A Bologna si riscopre il mito della fotografia italiana femminista di Tina Modotti
Un’artista ribelle, determinata, che diede voce al senso di libertà di molte donne e molti uomini della sua epoca. Dalle umili origini, fino alla fine della carriera di fotografia e all’attivismo che le fece girare il mondo. Questa è la storia raccontata nella mostra bolognese
Artista, attivista politica, musa, moglie, amante, queste sono alcune delle caratteristiche racchiuse in Tina Modotti (Udine, 1896 – Città del Messico, 1942). Una donna anticonformista che ha affascinato e continua a farlo uomini e donne, quale rappresentante di quel senso di libertà tanto ricercata da ognuno di noi. Ha lasciato in eredità un’arte vera, pura, sincera dove la fotografia va oltre la ricerca estetica, fuori dalle regole imposte dal mercato dell’arte. Le sue immagini ci mostrano ciò che lei stessa vedeva e sentiva, senza censure o volgarità.
Per questo autunno 2024, le sale di Palazzo Pallavicini a Bologna aprono le porte a una mostra dedicata a questa artista straordinaria, esponente di spicco della fotografia e dell’attivismo politico della prima metà del Novecento.
Il percorso espositivo su Tina Modotti a Palazzo Pallavicini a Bologna
L’esposizione, a cura di Francesca Bogliolo, ripercorre la vita di questa donna rivoluzionaria, che riuscì a coniugare l’amore per l’arte a quello dell’attivismo politico.
Il percorso è articolato in sei sezioni, nelle quali si può conoscere l’artista attraverso le sue opere. Emerge una figura indipendente nelle scelte politiche e artistiche, che ci mostra uno spaccato di società autentica, ardente, indomita. Si percepisce anche il bisogno di Modotti di rivendicare il suo diritto e la sua urgenza nell’intervenire sulle vicende del mondo.
Le origini e la giovinezza di Tina Modotti nella mostra a Bologna
La mostra delinea in primo luogo una breve storia artistico-culturale della protagonista. Nella prima sala, a colpire sono i ritratti della madre, figura che sembra predominare nella sua opera, come in Assunta Mondini, madre di Tina. La delicatezza dell’immagine è funzionale alla volontà di coinvolgere lo spettatore nei risvolti psicologici che la correlano alla figlia.
La personalità esplosiva di Tina Modotti, si evince sin dall’adolescenza. Appena diciassettenne emigra in solitudine negli Stati Uniti, dove conosce il poeta Roubaix de l’Aubrey Richey, detto Robo, grazie al quale incontra artisti e intellettuali dell’epoca. Dolcissima e intima è l’immagine fotografica dei due presente in mostra: Tina e Robo che dipingono Batik, fotografati in un momento di spensieratezza e immortalati in uno squarcio temporale nel quale li troviamo intenti nel loro lavoro, in solitudine ma comunque uniti.
Il successo della fotografa Tina Modotti raccontato nella mostra a Bologna
Proseguendo lungo il percorso espositivo, troviamo il contributo di Tina Modotti al mondo del cinema. Nel 1920 si trova a Hollywood, ove recita in The Tiger’s Coat, per la regia di Roy Clement, in cui interpreta il ruolo di Maria de La Guardia, una mistificatrice messicana che si appropria dell’identità di una donna defunta. Le immagini presentate denotano ancora di più il suo carattere e il suo modo di essere determinato.
L’incontro, nel 1922, con Frida Kahlo sembra un percorso già scritto nella vita dell’artista. Diventano ben presto amiche e amanti grazie alla loro passione par l’arte e il loro impegno politico.
Sorprendente è anche la foto del volto di Julio Mella, catturata dopo la sua morte. Nel settembre 1928, Tina diventa compagna di questo giovane rivoluzionario cubano, con cui vive un amore profondo. Il loro legame dura pochi mesi, poiché la sera del 10 gennaio 1929, egli viene assassinato dai sicari del dittatore di Cuba, Gerardo Machado, proprio mentre stava rincasando con lei. Dopo l’assassinio, Modotti viene arrestata e interrogata dalle autorità messicane come sospettata. L’immagine esposta è carica di amore. Mella appare addormentato in un sonno profondo, il tempo sembra sospeso, i segni della morte scompaiono davanti la macchina fotografica, donandogli così una sorta di immortalità visiva.
I popoli messicani nelle fotografie di Tina Modotti a Bologna
La potenza totalizzante delle istantanee delle donne di Tehuantepec, presenti lungo il percorso, avvolge e produce una sorta di totale ammirazione.
Tehuantepec è un comune messicano situato nella parte sud-orientale dello stato messicano di Oaxaca, città famosa per le sue donne ed i loro abiti tradizionali. Ha inoltre una reputazione di società matriarcale, dove erano sempre state loro a gestire la vita economica della comunità. Il costume tradizionale simboleggia forza e indipendenza; venne indossato spesso anche da Frida Kahlo, che ne riconosceva i valori che esso rappresentava.
Gli scatti effettuati di Modotti mettono in luce la dignità e la forza di queste donne, sottolineandone gli sguardi fieri e disarmanti. Anche i bambini Aztechi immortalati dall’artista sono intrisi da questa medesima forza espressiva. A colpire è l’immagine di una fanciulla – il suo sguardo è una freccia scagliata verso lo spettatore – che cattura, facendoci sobbalzare per la straordinaria profondità che emana.
Giada Fanelli
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