Gli scatti d’architettura di Carlo Valsecchi ora in un libro e in una mostra a Milano
A Palazzo Morando una mostra illustra al pubblico alcuni degli scatti più affascinanti realizzati dal fotografo, chiamato a interpretare gli edifici dello studio d’architettura di Antonio Citterio e Patricia Viel
Una mostra di grande eleganza che non lascia nulla al caso, unita a un imponente volume che documenta e dà origine al progetto. Scorci di città internazionali si confondono fra Oriente e Occidente, così come le luci naturali con quelle artificiali delle strade e degli interni, dove i riflessi sono la vera presenza fisica.
L’impressione apparente è di armonia, raggiunta attraverso le geometrie e le magistrali inquadrature dove le linee di fuga e i cannocchiali prospettici svelano un enorme lavoro di studio preventivo. La dialettica fra natura e artificio non è conflittuale, con accostamento di materiali inorganici e organici come un corpo unico. I formati grandi, stampati site-specific, propongono allo spettatore la stessa esperienza fisica di immersione urbana che ha vissuto l’autore, come in un’installazione.
Parliamo dell’esposizione a Palazzo Morando di Milano dell’artista e fotografo Carlo Valsecchi, che nasce come complemento del più ambizioso progetto di libro fotografico ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel as seen by Carlo Valsecchi edito da Silvana Editoriale.
Il progetto editoriale di Carlo Valsecchi e ACPV ARCHITECTS
Sono trascorsi dodici anni prima che questo importante compendio editoriale vedesse la luce. Un libro per raccontare la vicenda professionale dal 2000 al 2020 dello Studio architettonico, strutturato in una prima parte con la selezione di foto fra l’Italia, la Germania e Taiwan di Valsecchi, e la seconda parte con le storie dei progetti, in veste di “diario di bordo” dei progettisti stessi di ACPV ARCHITECTS.
Carlo Valsecchi, che ha viaggiato per l’occasione fra Milano, Amburgo e Taichung, imposta la sua ricerca intorno alla triade luce-spazio-tempo, presto tramutando l’invito di Citterio-Viel in una ricerca più articolata, dove la trasfigurazione delle architetture, grazie all’obiettivo, diventa una iper-narrazione, una ricerca più che antropologica, fenomenologica.
Si rintracciano anche elementi di estetica metafisica nella marginalità dell’umano, quasi insetto sulla carta fotografica, e all’opposto, negli ambienti immobili, vuoti, capaci di evocare inquietudine, senza un tempo definito.
Non si tratta di una visione celebrativa, ma di quella scomposta in sfaccettati piani attraverso un prisma. È una ricerca sulla contemporaneità, sulla trasformazione dei luoghi che l’umano mette in atto, tramite gli edifici in cui vive. Non esiste un centro, ma polarizzazioni variegate, dove le architetture di Citterio-Viel “stanno naturalmente”, senza forzature o atti muscolari, con approccio mimetico, come sottolinea Francesco Zanot nel suo saggio: “Quando Valsecchi fotografa da lontano le architetture di ACPV sta cogliendo la loro natura anti-monumentale. […] Sono architetture relazionali rappresentate (appunto) in relazione al contesto in cui si trovano”.
La mostra di Carlo Valsecchi a Palazzo Morando a Milano
La mostra è il naturale esito del libro. Costruita in dialogo con il Palazzo Morando, lavora sui dispositivi prospettici e rimandi fra le architetture delle foto e l’architettura ospitante. La sensazione è quella di essere di fronte a portali spazio-temporali: “Qui dove andiamo?”. Un tempo indefinito, passato e futuro insieme, come sottolinea ancora Zanot: “Ogni fotografia costituisce un punto di incontro tra passato e presente. È un fatto ontologico. […] In queste immagini il rapporto con la storia si arricchisce di un ulteriore tassello. […] soprattutto per l’evidenza del fatto che il progetto del nuovo sia avvenuto sulla base dello studio di ciò che è avvenuto prima. […] Proprio come in fotografia, il passato non si cancella, ma viene ogni volta ri-visto nel presente”.
Valsecchi riesce ad evocare la storia nella sua continuità che pulsa negli apparenti vuoti delle città del mondo, perchè come sottolinea Patricia Viel nell’introduzione di libro e mostra: “L’architettura esiste nel momento – una questione di spazio, sentimenti ed emozioni. Richiede di essere vissuta in prima persona“.
Neve Mazzoleni
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