Il fascino del sonno negli scatti dell’artista Elena Ovecina a Milano
Corpi maschili e femminili, nudi e sensuali, poggiati su divani e materassi. Sono le opere inedite di questa fotografa russa, che affascinano e inquietano chiunque se le trovi davanti
La galleria Giampaolo Abbondio di Milano presenta l’opera dell’artista russa Elena Ovecina (Rostov-na-Donu, 1986). Una serie di scatti potenti e affascinanti, che – nel loro cogliere giovani corpi immersi nel sonno – trasmettono turbamenti e contemporanea vulnerabilità.
La dimensione onirica nella mostra di Elena Ovecina a Milano
Con questa mostra milanese – dal titolo Special Dreams – Elena Ovecina investiga la dimensione onirica, offrendo una serie di lavori in cui i soggetti, giovani ragazzi, sono colti nel loro placido languore. Proprio quando il corpo è totalmente rilassato ed essi appaiono vulnerabili e sospesi in un tempo dilatato che stenta a fluire.
Da un lato, lo stato di sonno offre rifugio. Offre un riparo in cui chiudersi, come ci si trovasse in un bozzo sospeso in un limbo, dove persistere immobili e fuggire dalla realtà. Dall’altro però, con esso la psiche è preda dei turbamenti che si sprigionano quando l’inconscio fa palpitare le nostre insicurezze e gli enigmi che non trovano soluzione nel reale.
Le opere di Elena Ovecina da Giampaolo Abbondio a Milano
Nelle fotografie protagoniste dell’esposizione milanese curata da Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci, la fotografa di origine russa, declina tutte le sensazioni appena descritte. Così facendo, offre allo spettatore un immaginario che evoca un dolce stato di quiete. Quiete, che talvolta coincide con un senso di rassegnazione, abulia e bisogno di protezione.
In ciascuno scatto, il respiro si fa profondo e i soggetti giacciono in uno stato di placida sospensione, quasi fossero paralizzati e incapaci di reagire. L’artista riprende volti e corpi maschili dall’aspetto acerbo ed efebico, calibrando perfettamente le composizioni tramite un uso sapiente della luce, che si concentra sui soggetti. I toni scelti per le ambientazioni – i materassi, le lenzuola, i divani – si accompagnano cromaticamente, senza creare attrito con i soggetti. Vengono così tinteggiate queste fragili creature, come fossero in cerca di riparo, che persistono in questa condizione onirica in cui il mondo esterno cessa di avere importanza.
Rebecca Delmenico
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