L’esodo, la paura e il coraggio nelle fotografie di Sebastião Salgado. La mostra a Ravenna
Il fotoreporter brasiliano presenta 180 fotografie a Ravenna raccontando la condizione dei migranti nel mondo e inserendosi nell'ambito del Festival delle Culture, in programma fino al 20 luglio 2024
Era il 1993 quando Sebastião Salgado (Aimorés, 1944) partì per un viaggio, fisico ed esistenziale, alla scoperta delle migrazioni. Un’esperienza grazie alla quale il fotoreporter ha approfondito le dinamiche e le condizioni in cui riversano i profughi in quattro continenti tra partenze, approdi e campi per rifugiati. Da quegli anni la mappa del mondo è cambiata, ma l’esodo da parte di alcune popolazioni (e/o minoranze) è rimasta una costante su cui ancora oggi è necessario riflettere. Nasce così Exodus – Un’umanità in cammino, negli spazi del Mar di Ravenna, a cura di Léila Wanick Salgado, moglie del fotografo.
Sebastião Salgado al Mar di Ravenna
Il progetto espositivo (al pubblico fino al 2 giugno 2024) si compone di oltre 180 scatti, suddivisi in quattro sezioni a carattere geo – politico, quali: Migranti e profughi: l’istinto di sopravvivenza, La tragedia africana: un continente alla deriva, L’America latina: esodo rurale, disordine urbano e Asia: il nuovo volto urbano del mondo, a cui si aggiunge una sala interamente dedicata ai ritratti di bambini. La mostra è anche accompagnata da workshop, conferenze e da un percorso laboratoriale rivolto alle scuole e alle famiglie, improntato sulla conoscenza e l’approfondimento di concetti fondamentali legati ai diritti umani, affinché venga stimolata una partecipazione orientata alla promozione e alla difesa della dignità delle persone.
Parola alla curatrice Léila Wanick Salgado
“Quasi tutto ciò che accade sulla Terra è in qualche modo collegato”, spiega la curatrice Lélia Wanick Salgado. “Siamo tutti colpiti dal crescente divario tra ricchi e poveri, dalla crescita demografica, dalla meccanizzazione dell’agricoltura, dalla distruzione dell’ambiente, dal fanatismo sfruttato a fini politici. Le persone strappate dalle loro case sono solo le vittime più visibili di un processo globale. Le fotografie che qui presentiamo catturano i momenti tragici, drammatici ed eroici di singoli individui. Eppure, tutte insieme, ci raccontano anche la storia del nostro tempo. Non offrono risposte, ma al contrario pongono una domanda: nel nostro cammino verso il futuro non stiamo forse lasciando indietro gran parte del genere umano?”
Valentina Muzi
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