Rencontres d’Arles 2024. Anticipazioni dal festival di fotografia tra i più importanti del mondo

Da 55 anni Arles, nel pieno dell’estate provenzale, riunisce fotografi, artisti e curatori organizzando mostre, talk, book fair, workshop, letture portfolio e tavole rotonde nel segno della fotografia, approfondita in tutte le sue declinazioni. Ecco cosa non perdere in questa edizione

Tremori e tumulti, spiriti, tracce, letture e riletture parallele” costituiscono le nuove prospettive alla base dell’edizione 2024 dei Rencontres d’Arles, la cui 55esima edizione si tiene dal primo luglio al 29 settembre sotto la direzione di Christoph Wiesner. Così fotografi, artisti e curatori “rivelano le loro visioni e storie, non ultima quella della nostra umanità, di volta in volta contrastata, in infinita ridefinizione, resiliente, ma anche visionaria. Ai margini o al centro, le narrazioni conducono a percorsi divergenti e molteplici, tutti provenienti dalle faglie di una superficie porosa: si intrecciano, si sovrappongono e si scambiano”, racconta Wiesner. E questa pluralità porta ad altrettanti itinerari da seguire, dalla prima retrospettiva mondiale della fotografa documentarista e ritrattista americana Mary Ellen Mark alla mostra che documenta l’importanza delle fotografe giapponesi a partire dagli Anni ’50, dai focus sulla fotografia digitale e interattiva a performance e installazioni site-specific.

Mary Ellen Mark. Feminist demonstration, New York City, 1970. Courtesy of The Mary Ellen Mark Foundation Howard Greenberg Gallery
Mary Ellen Mark. Feminist demonstration, New York City, 1970. Courtesy of The Mary Ellen Mark Foundation Howard Greenberg Gallery

Rencontres d’Arles 2024. La prima retrospettiva mondiale di Mary Ellen Mark

È co-organizzata dalla C/O Berlin Foundation e dalla Mary Ellen Mark Foundation la retrospettiva di Mary Ellen Mark (Philadelphia, 1940 – New York, 2015), presentata al primo piano dell’Espace Van Gogh. Durante la sua vita, Mark ha concentrato lo sguardo su individui molto diversi tra loro, dalle celebrità agli emarginati della società, trattandoli con empatia tanto da stringerci veri e propri rapporti d’amicizia: “Quello che cerco di fare è realizzare fotografie che siano universalmente comprese… Che oltrepassino i confini culturali. Voglio che le mie fotografie riguardino le emozioni e i sentimenti fondamentali che tutti proviamo“, diceva del suo lavoro. I racconti di Mary Ellen Mark sono spesso stati commissionati inizialmente da note riviste come Life, Vogue, Rolling Stone, The New Yorker e Vanity Fair, per poi evolversi in progetti personali. Dalle donne dell’Oregon State Hospital ai bambini di strada a Seattle, alle prostitute di Mumbaid e alle famiglie circensi itineranti in India, “oltre alle sue fotografie più iconiche, rari materiali d’archivio come i provini, appunti personali e lettere ufficiale forniscono per la prima volta uno sguardo ampio sulla genesi di queste serie”, raccontano le curatrici Sophia Greiff e Melissa Harris.

Kawauchi Rinko. Untitled, the eyes, the ears series, 2002-2004. Courtesy of the artist Aperture
Kawauchi Rinko. Untitled, the eyes, the ears series, 2002-2004. Courtesy of the artist Aperture

Rencontres d’Arles 2024. La mostra “I’m so happy you are here” e le fotografe giapponesi

Sono Hara Mikiko, Hiromix, Ishikawa Mao, Ishiuchi Miyako, Katayama Mari, Kawauchi Rinko, Komatsu Hiroko, Kon Michiko, Nagashima Yurie, Narahashi Asako, Ninagawa Mika, Nishimura Tamiko, Noguchi Rika, Nomura Sakiko, Okabe Momo, Okanoue Toshiko, Onodera Yuki, Sawada Tomoko, Shiga Lieko, Sugiura Kunié, Tawada Yuki, Tokiwa Toyoko, Ushioda Tokuko, Watanabe Hitomi, Yamazawa Eiko e Yanagi Miwa le protagoniste della mostra I’m so happy you are here che, al Palais de l’Archevêché offre una nuova prospettiva sulla fotografia giapponese focalizzandosi sulle opere realizzate da donne: “Negli ultimi dieci anni, il mondo della fotografia ha compiuto un notevole sforzo per colmare le lacune della sua storiografia. La ricerca e il recupero del lavoro delle donne, compreso questo, serve come testimonianza dell’azione liberatoria dell’autorappresentazione e dell’espressione di sé, e all’importanza della fotografia come un mezzo per esprimere e condividere la propria storia: essere ascoltati ed essere visti”, raccontano le curatrici Lesley A. Martin, Takeuchi Mariko e Pauline Vermare. Con un focus che va dagli Anni ’50 a oggi, l’esposizione presenta oltre venticinque artiste di diverse generazioni, alcune celebri, altre senza riconoscimenti particolari che raccontano la vita quotidiana giapponese, criticandola e reinterpretandola, fornendo una molteplicità di prospettive sul Giappone e sulla fotografia giapponese. 

Rencontres d’Arles 2024. La mostra “In heaven and hell” tra teatro, performance e fotografia

Alla chiesa Saint Blaise, Vimala Pons e Nhu Xuan Hua presentanoIn heaven and hell, una mostra ibrida in cui, tra teatro, performance e fotografia, gli artisti raccontano di un perpetuo movimento in un fragile equilibrio: “Ogni personaggio fotografato è stato ispirato da un’eroina reale o immaginaria. Dalla cultura pop allo sport, al mito, passando per le attrici del grande e piccolo schermo, queste figure ci hanno sostenuto e aiutato a inventare noi stessi. Figure piedistallo, ognuna delle quali sostiene la propria allegoria, convivendo con un oggetto dal valore simbolico. Oggi un mazzo di fiori può pesare più di una montagna di mobili impilati”, spiegano gli artisti che giocano l’esposizione sul legame corpo-azione/donna-corpo.

Caterina Angelucci

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Caterina Angelucci

Caterina Angelucci

Caterina Angelucci (Urbino, 1995). Laureata in Lettere Moderne con specializzazione magistrale in Archeologia e Storia dell’arte presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dal 2018 al 2023 si è occupata per ArtsLife di contenuti e approfondimenti per la sezione…

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