Poesia del paesaggio e spiritualità dell’umano. Le foto di Giovanni Chiaramonte in mostra a Milano
Il fotografo, che con la sua opera ha contribuito radicalmente alla ridefinizione dell’immagine del paesaggio e della veduta urbana, è celebrato a un anno dalla scomparsa al Museo Diocesano
Un’esplorazione globale e spirituale, fisica e interiore, che si sviluppa lungo i punti chiave della storia e dell’identità occidentale a partire dall’Italia, e dalla sua stratificazione fisica e culturale. È un po’ la storia del nostro sguardo la grande mostra milanese di Giovanni Chiaramonte (Varese 1948 – Milano 2023), unanimemente considerato uno dei più grandi maestri della fotografia italiana, in programma dal 16 novembre 2024 al 9 febbraio 2025 al Museo Diocesano.
Chi era il fotografo Giovanni Chiaramonte
Radicata la propria visione nella tradizione teologica ed estetica di von Balthasar e della Chiesa d’Oriente (tra Evdokimov, Clément e Tarkovskij), Chiaramonte cominciò a fotografare alla fine degli Anni Sessanta, passando presto dalla forma figurativa a quella astratta e informale, mutuando elementi dalla Pop Art e dell’Arte Concettuale. Tema principale della sua opera è sempre rimasta, in oltre mezzo secolo di carriera, il rapporto tra luogo e destino nella civiltà occidentale, che analizza tra viaggi e letture. Fondatore e direttore di collane di fotografia per Jaca Book, Federico Motta Editore, S.E.I., Edizioni della Meridiana e Ultreya, Chiaramonte ha insegnato Storia e Teoria della Fotografia allo IULM, alla Facoltà di Architettura di Palermo e al Master di “Forma”, ricevendo dopo 20 anni di collaborazioni con riviste e istituzioni di primo piano la Laurea honoris causa in Architettura dall’Università di Palermo. Premio Friuli-Venezia Giulia per la Fotografia nel 2006, ha anche partecipato all’Expo di Shangai 2010 con il progetto Nascosto in prospettiva.
Gli scatti di Giovanni Chiaramonte in mostra a Milano
Chiaramonte, che con la sua opera ha contribuito radicalmente alla ridefinizione dell’immagine del paesaggio e della veduta urbana, è qui celebrato a un anno esatto dalla sua scomparsa con una rassegna intitolata Realismo infinito, curata da Corrado Benigni con il sostegno di Fondazione Banca Popolare di Milano e Fondazione Fiera Milano. Sulle tracce dell’artista varesino, i visitatori potranno seguirne le tracce in un pellegrinaggio che tocca Atene e Roma, passa da Berlino e arriva fino al Bosforo e a Gerusalemme, in un percorso di 40 immagini. Tre le sezioni della mostra – Italia, Europe, Americas -, che ripercorrono oltre due decenni della sua ricerca, dal 1980 ai primi 2000, e si focalizzano ora sul fotografare e sulla natura dell’oggetto rappresentato, ora sull’atto stesso del vedere.
La fotografia come arte spirituale nella visione di Giovanni Chiaramonte
Sopra ogni cosa, la fotografia di Chiaramonte resta a ogni sua latitudine un’indagine del profondamente umano. “La sua arte, da sempre legata a un’esplorazione esistenziale e spirituale, è un ‘testo’ stratificato che narra il lungo e difficile cammino dentro le immagini per costruire un discorso che va oltre la dimensione del racconto del mondo, rivelando piuttosto i fondamenti del vedere umano…”, spiega il curatore Benigni nel testo che accompagna la mostra, suggellata dagli scatti commissionati all’artista per l’Evangeliario Ambrosiano del 2011 e affiancata da incontri di approfondimento, visite guidate e laboratori didattici. Un necessario ausilio, questi, per districare la complessità di un fotografo che ha avuto in Italia pochi eguali: “Chiaramonte sa bene che non c’è nessuna armonia nel mondo, nessuna totalità, nessuna compiutezza. La sua non è una fotografia consolatoria”, spiega Benigni. “L’ultima resistenza – sembra suggerirci – è solo quella dell’immagine che mostrando le cose le fa esistere in una luce nuova, come fa la parola nominandole”.
Giulia Giaume
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