La fotografia, l’amore, la guerra: Robert Capa e Gerda Taro in mostra a Torino
Un percorso al Centro Italiano per la Fotografia racconta, con 120 fotografie, uno dei momenti cruciali della storia della fotografia del XX Secolo. E c’entra qualcosa San Valentino
Sembra celebrare il San Valentino martire, il decapitato patrono degli innamorati, la mostra-evento da Camera – Centro Italiano per la Fotografia di Torino che punta il focus su due numi tutelari della fotografia del Novecento: Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l’amore, la guerra. Il percorso tra eros e thanatos di via delle Rosine, aperto dal 14 febbraio al 2 giugno e curato da Walter Guadagnini e Monica Poggi, racconta infatti con circa 120 scatti uno dei momenti cruciali della storia della fotografia del secolo scorso: il rapporto professionale e affettivo tra i due autori, bruscamente interrottosi con la morte della fotografa durante la guerra civile spagnola.
La storia di Robert Capa e Gerda Taro
Dopo le personali dedicate a Dorothea Lange e André Kertész, il Centro Italiano per la Fotografia si concentra sulla vicenda della coppia di artisti, al secolo Gerta Pohorylle e Endre Friedmann. Tedesca una, ungherese l’altro, i due si incontrarono a Parigi nel 1934, stringendo nei cafè del Quartiere Latino un sodalizio artistico e sentimentale che li portò a impegnarsi tra lotta politica e fotografia. Per trovare committenze in una Parigi invasa da intellettuali e artisti da tutta Europa, Gerda (che diventa Taro) si inventa il personaggio di Robert Capa, famoso fotografo americano da poco arrivato nel continente: è l’alter ego con cui Endre – già francesizzato André – si identificherà fino alla morte.
Robert Capa e Gerda Taro in Spagna
Il 1936 è l’anno della svolta. In agosto i due vanno in Spagna per documentare la guerra civile, scattando di lì a breve alcune delle foto più iconiche delle proprie carriere: il leggendario scatto del Miliziano colpito a morte, Capa, e la miliziana in addestramento, con pistola puntata e tacchi, Taro. I due testimoniano gli scontri ufficiali e la vita quotidiana dei combattenti, e i loro scatti vengono pubblicati sui maggiori giornali del tempo: Vu, Regards, Life. La coppia – che spesso firma con un’unica sigla, senza distinzioni – tocca ufficialmente la fama. Tra il 1936 e il 1937 i due si spostano tra Parigi e la Spagna, seguendo tumulti politici e convegni, dagli scioperi nella capitale francese e le elezioni del ’37 (con la vittoria del Fronte Popolare) fino al Convegno Internazionale degli Scrittori Antifascisti a Valencia, dove Taro immortala André Malraux, Ilya Ehrenburg, Tristan Tzara, Anna Seghers. La vita della fotografa si interrompe poco dopo: durante la battaglia di Brunete (24 luglio del 1937) venne involontariamente investita da un carro armato. A lei sarà dedicato il volume che Capa – poi co-fondatore dell’agenzia Magnum – darà alla luce l’anno successivo, Death in the Making. Molti degli scatti contenuti in questa epica raccolta sono oggi in mostra, con una chicca: la riproduzione di provini dalla celebre “valigia messicana” (ritrovata nel 2007 dopo quasi 70 anni), con 4.500 negativi scattati in Spagna dai due insieme all’amico David “Chim” Seymour.
Giulia Giaume
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