Fotografare i cani. Chi è e che cosa fa un dog photograper
Se fino a qualche tempo fa a poterselo permettere erano solo gli aristocratici o i divi di Hollywood, oggi le cose sono cambiate. Si tratta di un mestiere curioso e sempre più popolare nella sua nicchia di mercato. Ne abbiamo intervistato uno in persona
Le origini della dog photography sono da ricondurre alla seconda metà dell’Ottocento, in parallelo quasi perfetto con la nascita e lo sviluppo della fotografia. Se si ripensa alla scena finale del celebre cartone animato Disney – Gli Aristogatti – un inizio così precoce è verosimile. Allora si trattava di immortalare la famiglia felina con la loro padrona aristocratica; oggi si vuole dedicare un’attenzione particolare a un nuovo membro – altrettanto particolare – della casa. E la scelta di rivolgersi a un professionista per i “non umani” è sempre più attuale e frequente. Basta constatare che, oggi, un nucleo familiare su tre possiede un cane. La probabilità di chiamare un dog photographer è dunque in netta crescita, pur rimanendo in una nicchia di mercato, nella più ampia cornice della fotografia di animali. È un settore specifico, con le sue regole, le sue tecniche, i suoi clienti e sbocchi commerciali. E i suoi professionisti. Ne abbiamo intervistato uno in esclusiva – Mattia Gorno (Varese, 1977), che ci ha raccontato tutti i segreti e le dinamiche di questo mestiere nuovo… ma non troppo.
La storia della dog photography e il mercato in Italia
Cominciamo dalle origini e dalle definizioni. Quando e come è nata la dog photography?
Gli albori della dog photography – ovvero fotografia di animali domestici specializzata in cani – risalgono addirittura a metà Ottocento, ai tempi dei grandi documentaristi di specie selvatiche come William Fox Talbot. Intorno agli anni ‘60, grazie all’evoluzione dei mezzi e delle tecniche, alcuni fotografi cominciarono a proporre veri e propri servizi per animali domestici. Un mercato molto di nicchia, ma sopravvissuto nei periodi successivi, che è diventato popolare anche tra i divi di Hollywood. Ci sono diversi scatti che ritraggono attori e attrici (tra cui Marilyn Monroe) con accanto qualche bizzarro animale. Cani talvolta, ma non esclusivamente. La nascita vera e propria della dog photography si avrà solo negli Anni Ottanta – Novanta del XX secolo, grazie anche al diffondersi dei suoi utilizzi pubblicitari.
E oggi? Quali sono gli utilizzi e le richieste in questo particolare mercato fotografico?
Oggi la dog photography viene in gran parte – e sempre più – richiesta a scopi commerciali e promozionali: pubblicità di prodotti per animali, ma anche spot di altro genere. Mi è capitato ad esempio di fare più volte servizi per marchi di abbigliamento e accessori per cani. Accanto c’è l’editoria, con le riviste specializzate, come Quattro Zampe e Pet Family (per cui mi capita di curare la copertina). Un altro sbocco di mercato molto fiorente sono le competizioni canine, dal lancio del disco all’agility. E non mancano gli altri eventi e concorsi che vi orbitano attorno. Le gare, in particolare, sono un ottimo terreno creativo per un fotografo del mio genere, in quanto si prestano bene per un’ampia gamma di inquadrature: scene in movimento, primissimi piani, e scatti delle cerimonie di premiazione. In queste occasioni, è facilissimo trovare padroni e clienti intenzionati ad acquistare una fotografia ricordo della partecipazione. Infine, non possono mancare i servizi ai privati. Considerando il numero di famiglie che hanno un cane, la richiesta di immortalare in modo adeguato il proprio animale domestico è sempre più elevata. Soprattutto vista la difficoltà di mettere in posa e a fuoco certi soggetti. Fare il dog photographer richiede una certa tecnica e una strumentazione adeguata.
Il lavoro e le tecniche del dog photographer in Italia
Parliamo dunque di tecnica. Quali sono le dinamiche dietro a uno dei tuoi servizi fotografici?
Il primo step è fare conoscenza del cane, capire l’elemento che più attira la sua attenzione, e costruire tutta la dinamica del servizio attorno a quello. La forma dello shooting varia caso per caso: a volte servono i biscotti, a volte invece c’è bisogno di avvalersi di palline e giocattoli. A fare la differenza è anche il livello di addestramento dell’animale. Molti cuccioli domestici non rispondono neppure ai comandi più basilari; farli mettere in posa può essere un’impresa. Per altri più abituati, invece, l’obbedienza è quasi automatica.
Quanto dura un servizio fotografico per un cane domestico, in media?
Difficilmente dura per più di una o due ore. Solo nei casi più difficili (molto rari) mi è capitato di dover tornare il giorno successivo per completare il lavoro. Quando parlo di “un’ora” non intendo che per tutto questo tempo si continui a scattare con il cane in posa. L’animale si stanca molto in fretta: più di cinque minuti consecutivi di scatto è molto difficile che li regga. Di solito alterno brevi periodi di foto, con una pausa per il gioco.
Vista la particolarità del soggetto, c’è bisogno di un’attrezzatura, di assistenti, o di una macchina fotografica particolari? Assistenti al momento non ne ho (me la cavo da solo), ma mi avvalgo se necessario del supporto di centri e associazioni cinofile, o di altri operatori del settore come Creative Lab e Arena4Zampe. In materia di macchine fotografiche, dopo anni di fedeltà alle Nikon, sono passato a Sony Alpha 9. Mi ci trovo benissimo in quanto è in grado di adattarsi a tutte le situazioni. Ora che non devo più preoccuparmi della risposta della camera – ha prestazioni autonome elevatissime – posso concentrarmi totalmente sugli aspetti creativi e compositivi dello scatto.
Sfogliando gli scatti pubblicati sui tuoi canali, si nota una costruzione della scena molto curata e artistica. Ti occupi tu di tutto ciò che “precede” lo scatto?
Assolutamente sì. Costruisco tutto il set in modo autonomo, sia quando scatto in esterno, sia all’interno di ambienti domestici. Cerco sempre di andare oltre la semplice foto documentaristica: fotografare un cane, per me, significa anche ritrarre la relazione che intercorre tra uomo e animale. Qualche volta mi reco a fare il servizio direttamente a casa del cliente, ma in genere mi appoggio a centri cinofili che conosco bene, e con cui collaboro da anni. Centro Discoli, No Ordinary Family, Dog City, Latin Border, FD Center e FunFrame. Tutti spazi ormai di fiducia, su cui posso contare per garantire sicurezza e controllo durante il lavoro.
Per concludere, c’è una razza di cani particolarmente “fotogenica”, o con cui si lavora molto bene?
Domanda spinosa. Se rispondessi scatenerei in ogni caso i commenti dei padroni (sempre molto agguerriti) dei cani di altre razze! Una cosa, però, la posso dire: tra tutti, i Border Collie sono molto collaborativi. Hanno un’ottima attitudine a imparare e fare quello che si richiede loro. Al di là di ciò, non c’è cane migliore di altri; tutto dipende dal capire come gestirli e catturarne l’attenzione.
Emma Sedini
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