immagine ad animare le mostre del festival biennale di fotografia organizzato dalla Fondazione MAST (che quest’anno soffia dieci candeline), ma le molte soluzioni di allestimento suggestive e d’impatto.
Foto/Industria: tra gioco, cultura e società
Il gioco è un aspetto fondamentale della nostra vita, dal carattere liberatorio e dal valore universale. Con Danielle Udogaranya (Londra, 1991) il gioco diventa un dispositivo di decostruzione e ricostruzione culturale, attraverso la celebrazione della blackness. Allontanandoci dall’occidente, ci ritroviamo nei lavori di Raed Yassin (Beirut, 1979) e di Hicham Benohoud (Marrakech, 1968), dove l’immagine – attraverso giochi simbolici – apre a nuovi scenari, dove l’identità e la memoria si intrecciano in atmosfere ambigue e bizzarre.
Epoche lontane e vicine
Nella mostra dedicata ad Olivo Barbieri (Carpi, 1954), frammenti visivi del flipper si trasformano in una sintesi dell’immaginario di un’intera generazione. Allo stesso modo, Daniel Faust (USA, 1956) ci racconta con uno sguardo analitico, antropologico e urbanistico, la capitale del gioco per eccellenza: Las Vegas. In questa stessa atmosfera ambigua, contraddittoria ma partecipativa, Ericka Beckman (Hampstead, 1951) esplora il tema del mercato immobiliare americano post-11 settembre a partire dal gioco Monopoly, offrendo uno sguardo ironicamente critico sulle dinamiche del mercato capitalistico e sul fenomeno della gentrificazione.
Ma se facciamo un passo indietro nel tempo, dimenticando il cemento o i neon delle insegne dei casinò dell’America degli anni Novanta, ci immergiamo nei luna park berlinesi di fine Ottocento, catturati dallo sguardo straordinariamente moderno del fotografo Heinrich Zille (Radeburg, 1858 – Berlino, 1929). E il gioco prosegue, nelle mostre di Linda Fregni Nagler (Stoccolma, 1976), Cecile Evans (USA, 1983) e Erik Kessels (Roermond, 1966), con incredibili declinazioni del tema, che si intrecciano e si ripropongono in chiavi inedite e dissimili.
Tra fotografia e futuri artificiali al festival Foto/Industria del MAST
Con la collettiva Automated photography, realizzata in collaborazione con l’ECAL/University of Art and Design Lausanne, si chiude la densa rassegna di mostre fotografiche di Foto/Industria 2023. Una conclusione proiettata verso il futuro, che ci lascia con interrogativi importanti. Qual è il ruolo dell’artista e della fotografia in un presente dettato da tecnologie artificiali? Riusciremo a stare al passo? Saremo capaci di reggere alla sfida? Una visita a Foto/Industria 2023 potrebbe aiutarvi a rispondere.
Marlene L. Müller
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