La realtà sociale nelle foto di Maria di Stefano a Roma
Inciampi visivi, sbarramenti, visioni personali. È questo l’approccio scelto dalla fotografa per raccontare la dura vita quotidiana di chi lotta per i propri diritti
Presentata nella galleria romana Studio Stefania Miscetti, la mostra a cura del duo Dionea – composto da Veronica He e Pia Lauro – propone le fotografie più emblematiche di Maria di Stefano. People into landscapes/landscape into people: una selezione di sedici immagini analogiche e digitali, tratte da serie scattate tra il 2015 e il 2023 in Italia e nel mondo (Tana Bru, No Human Trace, Meet Me Under Water, World Hello/Rouge, This Is Us).
Le fotografie di Maria di Stefano in mostra a Roma
In ognuna delle fotografie in mostra riemergono subito elementi tematici e stilistici ricorrenti nel lavoro di questa fotografa, nata a Roma nel 1990 e laureatasi a Parigi. I suoi studi – di tipo storico-artistico – si intuiscono nel capace equilibrio cromatico, luministico e compositivo sotteso a ogni scatto. Il paesaggio citato è interiore, psichico, minimo e talvolta nascosto da mura domestiche, la cui familiarità viene messa in questione da tagli prospettici e presenze perturbanti. Tale familiarità è dunque aperta a impreviste interpretazioni; è un paesaggio sovrapposto e trasfigurato da uno sguardo personale, che sa indagare e mutare attraverso l’esperienza del viaggio, nell’incontro con altri scenari umani, e che si rifrange e ricompone in un’esperienza soggettiva.
Questa sintesi di diversi frammenti viene restituita attraverso inciampi visivi, talvolta inganni, che non hanno lo scopo di dissimulare ma di ampliare la percezione del momento colto dall’obiettivo. Si percepiscono situazioni apparentemente paradossali e cinematografiche; sbarramenti che moltiplicano i piani e le possibilità dell’hic et nunc fotografico, convocando l’inesprimibile e inafferrabile dell’esistenza in una superficie quadrangolare.
La realtà sociale nelle opere di Maria di Stefano
In questo modo, che sembrerebbe prettamente intimistico e rarefatto, viene raccontata la realtà sociale, economica e politica della Guyana francese, fra autoritarismo e attivismo anticolonialista; la lotta per il diritto alla terra del popolo Sami, in Lapponia, contro le ripercussioni dannose del mercato e delle tecnologie moderne. E vi è spazio anche per la dimensione liminale di coloro che, figli di stranieri europei o extraeuropei in Italia o in Francia, non hanno diritto di cittadinanza fino al compimento del diciottesimo anno di età, pur essendo cresciuti in Italia. È così che uno occhio trasversale, inquieto e penetrante, diventa il modo più diretto e obiettivo di dire l’ineffabile.
Mariasole Garacci
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